Il botanico svedese Johan Emanuel Wikström fu benemerito soprattutto come redattore di una rassegna annuale delle pubblicazioni botaniche, un'impresa titanica che lo impegnò per un trentennio. Ma è a un'opera giovanile, una monografia sulla famiglia Thymelaeaceae, che deve la dedica del genere Wikstroemia, da alcune specie del quale si ricava la più pregiata delle carte giapponesi. Una dedica dunque azzeccata per un botanico "da scrivania" che più che la ricerca sul campo, frequentò erbari e biblioteche. ![]() Un botanico tra erbari e biblioteche Utilizzate nel restauro dei libri e di altri materiali cartacei, nell'arte e nell'artigianato, le carte giapponesi sono celebri per la loro altissima qualità. In Giappone sono dette washi, che significa appunto “carta giapponese”, in contrapposizione a youshi “carta occidentale”; fabbricate a mano secondo tecniche tradizionali, sono caratterizzate da estrema leggerezza e trasparenza, ma allo stesso tempo da notevole resistenza meccanica, grazie alle lunghe fibre; sono infatti costituite non dalla cellulosa ricavata da stracci, come nell'uso occidentale, ma dalle fibre ricavate dalla corteccia di diversi arbusti. La più raffinata, tanto da essere chiamata anche hishi “carta bella”, è la carta gampi, ottenuta dalle piante omonime, ovvero da diverse specie del genere Wikstroemia, la più importante delle quali è W. sikokiana, endemica delle foreste montane del Giappone centrale e meridionale. Il botanico che ha donato il suo nome a questo genere non visitò mai il Giappone, anzi uscì dai confini del suo paese natale solo due volte, per incontrare colleghi ad Amburgo e Copenhagen. Si tratta dello svedese Johan Emanuel Wikström (1789-1856), successore di Olof Swartz come secondo Professor Bergianus. I due, che come vedremo tra poco furono amici e collaboratori, condividevano l'ambiente sociale: entrambi nati nella Svezia meridionale, apparentenevano a famiglie benestanti ed erano figli di imprenditori. Obbedendo alla volontà paterna, nel 1806 il diciassettenne Wikström si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Uppsala, conseguì la laurea e per qualche anno lavorò presso il tribunale distrettuale di Vänersborg. Non era però la sua vocazione: così tornò ad Uppsala per studiare medicina, conseguendo la laurea di primo livello nel 1815 e il dottorato nel 1817. Il più prestigioso dei suoi professori era Carl Peter Thunberg, che lo contagiò con la sua passione per la botanica e lo coinvolse nella sistemazione del suo erbario. Proprio con Thunberg discusse la tesi di dottorato, dedicata al genere Daphne (Dissertatio de Daphne). Nella prefazione, egli ringrazia tra gli altri Olof Swartz per avergli messo a disposizione le sue collezioni e la biblioteca di Bergielund; aveva infatti preso l'abitudine di trascorrervi le vacanze. Da Swartz forse ancor più che da Thunberg apprese il metodo di lavoro, interessandosi come lui a campi all'epoca poco battuti, come i licheni, cui dedicò Museum naturalium academiæ upsaliensis (1813), una storia della letteratura lichenologica svedese. Dopo la laurea, iniziò a lavorare come medico in un ospedale di Stoccolma; continuava però a frequentare assiduamente Bergielund, divenendo una sorta di assistente volontario di Swartz. Nel 1818 la morte improvvisa di questi cambiò per sempre la sua vita: l'Accademia delle scienze gli propose di assumere la direzione dell'orto botanico Bergius e di succedere al defunto anche come curatore della sezione botanica del Museo svedese di storia naturale. Wikström accettò e per la seconda volta cambiò mestiere, divenendo botanico a tempo pieno. Trasferitosi a Bergielund, gestì con successo il giardino e insegnò nella annessa scuola di orticoltura, tenendo anche dimostrazioni pratiche; dal 1821, a titolo gratuito ("per amore della scienza e della gioventù") divenne anche insegnante di storia naturale al Ginnasio di Stoccolma. Sono di questi anni un'ampia monografica sulla famiglia Thymelaeaceae (1818) e uno studio sul genere Rosa (1821). Nel 1821 fu ammesso all'Accademia svedese delle Scienze, che proprio quell'anno decise di pubblicare resoconti annuali delle ricerche e dei progressi scientifici, affidandoli a diversi accademici. A Wikström fu affidata la rassegna e la recensione delle pubblicazioni botaniche svedesi e straniere. Fu l'inizio di un lavoro gigantesco che lo avrebbe impegnato per più di trent'anni: i 32 volumi di Översikt av botaniska arbete och adverbör för aråden 1820-51, usciti tra il 1822 e il 1855, coprono il periodo che va dal 1820 al 1854, per un totale di 1200 pagine; di grandissimo valore, ottennero risonanza europea e furono in parte pubblicati anche in tedesco. Wikström vi lavorò da solo fino al 1842, poi fu affiancato da J. Müller e in parte da C. T. Beilschmied. Anche se era curatore del giardino da ben cinque anni, fu nominato Professor Bergianus solo nel 1823. Come prima, continuò a vivere in modo modesto a Bergielund, dividendo il suo tempo tra la gestione del'orto botanico, l'insegnamento e la ricerca. Dai contemporanei è stato descritto come un nerd, che trovava piacere solo nel lavoro. Oltre alla rassegna bibliografica, già di per sè estremamente impegnativa, scrisse quella che è considerata la prima storia della botanica svedese, Conspectus litteraturae botanicae in Suecia, che, partendo dagli inizi, copre il periodo fino al 1831. Inoltre, come curatore della sezione botanica del Museo di scienze naturali, riorganizzò l'erbario, che comprendeva le importantissime raccolte degli allievi di Linneo Thunberg, Sparrman e Osbeck, corredandole di note di notevole valore. A parte la partecipazione i due brevi viaggi a quali ho già accennato (nel 1820 e nel 1847) non si allontanò mai da Stoccolma e dai suoi dintorni, esplorandone a fondo la flora. Frutto di queste ricerche fu Stockholms flora (1840) che copre le prime 13 classi di Linneo. Alla flora esotica dedicò però due articoli pubblicati sui resoconti dell'Accademia delle scienze, uno sulla flora di Saint-Barthélemy (1825), l'altro su quella della Guadalupa (1827), basati rispettivamente sui materiali raccolti dai viaggiatori svedesi B. A. Euphrasen (1756-1796) e J. E. Forsstrom (1775-1824). Scrisse anche articoli su nuove specie di equiseti e felci. Nel 1832 fu tra i fondatori della Società svedese di orticoltura; era inoltre membro di diverse società scientifiche straniere, tra cui l'Accademia leopoldina. La sua salute, malferma fin dall'infanzia, negli ultimi anni andò deteriorandosi al punto da costringerlo quasi sempre a letto. Morì nel 1856. A succederli come Professor Bergianus fu Nils Johan Andersson (1821-1880), che fu anche il suo primo biografo. ![]() Wikstroemia ovvero gampi, pianta della carta A Wikström sono stati dedicati successivamente tre generi Wikstroemia: nel 1821 da Sprengel (non accettato, è sinonimo di Critonia, Asteraceae); lo stesso anno da Schrader (da respingere, è sinonimo di Gordonia, Theaceae); infine nel 1833 da Endlicher (Thymelaeaceae). Benché sia l'ultimo venuto, è questo il genere accettato (nomen conservandum). Nel creare il genere ("intermedio tra Daphne e Lagetta") Endlicher ricorda il nostro come autore della citata monografia sulla famiglia Thymelaeaceae. Egli si basò su una specie raccolta nell'isola di Norfolk da Ferdinand Bauer, W. australis. Altre specie erano già note, ma erano state assegnate ad altri generi, a cominciare da W. indica, pubblicata da Linneo come Daphne indica. Oggi al genere sono assegnate una novantina di specie, con due centri di diversità: da una parte l'Asia orientale con un'ottantina di specie, distribuite dal subcontinente indiano alle isole del Pacifico, con centro di diversità in Cina, con quasi 50 specie, di cui una quarantina endemiche; dall'altra un centro di diversità secondario alle Hawaii, con una dozzina di specie, note con il nome akia o akea. Un'unica specie, W. subspicata, è presente nella provincia del Capo orientale in Sudafrica. Le Wikstroemia sono prevalentemente arbusti o suffrutici, talvolta piccoli alberi e raramente erbacee perenni (W. linoides), in genere molto ramificati, con foglie sempreverdi o decidue opposte o alternate. I fiori sono raccolti in infiorescenze terminali o subterminali (spicate, racemose, umbelliformi o capitate, più raramente in pannocchie composte); hanno calice tubolare o cilindrico, giallo o verde, più raramente viola, rosso o bianco, con 4-5 lobi. Le specie hawaiane sono dioiche. Il frutto è una bacca succulenta, più raramente secca. Le specie di questo genere contengono una grande varietà di composti chimici e alcune sono fortemente tossiche; d'altra parte, hanno anche usi medicinali. W. indica, una specie di ampia diffusione (India, Cina meridionale, Sud est asiatico, Filippine, Australia), è una delle 50 erbe fondamentali della medicina tradizionale cinese; le ricerche hanno confermato proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie e potenzialmente antitumorali. Diverse specie trovano impiego nella fabbricazione della carta anche al di fuori del Giappone; oltre alla già citata W. sikokiana, ricordiamo W. trichotoma, utilizzata in Cina, Corea e Giappone, dove è chiamata ki gampi; W. canescens, utilizzata in Cina, Nepal e Pakistan; W. chamaedaphne, impiegata in Cina. La carta migliore rimane quella ottenuta da W. sikokiana; ma è anche la più costosa. Infatti questa specie si adatta difficilmente alla coltivazione e deve essere raccolta in natura; cresce molto lentamente e sono necessari da 5 a 7 anni perché raggiunga dimensioni sufficienti per la raccolta dei rami, dalla cui corteccia vengono ricavate le fibre; inoltre ha una resa molto bassa: occorre un quintale di corteccia di gampi per produrre da 3 a 5 kg di carta. Essendo insufficiente la produzione nazionale, si ricorre all'importazione della corteccia di altre specie, soprattutto W. retusa dalle Filippine, di qualità buona ma discontinua. Le caratteristiche che rendono unica la vera carta gampi sono la morbidezza setosa, la lucentezza e il naturale colore avorio; inoltre è naturalmente resistente all’acqua anche senza collaggio. È dunque soprattutto la carta degli artisti e dei calligrafi; fu anche la prima carta giapponese conosciuta in Europa, importata fin dal Seicento dalla Compagnia olandese delle Indie Orientali, l’unica autorizzata a commerciare con il Giappone; tra i suoi estimatori lo stesso Rembrandt che ne apprezzava la capacità di mantenere la linea inchiostrata con sorprendente chiarezza e profondità e la usò per le proprie acqueforti.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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