La vita di Andrès Laguna, medico umanista celebre per la prima (e mirabile) traduzione in spagnolo di Dioscoride, è caratterizzata da un continuo errare per le contrade d'Europa. A vent'anni, dalla nativa Spagna va a studiare a Parigi (una scelta forse obbligata per un converso nato da padri ebrei); poi lo troviamo a Londra, Gand, Ratisbona, Metz, Colonia, e, per molti anni in Italia, tra Bologna, Roma e Venezia. A quella Europa umanista e cristiana che sentiva come la sua vera madre dedicò anche un'accorata orazione che è allo stesso tempo un compianto e un invito alla pace, in un continente dilaniato dalle guerre e dagli scontri religiosi. Laguna condivideva l'anacronistico sogno di Carlo V di una monarchia universale; e quando capì che non era possibile, lui che per tutta la vita aveva scritto in latino, decise di servirsi della lingua di Castiglia per la sua edizione di Dioscoride, una delle più importanti della prima stagione del Rinascimento. E la dedicò al suo nuovo sovrano, il principe Filippo che di lì a poco sarebbe passato alla storia come Felipe II. Compianto per l'Europa che tormenta se stessa La sera del 22 gennaio 1543, all'Università di Colonia va in scena una commovente e mesta cerimonia. Nell'aula magna rivestita di drappi neri, illuminata da nere candele, avanza un uomo in cappa e cappuccio neri. E' il medico e umanista spagnolo Andrès Laguna. Invitato dall'arcivescovo della città a tenere una lezione magistrale, ha voluto questo apparato funebre per dare più forza alla sua orazione Europa heutentimorumene, "L'Europa che tormenta sé stessa". Di fronte a un attonito pubblico di notabili, presta la sua voce a un'Europa dilaniata da interminabili guerre intestine e invita alla pace e alla concordia in nome della comune identità europea e cristiana. Il discorso di Laguna è uno dei primi in cui viene espressa un'idea di Europa intesa non come spazio geografico ma come entità politica e culturale con radici comuni, che per l'umanista cristiano Laguna sono l'antichità greco-latina e la religione cristiana. Questa visione umanista dell'Europa, che egli riprendeva da Erasmo e dallo spagnolo Juan Luis Vives, per il medico spagnolo era anche una concreta esperienza di vita. Nato a Segovia probabilmente nei primi anni del Cinquecento in una famiglia di ebrei convertiti, dopo aver iniziato gli studi in patria, poiché l'Inquisizione vietava ai conversos di conseguire la laurea nelle Università spagnole, era andato a studiare medicina a Parigi. Nella capitale francese, forse al momento l'ambiente più fecondo d'Europa, Laguna aveva incontrato grandi maestri, come Jacques Dubois (Jacobus Sylvius) e Jean Ruel, ed era diventato un tipico uomo universale del Rinascimento: medico, anatomista, botanico, filosofo, cultore delle lingue classiche, filologo e traduttore. Dopo un breve ritorno in patria e un viaggio in Inghilterra, si era spostato nelle Fiandre dove era entrato al servizio di Carlo V. Carlo era il suo sovrano (oltre che imperatore e duca delle Fiandre era anche re di Spagna), ma soprattutto in lui Laguna vedeva il nuovo Carlo Magno, colui che avrebbe ristabilito la monarchia universale e riunito la cristianità divisa, guidandola alla lotta contro i nemici esterni (in primo luogo l'Impero Ottomano), secondo l'ideologia imperiale formulata dal cancelliere dell'Impero, il cardinale umanista Mercurino Arborio di Gattinaria. La realtà era ben diversa; alle interminabili guerre tra Carlo V e Francesco I, che non aveva esitato ad allearsi con il sultano turco, si aggiungevano la frattura religiosa tra cattolici e protestanti, con il suo seguito di scontri sempre più sanguinosi. Lotte in cui Laguna si trovò coinvolto in prima persona quando l'imperatore lo inviò come ambasciatore a Metz, nel 1540. La città era la capitale del ducato di Lorena, di lingua francese, ma formalmente parte dell'Impero, una zona di confine in cui le idee riformate avevano incontrato largo seguito. Medico e anatomista già celebre, Laguna fu invitato ad assumere l'incarico di medico cittadino e rimase nella città lorenese per cinque anni, allontanandosi solo per venire a Colonia in occasione del celebre discorso. In Lorena, Laguna come medico affrontò la battaglia contro la peste e come agente imperiale cercò di combattere la diffusione del protestantesimo; i suoi rapporti con il duca di Lorena, la cui politica oscillava tra la fedeltà all'imperatore e l'avvicinamento alla Francia, si fecero tesi fino al punto di rottura; nel 1545, quando venne richiesta la sua consulenza in un processo di stregoneria contro due anziani accusati di aver causato una grave infermità al duca, dimostrò con un esperimento empirico l'infondatezza delle accuse; il suo parere non piacque né ai giudici (i malcapitati furono condannati) né al duca stesso, e poco dopo Laguna lasciò la città. La tappa successiva fu l'Italia. Il medico umanista incominciava forse a capire che quella dell'Impero universale era un'ideologia anacronistica, e che era giunta l'ora delle monarchie nazionali. L'Italia era per lui la patria dell'Umanesimo, dove avrebbe trovato manoscritti da studiare, colleghi con cui discutere, tipografie all'avanguardia; ma era anche uno dei più importanti domini della monarchia spagnola. La prima tappa fu Bologna, dove ottenne la laurea magistrale in medicina che ancora gli mancava. Visse poi soprattutto a Roma, dove fece parte dell'entourage dell'influente cardinale Francisco de Mendoza y Bobadilla, che lo introdusse presso i papi Paolo III e Giulio III, di cui divenne medico personale. Frequentò anche Napoli, nelle cui campagne raccolse piante officinali, e fu più volte a Venezia e a Padova. Fu forse il desiderio di seguire da vicino le vicende che portarono all'abdicazione di Carlo V che nel 1554 lo spinsero a lasciare l'Italia per le Fiandre, dove nel 1555, come vedremo meglio tra poco, pubblicò la sua celebre tradizione di Dioscoride, dedicata a quel principe Filippo d'Asburgo che presto sarebbe diventato il re di Spagna Filippo II. Seguendo il suo nuovo sovrano tornò infine in Spagna nel 1557, morendo però poco dopo, alla fine del 1559. Una sintesi della sua vita errabonda nella sezione biografie. Filologia e pratica medica Nella storia della botanica, Laguna (che fu anche prolifico autore di opere mediche, ma soprattutto di edizioni e di traduzioni di testi antichi, tra cui una influente epitome dell'opera omnia di Galeno) conta soprattutto per la mirabile traduzione di Dioscoride, Pedacio Dioscorides Anazabareo. Acerca de la materia medicinal y de los venenos mortiferos (1555). L'interesse di Laguna per l'opera di Dioscoride risale agli anni parigini, quando come abbiamo visto egli fu discepolo di Jean Ruel, autore di una importante traduzione in latino di Materia medica; un interesse che sicuramente lo accompagnò in tutte le sue peregrinazioni, e fu probabilmente anche una delle ragioni che lo spinsero a trasferirsi in Italia, dove erano usciti sia l'editio princeps del testo greco pubblicata da Manuzio (1499) sia i commentari di Mattioli (la prima edizione è del 1544). Anche se è possibile che avesse cominciato a lavorarvi da tempo, la traduzione prese corpo proprio negli anni italiani; e nella nuova atmosfera politica, significativamente Laguna decise che non sarebbe stata in latino, ma in spagnolo (o meglio, in castigliano): era una scelta politica, un contributo al progresso scientifico di quella che, ormai gli era chiaro, era e sarebbe rimasta la sua unica patria. Simbolicamente, la data di pubblicazione (1555) coincide con l'anno di abdicazione di Carlo V, ovvero con la presa d'atto da parte del vecchio imperatore del fallimento del suo progetto politico. Nella sua edizione di Dioscoride Laguna seppe unire allo scrupolo filologico e alla perfetta padronanza delle lingue classica la sua ampia esperienza di medico e di studioso dell'anatomia e delle piante medicinali. Come testo di partenza si basò sulla traduzione latina del suo maestro Ruel, ma la collazionò, oltre che con l'edizione aldina, con tutti i manoscritti che poté consultare, rilevando e correggendo circa 100 errori; la sua traduzione, chiara e precisa, è accompagnata da un ricco apparato di note in cui trasfuse il sapere che aveva accumulato in una vita divisa tra l'interpretazione dei testi antichi, la pratica medica e lo studio dal vivo della natura; sappiamo dal suo stesso racconto che erborizzava, visitava giardini, scambiava esemplari con altri naturalisti, creando anche una piccola collezione di oggetti naturali che portò con sé nei suoi spostamenti; soprattutto interrogava ogni possibile categoria di informatori sulla provenienza e gli effetti dei semplici: medici, mercanti, viaggiatori, addirittura donne di vita. E ciò che apprendeva, lo metteva alla prova sui suoi pazienti, convinto com'era che nulla potesse essere affermato con certezza se non era stato verificato sperimentalmente. Per gli studiosi di oggi, il suo Dioscoride è dunque una miniera di informazioni sulle tecniche mediche, la botanica applicata e la farmacologia del Cinquecento. Entro il XVIII secolo, in Spagna il Dioscoride di Laguna raggiunse 22 edizioni, un testo così popolare da meritare una citazione nel Don Chisciotte di Cervantes; sulle sue pagine si formarono i medici iberici che avrebbero studiato le piante del Nuovo Mondo (una realtà ancora quasi ignorata da Laguna, se non per poche piante viste per lo più come succedaneo più economico delle rare o perdute piante degli antichi). Veramente figlio del Rinascimento per lo scrupolo filologico e l'adozione di una prassi basata sulla verifica sperimentale, Laguna è invece piuttosto tradizionale per l'impostazione generale, ancora fedele alla teoria degli umori di Galeno. Un falso ibisco che arriva da lontano Particolarmente attento all'identificazione delle specie citate da Disocoride (per identificale correttamente aveva persino pensato di recarsi nell'impero ottomano, impresa da cui fu distolto dagli amici veneziani), Laguna descrisse anche per la prima volta alcune piante orientali che aveva potuto conoscere attraverso i suoi informatori. E' il caso di una Malvacea presente anche in Nord Africa, oggi Abelmoscus ficulneus, che nel 1786 Cavanilles chiamò in suo onore Laguna aculeata; il genere Laguna è oggi considerato sinonimo di Hibiscus. Ugualmente non valido è Lagunea, creato nel 1790 da Loureiro e riformulato come Lagunaea da Agardh, oggi sinonimo di Persicaria. Memore della proposta di Cavanilles, nel 1824 de Candolle denominò Lagunaria una sezione del genere Hibiscus; cinque anni dopo Reichenbach la elevava a genere. Lagunaria (DC) Rchb. è piccolo genere della famiglia Malvaceae, che comprende due specie native dell'Australia, Lagunaria patersonia, un albero endemico delle isole di Lord Howe e Norfolk e della costa del Queensland, e L. queenslandica, endemica del medesimo stato dell'Australia orientale. Abbastanza coltivato anche da noi in zone a clima mite, L. patersonia (spesso commercializzata con la grafia errata L. patersonii) è un bellissimo sempreverde con chioma piramidale e foglie verde oliva, che in estate si ammanta di grandi fiori rosa-lilla a stella. La colonna staminale prominente e i cinque petali ricurvi possono ricordare Hibiscus rosa sinensis, ma le foglie, intere, ovate, coriacee sono completamente diverse. Molto simile è l'altra specie, a lungo considerata una sottospecie con il nome L. patersonia susbp. bracteata, che si distingue per gli organi sessuali ancora più prominenti con nettari esterni al fiore e un diverso habitat: vive lungo i corsi d'acqua e nelle insenature costiere, mentre l'altra specie è tipica della foresta pluviale. Quale informazione in più nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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