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Nel 1738, uno studente di teologia ventenne e povero in canna giunse a Ratisbona in Baviera. Si chiamava Jacob Christian Schäffer. Si rivelò un eccellente predicatore e presto fece carriera: divenne dottore in teologia e decano della chiesa luterana della città. Non solo: benché non avesse una formazione scientifica, divenne entomologo, ornitologo, micologo, botanico, un vero genio universale che alla ricerca sperimentale univa una spiccata attitudine alla tecnica. Così fu anche inventore. Tra le sue diverse invenzioni, gli si deve la prima lavatrice. La botanica lo ricarda con il genere neotropicale Schaefferia. Un parroco naturalista... e inventore Il 5 settembre 1786 un viaggiatore visitò il Schäfferianum Museum di Ratisbona e ne incontrò il creatore, il teologo Jacob Christian Schäffer; sul libro degli ospiti si firmò "Johann Philip Moeller di Lipsia". In realtà era Johann Wolfgang von Goethe che, sulla strada per l'Italia, preferiva viaggiare in incognito. Che avesse deciso di dedicare qualche ora a quel gabinetto di curiosità ci dice molto, da una parte, sui variegati interessi scientifici del poeta tedesco, dall'altro sulla rinomanza del museo di Schäffer, nel quale egli avrà forse trovato un animo affine. Tanto Goethe quanto Schäffer erano umanisti con una forte propensione per le scienze naturali, o meglio geniali naturalisti dilettanti interessati ad ogni aspetto della natura. Ebbero almeno un terreno di ricerca in comune: entrambi si occuparono di teoria dei colori, Schäffer con il più pratico Entwurf einer allgemeinen Farbenverein (Abbozzo di un'associazione generale dei colori, 1769), Goethe con il più teoriico Zur Farbenlehre (Sulla teoria dei colori, 1810). Jacob Christian Schäffer (1718-1790) era nato a Querfurt in Sassonia, figlio di un arcidiacono locale. Nel 1728 la morte del padre lasciò la vedova e sei figli in gravi difficoltà; il ragazzo poté tuttavia continuare gli studi e quindicenne si iscrisse alla facoltà di teologia dell'università di Halle. Doveva però stringere la cinghia e accontentarsi di ciò che passava la mensa dell'orfanatrofio. Più tardi il suo zelo e la sua intelligenza furono notati da uno dei docenti che lo accolse in casa sua e gli permise di tenere alcune lezioni; infine gli trovò un posto come precettore presso la famiglia di un mercante di Ratisbona, dove Schäffer arrivò ventenne nel 1738 "vestito in modo misero, magro e miserabile d'aspetto". Vi avrebbe trascorso tutta la vita, percorrendo una fortuna carriera di insegnante, teologo ed ecclesiastico. Dapprima pastore di una parrocchia, abile predicatore, nel 1760 ottenne un dottorato dall'Università di Wittenberg, seguito nel 1763 dal dottorato in teologia dall'università di Tubinga. Nel 1779 divenne decano dei pastori luterani di Ratisbona. Contemporanemente, iniziò a interessarsi di scienze naturali e a creare un gabinetto di curiosità. La spinta iniziale forse venne del fratello minore Johan Gottlieb, che divenne farmacista e si trasferì ugualmente a Ratisbona, e fu incoraggiata dal cognato Emanuel Theophilus Harrer, che a sua volta aveva accumulato un vasto gabinetto di curiosità. Schäffer si accostò dapprima allo studio degli insetti, stimolato, come spesso gli sarebbe successo anche in futuro, da un problema concreto: essendo tornato per una visita a Querfurt,fu colpito dalla devastazione dei giardini locali provocata da un'invasione di Lymantria dispar. Ne nacque così il suo primo scritto, pubblicato nel 1752, in cui descrisse gli effetti del flagello e suggerì metodi per eradicarlo. Incominciò a raccogliere insetti e a studiarne la muta; per farlo, imparò ad utilizzare il microscopio, che applicò allo studio anche di altri animali, come i polipi d'acqua dolce, i granchi e le lumache. Agli insetti dedicò mumerosi articoli o opuscoli e le sue opere più importanti: Abhandlungen von Insekten (Trattati sugli insetti, 1764), Elementa entomologica (1766), Icones insectorum circa Ratisbonam indigenorum (1777), con oltre 3000 illustrazioni raccolte in 280 tavole a colori. Desiderava che i colori riproducessero fedelmente quelli naturali; ciò lo spinse a fare molti esperimenti e a scrivere il già citato testo sui colori. Si dedicò con entusiasmo anche ad altri animali: i pesci, al cui riconoscimento dedicò un manuale, e soprattutto gli uccelli, con due notevoli opere, Elementa ornithologica (1774), e Museum ornithologicum, in cui descrisse gli uccelli del suo museo; entrambe sono illustrati, con rispettivamente 70 e 72 tavole di eccellente fattura. Per preparare gli esemplari del suo museo perfezionò i metodi di conservazione, con tecniche di sua invenzione che, come vedremo, attirarono l'attenzione di Linneo. Fu l'interesse per gli insetti ad accostarlo alla botanica: riteneva infatti che per studiarli correttamente fosse necessario approfondire la conoscenza delle piante di cui si cibano. Alle piante tuttavia dedicò solo una della sue numerosissime opere, Erleichterte Arzneykräuterwissenschaft (Scienza erboristica facilitata, 1770), un manuale pratico sulle erbe medicinali dedicato a farmacisti e dilettanti. Più importante il suo contributo alla micologia, alla quale tra il 1762 e il 1764 dedicò quattro volumi riccamente illustrati,Natürlich ausgemahlten Abbildungen baierischer und pfälzischer Schwämme (Immagini dipinte naturalmente di spugnole bavaresi e palatine), considerati assai avanzati per il suo tempo, L'instacabile pastore scrisse dedicine di articoli e opuscoli su altri argomenti, da un parassitadel fegato delle pecore alla confutazione della credenza allora diffusa che la carie fosse provocata da minuscoli vermi. Oltre che sui colori, condusse esperimenti sui prismi ottici e l'elettricità. Dotato di notevole manualità, molava da sè stesso le lenti, costruiva prismi e miscroscopi che ottennero un buon successo commerciale e creò con le proprie mani le teche e gli stipi del suo gabinetto Gli si devono numerose invenzioni: una segatrice, una caldaia a risparmio energetico e una macchina elettrostatica, ma soprattutto la primissima lavatrice, che nacque indirettamente dalle sue ricerche sulla fabbricazione della carta, di cui parleremo meglio tra poco. Nel 1766, mentre cercava informazioni sulle vasche per la pasta di carta, si imbattè nella descrizione della cosiddetta Yorkshire Maiden, un mastello di legno con coperchio riempita di acqua calda e lisciva, dove il bucato veniva mescolato e strizzato a mano. Schäffer perfezionò l'aggeggio inserendo un meccanismo, da lui detto agitatore, che tramite una manovella poteva essere ruotato in senso orario o antiorario. Ne pubblicò il progetto nel 1767, ma non sappiamo se venne mai effettivamente realizzato. Nel 2018, in occasione del bicentenario della sua nascita, nella sua città natale ne è stato costuiro ed esposto un esemplare. I suoi esperimenti sulla fabbricazione della carta furono molto più articolati ed altrettanto pionieristici. La crescente produzione di libri a stampa rendeva urgente il problema di trovare materiali cartari diversi dagli stracci. Schäffer, dopo aver appreso i rudimenti del mestiere da un apprendista cartaio, creò una piccola cartiera e sperimentò i materiali più diversi, iniziando dai piumini degli eriofori e dei pioppi; provò steli di ortica, cardo, bardana, mais, canne, e altre piante, foglie di fagiolo, tulipano, castagno, tiglio e noce, pula di salice, viticci di vite, luppolo e fagiolo, senza dimenticare muschi, licheni e alghe. A intrigarlo più di ogni altra cosa erano i nidi che le vespe cartonaie (Polistes) creano a partire dal legname; provò così a creare carta partendo da segatura e trucioli di varie essenze legnose; riuscì a creare fogli di carta, ma erano troppo fragili. L'intiuzione però era corretta; il problema venne risolto solo nel 1841 quando Keller inventò la macchina per spappolare il legno che aprì la strada alla fabbricazione della pasta di legno, oggi il materale cartario di gran lunga più usato. Al poliedrico parroco di Ratisbona non mancarono i riconoscimenti. Il suo museo, come abbiamo visto all'inizio, era notissimo e attirava visitatori da tutta l'Europa; diversi sovrani, tra cui il re di Danimarca che lo nominò suo consigliere, il re di Svezia Gustavo III, l'imperatrice Maria Teresa e suo figlio Giuseppe II, la zarina Caterina II, lo onorarono con doni preziosi e sostennero la pubblicazione delle sue opere. Fu membro di innumerevoli società scientifiche, inclusa la Royal Society che lo accolse nel 1764. Corrispondeva con Réaumur, cui inviò esemplari della rara mosca Clitellaria ephippium, e con Linneo, con il quale scambiò numerose lettere tra il 1753 e il 1768. Ce ne rimangono 27 da parte di Schäffer e una sola da parte di Linneo, in cui si scusa di non aver risposto prima a causa di una malattia e gli annuncia l'elezione all'Accademia delle Scienze di Uppsala. Oltre as alcuni dei suoi libri, Schäffer inviò a Linneo esemplari di pesci e uccelli, che egli aveva preparato secondo un procedimento di sua invenzione con l'impiego di calce che intrigò moltissimo lo svedese. Schäffer morì nel 1790; dopo la sua morte il suo museo forse passò ai canonici agostiniani e venne trasferito a Passau, ma dopo il 1800 se ne perdono le tracce. Arbusti americani Fu von Jacquin a dedicare a Schäffer il genere Schaefferia, a partire da una specie da lui raccolta nelle Antille, purtroppo senza esplicitare la motivazione. Appartenente alla famiglia Celastraceae, oggi comprende una quindicina di specie diffuse nell'America tropicale e subtropicale, dal Texas all'Argentina. Sono arbusti o occasionalmente piccoli alberi, solitamente assai cespugliosi; hanno foglie coriacee, alternate o fascicolate, fiori unisessuli per aborto (sono dunque dioici) raccolti all'ascella fogliare; quelli femminili sono seguiti da drupe con due loculi, ciascuno dei quali contiene un seme privo di arillo. La specie di maggiore diffusione è Schaefferia frutescens, presente dalla Florida meridionale al Venezuela attraverso i Caraibi. E' soltamente un arbusto con molti fusti, più raramente un piccolo albero alto fino a 4 metri, sempreverde, con piccole foglie coriacee verde-giallastro, corteccia grigia, piccoli fiori da biancastri a verde chiaro, frutti da arancio a rossi. Il legname, giallo e di grana fine, è stato usato in passato come sostituto del bosso, da cui il nome comune Florida-boxwood, "bosso della Florida". Negli Stati Uniti è presente anche un'altra specie, S. cuneifolia, diffusa in ambienti aridi (chaparral e pendici collinari rocciose) dal Texas al Messico settentrionale. Alquanto spinescente, ha rami con corteccia chiara e piccole foglie sempreverdi con lamina da obovata-cuneata a oblanceolata; i minuscoli fiori sono seguiti da drupe da arancio a rosso brillante. Ha radici profonde che le permettono di vivere in condizioni di aridità estrema; per questa ragione viene talvolta utilizzata per progetti di stabilizzazone del suolo.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2025
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