Un botanico che vive in provincia può competere con i suoi contemporanei per preparazione e erudizione, ma non ha né le occasioni né le conoscenza giuste per vedere pubblicare la sua opera, che spesso è condannata a rimanere allo stadio di manoscritto, quasi una curiosità preservata in una biblioteca locale. A ricordarlo solo qualche erudito, anch'egli legato al piccolo luogo. Insomma, un botanico endemico! Ne è un esempio il farmacista di Grenoble Pierre Bérard. A ricordarlo, non poteva che essere un endemismo, l'intrigante Berardia. Pierre Bérard, chi era costui? Con il nome endemismo ci si riferisce a una specie animale o vegetale limitata a un ambiente geografico circoscritto, per l'estremo adattamento a tale ambiente o per la presenza di barriere naturali, geografiche che ne impediscono l'espansione. Proporrei di estendere il concetto ai botanici. Con l'espressione "botanico endemico" mi riferisco a botanici che sono nati e vissuti in un luogo di cui hanno studiato la flora; scelte personali o circostanze avverse, biografiche culturali storiche, li hanno mantenuti relegati per sempre nella loro piccola patria. In questo senso, il piemontese Carlo Allioni potrebbe rientrare nella categoria: nato e vissuto a Torino, ha dedicato il suo lavoro scientifico principalmente alla flora piemontese; ma d'altro canto l'amicizia con Linneo, l'appartenenza alle maggiori accademie scientifiche del tempo, la risonanza europea delle sue opere, ne fanno una figura di rilevanza europea. Un esempio molto più calzante è quello di Pierre Bérard, maestro farmacista di Grenoble vissuto nella prima metà del Seicento. Nel corso della sua lunga vita, affiancò all'attività professionale approfonditi studi botanici, condotti attraverso sia lo studio della letteratura scientifica del tempo, sia l'esplorazione del territorio, grazie alla quale individuò e descrisse molte specie fino ad allora ignorate. Fu anche in corrispondenza con molti botanici del suo tempo (francesi, ma anche spagnoli, italiani, tedeschi). Come altri botanici contemporanei, ebbe l'ambizione di scrivere una grande opera che raccogliesse tutte le specie descritte nei grandi repertori - primo fra tutti il Pinax di Gaspard Bauhin - integrandole con nuove acquisizioni; fu così che mise insieme un manoscritto di sette volumi in folio, contenenti 6000 piante, concluso nel 1653 con il titolo Theatrum botanicum. Non sappiamo in seguito a quali circostanze, l'opera non venne pubblicata. Possiamo però ipotizzare che diversi elementi abbiano contribuito all'endemismo del povero Bérard: la stampa di un'opera di tali dimensioni era costosissima ed evidentemente all'autore mancavano i mezzi, la forza (all'epoca aveva già superata i settant'anni), i contatti giusti; non era sostenuto da un'Università (un farmacista era considerato un semplice artigiano), da un'Accademia, dal potente di turno. Almeno a livello locale, non fu dimenticato del tutto: qualche anno dopo la sua morte Guy Alliard (1635-1716, storico endemico?), autore del Dictionnaire historique, chronologique, géographique, généalogique, héraldique, juridique, politique et botanographique du Dauphiné ricavò dal Theatrum botanicum le voci dedicate alla flora del Delfinato, grazie alla collaborazione del figlio di Pierre, Jacques Bérard, priore a Serres. D'altra parte anche l'opera di Alliard venne pubblicata solo nella seconda metà dell'Ottocento. Nel 1780 il manoscritto del Theatrum botanicum fu acquistato dalla Biblioteca di Grenoble e rimase inedito. Nella sezione biografie le poche notizie su Pierre Bérard che sono riuscita a rintracciare. Per un botanico della provincia, una pianta di qui A sottrarre almeno un poco Bérard all'oblio totale fu un altro botanico quasi endemico, Dominique Villars (1745-1814), grande esperto della flora del Delfinato, che affiancava alle spedizioni botaniche le ricerche nei polverosi scaffali delle biblioteche; fu folgorato dall'opera di Bérard, tanto da scrivere nella prefazione della sua Histoire des plantes de Dauphiné (1786-89): "Quest'opera era senza dubbio la più completa della sua epoca, ed è una grande sfortuna per i botanici in generale e per questa provincia [cioè il Delfinato] in particolare che non sia stato stampato. Sarebbe stata di maggior valore della Historia Plantarum di Jean Bauhin, di quella di Lione [non sono riuscita a identificare quest'opera], del teatro di Parkinson, persino della storia delle piante di Ray, anche se sono arrivate molto dopo di lui". Propose così di dedicare a Bérard una pianta alpina, Arctium lanuginosum Lam., di cui era stato recentemente riconosciuta l'appartenenza a un genere distinto: "Ho dato il nome di Berardia a questa pianta allo scopo di conservare ai posteri il nome di un sapiente botanico di Grenoble che l'aveva bene conosciuta e le cui opere non sono state stampate... Lasciamo l'omaggio di questo nome a un botanico della provincia". Da quel momento, Bérardia subacaulis (Asteraceae), un endemismo che vive nei macereti calcarei delle Alpi Occidentali (Delfinato, Alpi Marittime, Alpi Cozie), si è assunta il compito di ricordare il suo altrimenti dimenticato dedicatario. E lo fa benissimo, lei che è così tenace da vivere in condizioni proibitive ed è così antica che, secondo il botanico tedesco H. Merxmuller, è contemporanea del sollevamento che ha dato origine alle Alpi. Gli approfondimenti nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
September 2024
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