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Secondo Fontenelle, che come d'uso fu incaricato dall'Accademia delle scienze di scriverne l'elogio funebre, la vita del dottor Morin era regolata in modo rigidissimo, "con un ordine quasi altrettanto uniforme e preciso dei movimenti dei corpi celesti". Ogni sera, andava a letto alle sette, per alzarsi alle due. Dedicava poi tre ore alla preghiera, spesso assisteva a una messa a Notre Dame, quindi trascorreva la mattinata in ospedale. Alle undici era ora di mangiare (una cosa di poco momento, visto che si nutriva di pane e acqua); se faceva bello, andava al Jardin des Plantes, dove rimaneva fino alle due. C'erano poi le visite ai poveri, quindi si richiudeva nella sua camera a studiare. Se qualcuno veniva a trovarlo, pazienza: "Quelli che vengono a trovarmi mi fanno onore, ma quelli che non vengono mi fanno piacere". Fu questa vita così regolare, così scandita con precisione dall'orologio a fare di Louis Morin un precursore della meteorologia: infatti per cinquant'anno annotò prima su un grosso registro, poi, quando divenne troppo pesante per le sue scarse forze di vecchio, su fogli volanti, la temperatura rilevata tre volte al giorno a ore fisse, le variazioni di pressione e umidita, lo stato del cielo e tutti i fenomeni atmosferici. Un materiale preziosissimo che fa la gioia di storici del clima e non solo. Non ha scritto nulla di botanica, che pure amava con passione, ma si è guadagnato la stima e la riconoscenza di Tournefort, che gli dedicò lo spinoso ma bellissimo genere Morina. Il registro del clima del dottor Morin Nel 1700, prima di partire per il suo viaggio in Oriente, Joseph Pitton de Tournefort cercò un supplente che lo sostituisse nelle dimostrazioni al Jardin des Plantes. Invece di rivolgersi a uno dei giovani assistenti del giardino, come Sébastien Vaillant, pensò a un medico già anziano, ma di grande esperienza e reputazione, Louis Morin (1635-1715), detto di Saint-Victor. Morin era nato a Le Mans e, secondo un cliché ricorrente nelle biografie dei botanici, si innamorò delle piante fin da ragazzino; il suo primo maestro fu un contadino che riforniva di "semplici" le farmacie della città. Si dice che gli pagasse le "lezioni" passandogli una parte del suo cibo; in tal modo, iniziò quell'abitudine alla sobrietà da cui mai si sarebbe discostato. Venuto a Parigi per studiare medicina, si nutriva solo di pane e acqua per dedicarsi interamente allo studio. Nel 1662 si laureò e incomincò ad avere fama di medico eccellente; entrò così all'Hôtel-Dieu; continuava a vivere da asceta, concedendosi talvolta qualche frutto, e, di nascosto, metteva i suoi guadagni nella cassetta delle elemosine. Per la sua grande reputazione, fu scelto come medico personale dalla duchessa di Guisa; mentre in precedenza si muoveva solo a piedi, ciò lo costrinse a prendere una carrozza. Ma nel 1688, quando la dama morì, se ne sbarazzò, e si ritirò a vivere nell'abbazia di San Victor, senza neppure un domestico, nonostante Mlle de Guise gli avesse lasciato una pensione di 2000 livres. Da quel momento, curò solamente i poveri. Gli anni e le infermità della vecchiaia lo costrinsero a integrare la dieta con un po' di riso e un'oncia di vino al giorno (circa 30 ml) attentamente misurata e assunta come una medicina. Della sua abilità come medico fa fede il medico reale Denis Dodart che scrisse: "Morin è indubbiamente il medico più abile di Parigi, e il meno ciarlatano". Non aveva però mai abbandonato l'interesse per la botanica; creò un notevole erbario e nel 1699 proprio come botanico fu ammesso come membro associato all'Accademia delle scienze; nel 1707 divenne membro effettivo, succedendo proprio a Dodart. Oltre a sostituire Tournefort durante la sua assenza, partecipò al catalogo del Jardin des Plantes dove, secondo la testimonianza di Fontenelle, se il tempo era bello si recava ogni giorno. Il suo contributo più importante riguarda la meteorologia. Per circa cinquant'anni, annotò su un apposito registro la temperatura, osservata tre volte al giorno (presumibilmente, tra le 5 e le 6 il mattino, tra le 14 e le 15 il pomeriggio e tra le 18 e le 19 la sera), le variazioni barometriche, l'umidità dell'aria, il vento, la nebbia, lo stato del cielo, la pioggia e altri fenomeni atmosferici. Alla fine degli anni '80 del Novecento questo diario meteorologico è stato riscoperto e attentamente studiato da Jean-Pierre Legrand et Maxime Le Goff; si tratta in effetti di un documento di estremo interesse tanto per i meteorologi quanto per gli storici. Morin si spense serenamente a 79 anni, "senza malattia, unicamente per mancanza di forze", sempre secondo Fontenelle. Grande erudito, dedicava il tempo libero dagli impegni professionali allo studio, e lasciò una notevole biblioteca, un medagliere e un erbario. Scrisse invece pochissimo; compilò un indice assai completo delle opere di Ippocrate in greco e in latino, rimasto però allo stato di manoscritto. Una pianta "orrida" ma bellissima Questo medico austero o santo laico entra nella tassonomia botanica grazie a Tournefort che al suo ritorno dall'Oriente espresse la sua riconoscenza al proprio "supplente" con la dedica di una pianta orientale. Le circostanze di questa dedica sono così raccontate nella relazione del viaggio. Tournefort e i suoi compagni si trovavano in una amena valle nei pressi di Erzurum dove c'erano numerosi mulini: "In uno di questi mulini avemmo il piacere di procedere alla nomina di uno dei più bei generi di piante del Levante, dandogli il nome di una persona molto stimabile per la sua scienza e la sua virtù. E' il signor Morin dell'Accademia reale delle Scienze, dottore in medicina della facoltà di Parigi, che per una singolare fortuna ha coltivato questa pianta da seme nel suo giardino all'abbazia di Saint Victor. Dico una singolare fortuna perché i semi non sono germinati né al Jardin Royal né in altri giardini dove li avevo fatti seminare. Sembra che [la pianta] si glori di portare il nome di M. Morin, che ha sempre amato e coltivato la botanica con passione". Grazie alla testimonianza di Tournefort, scopriamo così che a Saint Victor Morin aveva un giardino, dove fu il primo a coltivare Morina orientalis, ribattezzata M. persica da Linneo, che ufficializzò il genere istituito da Tournefort. In precedenza assegnato a una famiglia propria (Morinaceae), oggi fa parte delle Caprifoliaceae e comprende una quindicina di erbacee perenni distribuite nell'Eurasia, dai Carpazi all'Himalaya orientale e al Myanmar, attraverso il Vicino oriente, l'Asia centrale e la Cina, il principale centro di diversità con otto specie. Sono soprattutto specie montane, anche se crescono in una varietà di ambienti, tra cui affioramenti rocciosi, prati alpini, pendii aridi, margini di pinete, e persino aree umide di alta quota fino a 4800 metri. Ricche di costituenti chimici e aromatici, alcune specie trovano impiego nella medicina tradizionale cinese. Sono robuste erbacee perenni, talvolta munite di un breve caudice legnoso, Le foglie, unite in verticilli di 3-4, piuttosto varie da una specie all'altra, sono spesso spinose e profumate, I fiori sono riuniti in diversi giri successivi (verticillastri), protetti da bratte simili a foglie; avvolti da un involucello con denti spinosi, hanno lungo tubo calicina e corolla irregolare con due labbra e lembo diffuso. Il frutto è un achenio colonnare rugoso. Alcune specie, come le himalayane M. longifolia e M. nepalensis, sono talvolta coltivate in bordure assolate e giardini rocciosi, in particolare la seconda, una specie in miniatura di notevole bellezza. PS In alcuni siti si legge che il genere è dedicato al giardiniere parigino René Morin che nella prima metà del Seicento possedeva un notevole giardino con piante rare. Si tratta di un'informazione errata; la dedica di Tournefort è inequivocabile, e ad essa fa riferimento Linneo che in Hortus cliffortianus precisa: "Questa pianta, tanto terribile per le spine quanto bella e piacevole per i fiori, fu dedicata da Tournefort al dott. Morin suo supplente nell'orto botanico parigino nel periodo del suo viaggio". Potremmo anche pensare a un ritratto vegetale: le temibili spine di M. persica potrebbero alludere alla spigolosità del carattere del buon dottore, che a ogni compagnia preferiva se stesso, la bellezza dei fiori alla sua bontà caritatevole.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2025
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