Il bello della ricerca è che spesso riserva sorprese. Tutti crediamo di sapere che la Robinia si chiama così in onore del giardiniere del re di Francia Jean Robin che primo la piantò in Europa, e a testimoniarlo c'è anche il matusalemme degli alberi parigini. Ma a scavare, a interrogare le fonti, si scopre che, forse, non è andata proprio così. Jean Robin, un giardiniere intraprendente Lungo la rive gauche della Senna, proprio di fronte a Notre Dame, Square Viviani è una piccola oasi verde che si vanta di ospitare l'albero più vecchio di Parigi: è un'acacia, o meglio una Robinia pseudoacacia. Secondo la tradizione, l'avrebbe piantata qui nel 1602 Jean Robin, farmacista e erborista del re Enrico IV. Il venerabile esemplare, per quanto imponente (30 m d'altezza, 3,5 m di diametro), è alquanto acciaccato: per permettergli di rimanere ancora in piedi, cemento è stato colato nelle fessure del tronco, a sua volta sostenuto da tre pilastri sempre di cemento, dove si arrampica un'edera che deve periodicamente essere rimossa affinché non soffochi il fragile quattro volte centenario. Ma chi era Jean Robin e come gli è giunta questa pianta americana (la Robinia pseudoacacia è originaria degli Appalachi, nell'America settentrionale) a cui avrebbe per sempre legato il suo nome? Iniziamo dalla prima domanda. Farmacista, con una discreta formazione (scrisse in latino la maggior parte delle sue opere, in cui dimostra una buona conoscenza delle acquisizioni della botanica del tempo; Pitton de Tournefort lo riteneva il miglior conoscitore delle piante della sua epoca), Jean Robin intorno al 1586 fu nominato "arborista e erborista" del re Enrico III, incarico che gli sarebbe stato confermato dai successori Enrico IV e Luigi XIII. Nel 1597 la facoltà di medicina gli affidò la cura del piccolo orto annesso all'école de medicine di rue de la Bucherie, creato già nei primi anni del secolo, dove si coltivavano i semplici da "dimostrare" ai futuri medici. Non si trattava di un vero orto botanico, ma di un semplice horticulus (simile a quello creato da Rondelet nel cortile della facoltà di medicina di Montpellier) con non più di duecento specie. Il curatore, oltre a occuparsi della gestione dell'orto, impartiva anche lezioni di botanica pratica e erboristeria ai futuri medici. Per quanto prestigiosi, non erano tuttavia gli incarichi di "botanico del re e curatore del giardino della celeberrima scuola di medicina", ad arricchire l'intraprendente Robin che, stimolato dalla moda dei fiori esotici introdotta a corte dalla regina Maria de' Medici, negli stessi anni creò un giardino privato sulla punta occidentale dell'Ile de la Cité, dove coltivava piante esotiche di cui si procurava i semi e i bulbi attraverso una vasta rete di contatti, che includevano tra l'altro John Tradescant il vecchio, Mathias de l'Obel e Carolus Clusius. Suo stretto collaboratore fu il figlio Vespasien che tra fine Cinquecento e inizio Seicento viaggiò moltissimo per raccogliere piante e rinsaldare la rete di fornitori; fu in Inghilterra, nelle Fiandre, in Germania, in Italia, in Spagna e visitò addirittura alcune isole al largo della Guinea portoghese. Che cosa coltivasse Jean Robin nel suo giardino lo sappiamo grazie al Catalogus stirpium tam indigenarum quam exoticarum quæ Lutetiæ coluntur (1601), "Catalogo delle specie sia indigene sia esotiche che si coltivano a Parigi", in cui si elencano le 1300 specie che vi crescevano. Tra di esse quella che riscuoteva maggiore successo era la tuberosa (Polyantes tuberosa) che era appena stata introdotta dal Messico ed era ancora estremamente costosa; un contemporaneo accusò Robin di essere così geloso dei suoi bulbi più esclusivi da distruggerli piuttosto che donarli agli amici. Guy Pantin, il mordace decano della facoltà di medicina di Parigi, rincarò la dose soprannominandolo "Eunuco delle Esperidi", ovvero feroce guardiano del suo harem vegetale. Forse una critica un po' esagerata, se pensiamo che il giardino - vicinissimo al Louvre e a Notre Dame - era aperto ai visitatori, era frequentato sia dalle dame di corte sia dagli studiosi che i due Robin accompagnavano lungo i viali, mostrando le specie più interessanti e dissertando sulle loro proprietà. Uno splendido florilegio Per promuovere la sua impresa commerciale, nel 1608 Jean Robin si associò con Pierre Vallet (o Valet), "ricamatore del re", un grande pittore botanico e incisore che lavorava per la corte disegnando modelli floreali da ricamare: la moda degli abiti con ricami di fiori esotici, lanciata da Maria de' Medici, furoreggiava tra le dame di corte. Il frutto della loro collaborazione fu lo spettacolare florilegio Le jardin du Roy très chréstien Henry IV. Preceduto da un pomposo frontespizio, che ritrae l'ingresso di un giardino alla francese, con ordinate aiuole e serre (immagine ideale o reale riproduzione del giardino di Robin?), fiancheggiato dalle statue dei numi tutelari Clusius e l'Obel, comprende una sessantina di splendide tavole in cui Vallet ha ritratto dal vero piante da fiore spesso esotiche e assai ornamentali, coltivate nel giardino di Robin o nei giardini del Louvre; particolarmente notevoli le bulbose, tra cui anche alcune specie africane. I brevi testi e la dedica alla regina, in latino, si devono a Jean Robin. Lo scopo della squisita opera era duplice: fornire modelli destinati ai ricamatori e far conoscere alcune specie recentemente importate da Vespasien dalla Spagna e dalla Guinea. L'opera ottenne abbastanza successo da indurre gli autori a pubblicarne una seconda edizione accresciuta nel 1626, con il titolo Le jardin du Roy tres chrestien, Loys XIII. Alla morte di Jean Robin (1629), i suoi incarichi passarono al figlio Vespasien che era stato da lui formato e che, come abbiamo visto, da tempo era il suo principale collaboratore. Insieme nel 1624 avevano pubblicato la seconda edizione del catalogo del loro giardino, Enchiridion isagogicum ad facilem notitiam Stirpium tam indigenarum quam exoticarum quæ coluntur in horto D.D. Joan. & Vespasiani Robin, dove le piante elencate sono ben 1800. Ma intanto anche a Parigi, per la tenace volontà di Guy de La Brosse, stava per nascere un vero orto botanico. Istituito con patente reale nel 1626, il Jardin du Roi (il futuro Jardin des Plantes) nasce nel 1635 e viene inaugurato nel 1640. Vespasien Robin, che ormai ha una cinquantina di anni ed è un botanico di grande preparazione ed esperienza, viene nominato sottodimostratore del giardino; di fatto, sarà il braccio destro e il principale collaboratore di de La Brosse fino alla morte (1662). Anche le sue piante traslocano nel nuovo giardino, tanto più che l'area in cui era sorto il vecchio giardino di Jean Robin era stata nel frattempo inglobata in place Dauphine. Qualche notizia in più sui due Robin nella sezione biografie. Nella gallery alcune immagini tratte da Le jardin du roy très chréstien Henry IV. Le tavole furono stampate in bianco e nero, ma Vallet allegò le indicazioni dei colori; ci sono pervenute alcune copie con le immagini successivamente colorate a mano. Il mistero si infittisce: chi ha introdotto davvero la Robinia? Ma torniamo alla Robinia di Square Viviani. La targa apposta dalla Municipalità di Parigi informa che fu piantata da Jean Robin nel 1602. Altri parlano invece del 1601. Secondo la versione più nota, nel 1601 Jean Robin avrebbe ricevuto alcuni semi della pianta dal corrispondente inglese John Tradescant il vecchio (come si è visto in questo post, il figlio del giardiniere inglese visitò l'America settentrionale e ne riportò molte piante); sarebbe riuscito a farne germinare alcuni e ne avrebbe piantato un esemplare nel suo giardino dell'Ile de la Cité. Improbabile in effetti che l'Eunuco delle Esperidi avesse trapiantato il primo, preziosissimo esemplare, nel giardino della scuola di medicina; dunque quello di Square Viviani sarebbe un secondo esemplare, piantato/trapiantato l'anno dopo (dal punto di visto topografico i conti tornano: rue de la Bucherie sbocca in square Viviani). Ma, con buona pace dei parigini, non è finita qui. La Robinia (che all'epoca veniva chiamata Acacia) non è menzionata né nel Catalogo del suo giardino pubblicato da Robin padre nel 1601, né in Histoire des plantes nouvellement trouvées en l'isle de Virginie et autres lieux scritta da Robin figlio nel 1620, né nella seconda edizione del catalogo del 1626. La prima opera francese a menzionarla (con il nome Acacia americana Robini, l'acacia americana di Robin) è Plantarum canadensium historia del 1635, del botanico Jacques Philippe Cornuti, allievo di Jean e amico di Vespasien. L'anno prima, 1634, la pianta è invece citata da John Tradescant nel catalogo del suo giardino; nel Theatrum botanicum di Parkinson del 1640 si dice che nel giardino di Tradescant ce n'era un grande esemplare (quindi doveva essere stato piantato da qualche anno). Un'altra data sicura è il 1636, anno in cui Vespasien Robin trapiantò una Robinia nel Jardin des Plantes (l'esemplare non esiste più, ma ancora sopravvivono piante ricavate dai suoi polloni). Dunque, la Robinia di Square Viviani non è il primo esemplare mai seminato in Europa, non è nato né né nel 1601 né nel 1602, ma in una data imprecisata tra il 1626 e il 1636, seminato da Jean oppure da Vespasien (più probabilmente da quest'ultimo); con qualche anno di meno, continua a conservare il primato di pianta più vecchia di Parigi e presumibilmente di più antica Robinia pseudoacacia d'Europa ancora in vita (in effetti, la sua longevità è del tutto eccezionale: si tratta di alberi che in genere non superano i sessant'anni). Probabilmente la data tradizionale è un falso, dovuto a motivi nazionalistici. Ma nazionalismo per nazionalismo, è bene ricordare che la presenza della Robinia è attestata all'orto padovano proprio nel 1602 (prima o dopo Tradescant? mistero!). Nel 1738 Linneo visitò Parigi e anche a lui, come a ogni turista che si rispetti, fu presentata la famosa pianta. Prendendo per buona la sua storia e avendo riconosciuto che apparteneva a un genere diverso dall'Acacia, in Species plantarum (1753) la ribattezzò Robinia pseudoacacia, in onore dei due Robin, Jean e Vespasien. Robinia (famiglia Fabaceae, un tempo Leguminose) è un genere esclusivamente nord americano, dal Canada al Messico settentrionale. Il numero delle specie è discusso (da 4 a 10); la più nota è proprio R. pseudoacacia che, dai tempi dei Tradescant e dei Robin, ha fatto in tempo a naturalizzarsi in Europa, diventando la specie esotica più diffusa in Italia, apprezzata per il legname resistente e duraturo, gli splendidi fiori dolcemente profumati e l'abbondante produzione di nettare, da cui le api ricavano il rinomato miele d'acacia. E' tuttavia anche una specie invasiva che, grazie alla rapidità di crescita dei polloni, compete vittoriosamente con le specie autoctone, creando boschi con poche specie e scarso sottobosco. Coltivata invece nei giardini, nei viali e nelle piazze cittadine, non desta problemi e offre anche numerose cultivar che ne allargano le potenzialità ornamentali. Altre informazioni nella scheda, dove si parla anche delle sue sorelline meno note ma estremamente interessanti.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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