Quando a un genere o a una specie vengono assegnati due o più nomi da botanici diversi, vale la legge della priorità: buona la prima! Ma qualche volta stabilire quale nome sia arrivato primo non è facile. Per decidere se un genere di splendide Asclepiadaceae deve chiamarsi Sperlingia o Hoya sarebbe occorso il fotofinish. Ma alla fine fu Hoya, preservando il ricordo del buon giardiniere Thomas Hoy, mentre al povero Sperling è rimasta l'onta di una morte ignominiosa. Atto primo: Copenhagen, 1804-1818 Nella lunga storia della botanica, capita abbastanza di frequente che due o più studiosi studino, descrivano e assegnino indipendentemente un diverso nome alla stessa pianta. E' per questo motivo che, accanto al nome ufficialmente riconosciuto, alcune specie siano identificate anche da uno o più sinonimi, comunque interessanti da un punto di vista storico. Ma ovviamente il nome scientificamente valido deve essere uno solo e per decidere qual è occorrono precise regole. Così nel 1867, organizzato da Alphonse Pyrame de Candolle, figlio del celebre tassonimista Augustin, si riunisce a Parigi il primo Congresso botanico internazionale, con lo scopo di individuare regole condivise; lo scopo è raggiunto con la pubblicazione delle Lois de la nomenclature botanique, redatte dallo stesso de Candolle. Nel caso di due denominazioni in conflitto, valide sotto ogni altro aspetto, vige la regola della priorità: il nome valido è quello che è stato pubblicato per primo in un testo a stampa o almeno divulgato in un'istituzione botanica i cui atti siano accessibili agli studiosi. Stabilire la priorità non è sempre semplice. Ad esempio, nel caso del genere che siamo abituati a chiamare Hoya ci troviamo di fronte a un piccolo giallo. E' certo che il primo nome assegnatogli non è Hoya, ma Sperlingia. Ad attribuirglielo fu Martin Vahl, allievo di Linneo: membro della Società di storia naturale (Naturhistorische-Selskabet) di Copenhagen, poco prima di morire nel 1804 aveva consegnato diversi articoli, tra cui quello in cui descriveva alcune specie di Sperlingia e ne stabiliva il nome, all'amico Niels Tonder-Lund che stava curando la pubblicazione del 6° volume del Bollettino della società. Sono gli anni delle guerre napoleoniche, la Società si dissolve con la morte di Vahl e la pubblicazione va a rilento: Tonder-Lund, funzionario governativo (per un periodo fu anche capo della polizia danese), ha mille incombenze; infine perisce in un naufragio mentre si sta recando a Christiania (oggi Oslo). Soltanto nel 1810 la rivista è pronta per la pubblicazione; lo zoologo Jens Rathke vi premette una prefazione con un lungo necrologio di Tonder-Lund, in cui alcuni passaggi contengono critiche al botanico Erik Viborg (rivale storico di Vahl, cui aveva "soffiato" la prima cattedra di botanica danese). Viborg chiede che i passi incriminati siano tagliati; tra un tira e molla e l'altro, finalmente la rivista, con l'articolo di Rathke epurato, esce nel 1818. Dalla morte dell'autore, sono passati 14 anni. Atto secondo: Londra, 1810 Nel frattempo, nel marzo del 1810 a Londra, l'attivissimo Robert Brown (tutti lo ricordiamo come scopritore del "moto browniano") pubblica il suo fondamentale Prodromus Florae Novae Hollandiae et Insulae Van Diemen, la prima descrizione sistematica della flora australiana. Nel volume, fra l'altro, distacca dalla famiglia delle Apocynaceae la nuova famiglia delle Asclepiadaceae e assegna al nuovo genere Hoya (che corrisponde alla Sperlingia di Vahl) alcune specie da lui individuate nel suo viaggio australiano intorno al 1802. Vuole così onorare un amico, come lui membro della Linnean Society, Thomas Hoy, capogiardiniere di Syon House "i cui meriti come coltivatore intelligente e di successo sono da tempo noti a tutti i botanici del paese". Ecco che la nostra pianta è diventata ufficialmente Hoya. Ma... in effetti c'è un ma. Nella Biblioteca botanica di Copenhagen si trova una copia, l'unica finora conosciuta, del sesto volume del Bollettino della società di storia naturale con la prefazione di Rathke non censurata; data di pubblicazione: 1810. Insomma, il nome legittimo potrebbe essere Sperlingia, anche se finora nessuno è riuscito a scoprire quante copie siano state stampate e esattamente in quale giorno. D'altra parte, alla fine del 1809 Brown aveva letto una memoria sulle Asclepiadaceae alla Linnean Society, dove già compariva Hoya. Con dati tanto incerti e visto che il nome Hoya è quello universalmente usato, la maggioranza dei botanici tende a considerarlo quello valido. Tanto più che il dedicatario di Sperlingia, il medico e botanico Otto Sperling (1602-81) è una figura maledetta, che finì i suoi giorni in carcere per alto tradimento, anche se probabilmente la sua unica colpa fu di essere intimo del cancelliere Ulfeldt (che di alto tradimento sia era macchiato veramente). Peccato per me: sarebbe stato più appassionante raccontare la sua vita, anziché la scarna biografia dell'ottimo e onesto giardiniere Thomas Hoy. E, come magra consolazione, la denominazione Sperlingia è stata assegnata a una delle sezioni del genere Hoya. Una tropicale con una foresta di sinonimi A guadagnarci naturalmente è lei, la bellissima Hoya R. Brown (= Sperlingia Vahl), cui la sorte e i pasticci dei curatori delle riviste di botanica hanno assegnato un nome breve ed eufonico. Il genere è originario del Sud est asiatico e dell'Australia; molto adattabile, vive in una varietà di habitat, che vanno dalle foreste pluviali alle pendici dell'Himalaya alle zone semidesertiche dell'Australia. Accanto alle rampicanti, che sono quelle a noi più familiari, contiene anche arbusti e ricadenti epifitiche. Appartiene alla sottofamiglia delle Asclepiadoideae (che con buona pace di Brown, i genetisti hanno declassato a sottofamiglia delle Apocynaceae). Le più note sono indubbiamente le rampicanti H. lanceolata subsp. bella e H. carnosa, ma oggi grazie a coltivatori ed appassionati altre specie incominciano ad essere reperibili anche da noi. Tuttavia, dato che si tratta di introduzioni recenti - dopo il 1990 - provenienti per lo più da habitat non del tutto esplorati delle foreste pluviali del sudest asiatico, il numero esatto delle specie non è noto; d'altra parte, spesso ogni introduttore assegna un proprio nome, creando una foresta di sinonimi che rendono la classificazione ancora più complicata. Ad esempio, la stessa specie può essere chiamata da diversi venditori H. gracilis, H. davidcummingammi, H. angustifolia. Del resto, niente da stupirsi, con una storia simile alle spalle! Come sempre, approfondimenti nella scheda.
2 Comments
Alberto Bramati
1/1/2016 05:44:38 pm
Sono contento per il Sig. Hoy mio lontano collega! tifero' sempre per lui....
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cimbalaria
2/1/2016 08:41:36 pm
Evviva sempre i giardinieri!
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
October 2024
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