Le storie della botanica riservano continue sorprese. Nel periodo ancora eroico di inizio Ottocento poteva capitare che un giovane botanico, partito da Ginevra e dal lago Lemano, finisse la sua vita nel fiume San Fernando in Messico. Non senza avere cacciato, nel frattempo, orsi e bisonti insieme ai temibili indiani Comanche ed essere diventato consulente militare di un futuro presidente, grazie alla sua conoscenza ineguagliabile del territorio e ai suoi studi pionieristici sulle tribù indiane stanziate lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico. Questo fu il destino di Jean Louis Berlandier, allievo di de Candolle, trasformatosi per una serie di circostanze in un vero botanico della frontiera. E' giustamente endemico dell'area che esplorò il genere Berlandiera, la cui specie più nota, con il suo profumo di cioccolato, è perfetta per un ginevrino, anche se preferì dichiararsi prima francese, poi messicano. Incidenti di frontiera Nel 1821, al momento dell'indipendenza, faceva parte del territorio messicano anche il Texas, un'area tanto vasta quanto spopolata; i coloni non erano più di 3500, concentrati a San Antono e La Bahia. Per incoraggiare il popolamento, nel 1824 il governo messicano emanò la Ley General de Colonisation, che concedeva una terra a qualsiasi capo famiglia disposto a trasferirsi in Texas, quale che ne fosse la nazionalità, la religione, lo status di immigrazione. A rispondere all'appello furono sì messicani e spagnoli, nonché qualche altro europeo, ma soprattutto statunitensi. Bastarono pochi anni perché la crescente penetrazione di cittadini statunitensi, presto organizzata da imprenditori senza scrupoli, destasse la preoccupazione del governo messicano, tanto più che i confini stessi tra i due stati non erano ben definiti e si faceva sentire un'altra ingombrante presenza: quella dei nativi, in particolare i temibili Comanche. Questi ultimi, grazie alle superiori capacità militari ma anche all'abilità nel gestire i commerci a lunga distanza, avevano imposto il loro controllo sulle altre tribù; nei confronti dei coloni, alternavano l'approccio diplomatico con veri e propri attacchi, imposizione di tributi, sequestri di persona e saccheggi. Vista la scarsa presenza dell'esercito messicano, debole numericamente e privo di fondi, i coloni rivendicavano il diritto di creare proprie milizie di autodifesa contro gli attacchi indiani. Un altro motivo d'attrito con i coloni statunitensi era il possesso di schiavi, proibito o almeno ostacolato in Messico. Nel 1826, un impresario statunitense, H. Edwards, incominciò a sequestrare terre di messicani che non potevano esibire certificati di proprietà, per distribuirle ai coloni che faceva arrivare dagli Stati Uniti; di fronte alle rimostranze del governo messicano, con un gruppo di 30 coloni giunse a proclamare l'indipendenza. Il tentativo fu prontamente represso delle forze messicane, ma era un segnale decisamente preoccupante. In questa situazione esplosiva, fin dal 1825 fu decisa la creazione della Comision de Limites (Commissione della frontiera), con l'incarico di visitare il Texas per fare osservazioni astronomiche e meteorologiche, esplorare le risorse naturali, studiare la presenza indiana, censire gli insediamenti dei coloni nordamericani e determinare la linea di confine tra Messico e Stati Uniti tra i fiumi Sabina (Sabine) e Red River. Fortemente voluta dal ministro degli esteri Lucas Alamán, che aveva studiato in Europa e aveva una formazione scientifica, la commissione fu concepita come missione militare unilaterale, ma anche come una spedizione scientifica (la prima di uno dei neonati stati latinoamericani). Al comando vi era il generale Manuel de Mier y Terán, che, oltre ad essere un eroe della guerra d'indipendenza, era un uomo colto che ne curò attentamente la preparazione, procurando tra l'altro molti degli strumenti scientifici; oltre a una scorta militare, lo accompagnavano il suo segretario, il colonnello José María Díaz Noriega; il medico e tenente colonnello José Batres e il tenente colonnello del genio Constantino Tarnava, incaricati dei rilievi militari e geografici; un mineralogista, Rafael Chovell, un cartografo e disegnatore, José María Sánchez y Tapía e un medico-botanico, che avrebbe raccolto esemplari naturalistici e si sarebbe occupato della salute dei suoi compagni. Arrivava niente meno che da Ginevra; infatti Alamán, che aveva studiato con de Candolle, si era rivolto al suo maestro perché gli trovasse un naturalista che avesse anche competenze mediche; con il consenso della Società di storia naturale di Ginevra, la scelta di de Candolle cadde su Jean Louis Berlandier, allora ventitreenne, che aveva collaborato al suo Prodromus con un saggio sulle Grossulariaceae. Farmacista di formazione, Louis (come preferiva firmarsi) aveva conoscenze di base di medicina, una buona preparazione in sistematica ed era anche un ottimo disegnatore. Partito da Le Havre il 14 ottobre 1826, Berlandier circa due mesi dopo sbarcava nel porto di Tampico. Dopo circa quattro mesi trascorsi sulla costa del Golfo del Messico, da cui inviò due casse di esemplari a de Candolle, a maggio 1827 si spostò a Città del Messico, passando dalla regione di Huasteca. In attesa della partenza della spedizione, ne esplorò i dintorni, inviando ulteriori materiali a Ginevra. Nelle pianure del Texas La Commissione lasciò Città del Messico il 10 novembre 1827 per dirigersi verso i "paesi del nord". A febbraio raggiunse Laredo, sulla riva sinistra del Rio Bravo, dove era atteso dal Comandante delle Province interne del Nord, Anastasio Bustamante. Il gruppo iniziò a esplorare il territorio texano, arrivando alla fine del mese al fiume Medina, dove incontrò il generale Elosúa, che lo guidò fino a Béjar (oggi San Antonio), dove venne fissato il quartier generale. Tra marzo e maggio Berlandier raccolse esemplari botanici intorno a Béjar, Gonzales e San Felipe, quindi, dopo un breve viaggio nell'interno, durante il quale contrasse la malaria, ritornò a San Antonio. La sua attenzione si concentrò soprattutto sulle piante utilizzate dagli indigeni nell'alimentazione quotidiana o come medicinali, come Terania (oggi Leucophyllum) frutescens, che gli indiani usavano contro la sifilide, dedicata al capo della spedizione. Sviluppò anche un forte interesse per la vita e la cultura delle tribù indiane (ce n'erano circa una quarantina), in particolare per i due gruppi maggiori, gli Apache Lipane e i Comanche; con questi ultimi furono stretti rapporti cordiali, tanto che a novembre, con un gruppo di trenta soldati comandati dal colonnello José Francisco Ruiz, Berlandier poté partecipare a una battuta di caccia all'orso e al bisonte a nord ovest di San Antonio, accompagnato dai capi Comanche Reyuna e El Ronca. Alla fine dell'anno accompagnò Ruiz ad esplorare le miniere d'argento presso il fiume San Saba. Intanto il generale Mier y Terán si occupava della parte politica della missione: stabilire la linea di frontiera con gli Stati Uniti e, ancor più, visitare gli insediamenti degli immigrati statunitensi per valutare se la loro presenza fosse legale. Il risultato fu desolante: la popolazione messicana era in netta minoranza rispetta a quella anglosassone, costantemente accresciuta da un flusso di emigrati illegali, e tra i due gruppi c'era uno stato di tensione permanente. Quando, nel gennaio 1829 il generale rientrò a Città del Messico (fu richiamato per bloccare un tentativo di invasione spagnola), nel suo rapporto raccomandò di mettere fine all'immigrazione di statunitensi, costruire forti di confine, rafforzare le guarnigioni militari attorno agli insediamenti già esistenti, incoraggiando al contrario l'arrivo di coloni messicani e europei. Le misure vennero adottate troppo timidamente per essere efficaci: gli insediamenti statunitensi continuarono a crescere in modo esponenziale e nel 1836, dopo insurrezioni e battaglie, il Texas si rese indipendente, per poi aderire un decennio dopo agli Stati Uniti. Ma torniamo a Berlandier, che durante l'assenza di Mier y Terán capeggiò di fatto la commissione. A febbraio si unì a un distaccamento comandato da Antonio Elosúa, inviato a reprimere una sommossa contro il presidio militare di Goliad. Poi, in base agli ordini ricevuto da Mier y Terán, tornò a San Antonio per sistemare le proprie raccolte, da spedire a New Orleans e da qui in Europa. Secondo alcuni biografi, lo stesso Berlandier si sarebbe recato a New Orleans per mare per curare la spedizione; il viaggio è però negato da altri studiosi. Certi invece sono due fatti: il materiale giunto a Ginevra era immenso (tra il 1827 e il 1831, circa 52.000 esemplari di piante essiccate), ma invece degli elogi che si aspettava, dai de Candolle (Augustin Pyrame e suo figlio Alphonse) giunsero aspre critiche sul cattivo stato di conservazione dei materiali, a loro parere non adeguatamente preparati da Berlandier. Sarò stato forse questo a spingere il nostro botanico a decidere di rimanere in Messico; contò sicuramente anche il legame personale con il generale Terán, che, dopo aver respinto gli spagnoli a Tampico divenne un eroe nazionale; nominato comandante generale delle Province interne orientali, fissò il suo quartiere generale a Matamoros, nello stato di Tamaulipas. Qui lo raggiunse Berlandier che almeno fino al 1831 fu coinvolto in alcune missioni per conto del generale (come un'ispezione dello stato delle strade). Dopo la tragica scomparsa di Terán (che nel 1832 morì suicida), divenne medico e farmacista. Nella sua casa di Matamoros, custodì la monumentale collezione raccolta da lui stesso e dai suoi compagni, che includeva piante essiccate, animali imbalsamati, minerali, note naturalistiche sul campo, osservazioni meteorologiche e astronomiche, dati etnografici e oggetti materiali delle culture indigene del Texas e del Messico nordorientale, diari di viaggio, mappe e disegni (alcuni dei quali di sua mano). Lui vivo, a parte alcuni brevi articoli, venne pubblicato solo il diario di viaggio (Diario de viaje de la Comisión de Límites, 1850), scritto insieme a Chovell. Berlandier divenne cittadino messicano, si sposò con una messicana, da cui ebbe diversi figli, e anche dopo la rottura con de Candolle continuò i suoi viaggi e le sue raccolte, visitando sia il Texas (fu di nuovo a Goliad nel 1834) sia altre aree del paese. La sua profondissima conoscenza dei territori di frontiera divenne una risorsa strategica nel 1846, quando scoppiarono le ostilità tra Messico e Stati Uniti. Arruolato nell'esercito messicano con il grado di capitano, servì come cartografo e aiuto di campo del generale Mariano Arista (futuro presidente del Messico), disegnando le carte preparatorie della battaglia di Palo Alto (8 maggio 1846, la prima del conflitto), Terminata la guerra nel febbraio 1848 con la sconfitta messicana, nel 1850 Berlandier fu di nuovo nominato membro della commissione (questa volta internazionale) che doveva definire la frontiera tra i due stati nordamericani. Ma un incidente tragico mise fine alla sua vita nella primavera del 1851: annegò infatti mentre attraversava il fiume San Fernando. Una sintesi della sua vita, che conosciamo in realtà molto poco, nella sezione biografie. Con la sua morte, l'importantissimo materiale di cui era stato raccoglitore e custode rischiò di andare perduto. A salvarlo dall'oblio fu un ufficiale americano, Darius Nash Couch, che aveva partecipato alla guerra messicano-americana e nel 1853 era ritornato in Messico per contro dello Smithsonian Institute per esplorare la flora e la fauna del nordest messicano. Attraverso uno degli aiutanti di Berlandier, ne rintracciò la vedova, Beatriz María Concepción Villaseñor, e riuscì ad acquistare la collezione per 500 dollari per conto dello Smithsonian. Tuttavia, poiché l'istituzione statunitense era in un momento di difficoltà finanziaria e non si trovarono altri finanziamenti (un appello rivolto a Asa Gray cadde nel vuoto, poiché il celebre botanico condivideva i pregiudizi dei de Candolle sulla cattiva qualità degli esemplari di Berlandier), egli ne consegnò solo una parte allo Smithsonian - le note meteorologiche, le collezioni di minerali, piante e animali, nonché i manoscritti - rivendendo il resto a privati. Di grande importanza storica, oltre agli scritti di storia naturale, le osservazioni sulle tribù indiane, che fanno di Berlandier uno dei precursori dello studio etnografico di quelle culture; saranno pubblicate solo nel 1969 con il titolo The Indians of Texas in 1830. Un fiore dal profumo di cioccolato Nonostante le critiche, i de Candolle furono abbastanza generosi da dedicare all'infaticabile esploratore della flora texana il genere Berlandiera (nel quinto volume del Prodromus, 1836). A ricordare il botanico franco-messicano è anche il nome specifico di piante come Echinocereus berlandieri o Vitis bertlandieri e di animali come Gopherus berlandieri, la tartaruga del Texas. Il genere Berlandiera, della famiglia Asteraceae, comprende otto specie (inclusi tre ibridi naturali) di erbacee perenni o suffrutici distribuiti nelle aree aride degli Stati Uniti sudorientali e del Messico nordorientale. Morfologicamente molto variabili per dimensioni (da pochi centimetri a un metro) e forma delle foglie, sono caratterizzati da capolini i cui flosculi ligulati solitamente gialli contrastano con il disco di colore scuro. La specie più nota e più coltivata è B. lyrata, nota come chocolate flower per i suoi capolini gialli intensamente profumati di cioccolato. Molto decorativi sono anche i boccioli verde chiaro, il calice persistente dopo la caduta dei fiori e i frutti secchi. Qualche informazione in più nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
August 2024
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