In una storia di Esopo, si parla di una cornacchia che per farsi bella provò a rivestirsi con penne di pavone, finendo per venire scacciata tanto dai pavoni quanto dalle cornacchie. Almeno per un po', il gioco riuscì invece benissimo al mercante svedese Michael Grubb, che riuscì a gabellare per sua una collezione di piante sudafricane che sia era limitato a comprare. Per questo un botanico sudafricano l'ha soprannominato "il perfido Grubb". Ma, come scopriremo, aveva fatto ben di peggio. ![]() Come fare soldi in Cina Come abbiamo visto in questo post, per Descriptiones plantarum ex Capite Bonae Spei Jonas Peter Bergius si basò su una raccolta di piante sudafricane che gli era stata donata dal mercante Michael Grubb (1728-1808). Non solo gli dedicò l'opera, ma lo elogiò con lodi sperticate, e ovviamente gli dedicò uno dei suoi nuovi generi, Grubbia. Era certo convinto che quelle piante Grubb le avesse raccolte di persona, spinto dal suo amore per la scienza. La verità emerse qualche anno dopo, quando, durante il suo soggiorno sudafricano, Carl Peter Thunberg conobbe Johann Andreas Auge, il sovrintendente del giardino della Compagnia olandese delle Indie a Città del Capo, che gli avrebbe fatto da guida nella spedizione del 1772-73. Egli infatti scoprì che a raccogliere le piante era stato lo stesso Auge e che Grubb si era limitato ad acquistarle, senza farne parola né con Bergius né con altri. Per questo inganno, il botanico Peter MacOwan lo avrebbe definito "il perfido Grubb". In realtà, Grubb si era macchiato di perfidie ben peggiori. Egli apparteneva a una famiglia di mercanti e imprenditori (una delle sue sorelle, Catharina Elisabet Grubb, è celebre per aver creato una delle principali miniere di ferro dello Finlandia). La morte del padre, il mercante Nils Grubb, gli lasciò un capitale molto modesto, ma ottimi contatti sia a Stoccolma sia a Turku. Decise così di tentare la fortuna entrando al servizio della SOIC (Compagnia svedese delle Indie orientali) che da una ventina d'anni effettuava uno o due viaggi annuali in Cina. La rotta era ormai collaudata e alla fine degli anni '40, i mercanti di Stoccolma avevano incominciato ad interessarsene. Così Grubb nel 1750 arrivò per la prima volta a Canton a bordo della Adolph Fredrich, probabilmente come semplice passeggero o mercante di basso livello. Negli anni successivi - non tutti i registri sono conservati, e figurano solo gli ufficiali - dovette fare altri viaggi; verso la metà degli anni '50, fu tra i primi svedesi a rimanere in Cina tra un viaggio e l'altro, prolungando il suo soggiorno per oltre un anno. In questa prima fase, che potremmo definire esplorativa, incominciò a stringere relazioni sia a Canton sia a Macao, e a fare carriera nella SOIC. Nel 1758 lo troviamo nelle vesti di supercargo - l'ufficiale responsabile degli aspetti commerciali - della Prins Carl, comandata da Baltzar Grubb, presumibilmente uno dei suoi parenti. Da quel momento fino al 1764, quando sarebbe ritornato definitivamente in Svezia, rimase in Cina, spostandosi tra Canton (dove era possibile rimanere solo quando le navi straniere erano in porto) e Macao e stringendo molteplici contatti: mercanti cinesi in entrambi i porti, protestanti e cattolici, portoghesi, olandesi, britannici, persino armeni. Divenne un intermediario d'affari tra i diversi gruppi e si inserì nel commercio che legava la Cina all'Asia meridionale, a Giava, alle Filippine e al Giappone. Di fatto creò una propria compagnia commerciale privata, cosa all'epoca non ancora vietata - o almeno non espressamente vietata - dal regolamento della SOIC. Le sue giunche - di costruzione e con marinai cinesi - commerciavano seta giapponese, pigmenti, fili d'oro e d'argento, perle, oggetti di lacca. Ma la merce più richiesta e redditizia era l'oppio; l'importazione in Cina era vietata, ma bastava qualche mazzetta per fare chiudere ai funzionari tutti e due gli occhi. Accanto a questi traffici privati, Grubb continuava ad essere il principale agente della SOIC a Canton. Nel 1761, come supercargo della Fredric Adolph, arrivò dalla Svezia il più giovane Jean Abraham Grill (1736–1792); Grubb lo introdusse agli affari cinesi, quindi ne fece il suo socio. Gli affari andavano a gonfie vele, soprattutto grazie all'oppio: è stato calcolato che negli anni '60 Grubb e Grill siano stati responsabili del 20% delle loro importazioni. Ma c'erano anche altre modalità di guadagno. Durante la stagione morta, quando non c'erano navi e mercanti europei, i prezzi delle merci più richieste, in particolare del tè, crollavano, per poi risalire non appena la prima nave europea gettava l'ancora nel Fiume delle Perle. I due soci - e probabilmente non solo loro - grazie ai loro contatti locali acquistavano le merci durante la bassa stagione, per poi rivenderli attraverso intermediari alla SOIC a prezzi maggiorati. A Göteborg i vertici della compagnia incominciavano a nutrire qualche sospetto sulla fedeltà dei due; forse per stornarli, essi stessi proposero di istituire un fondo permanente per gli acquisti in bassa stagione. La proposta fu approvata dalla SOIC nel 1764, e contemporaneamente vennero formalmente vietati i commerci privati che entrassero in concorrenza con gli interessi della Compagnia. Ciò non impedì a Grill di rimanere in Cina fino al 1768 come supercargo permanente, divenendo ancora più ricco. Invece Grubb si era imbarcato per la Svezia nell'autunno del 1763. Ad aprile la nave su cui viaggiava gettò l'ancora al Capo di Buona Speranza; forse ne approfittò per qualche raccolta, ma soprattutto investì qualche soldo nell'acquisto di una collezione di piante sudafricane raccolte da Auge. Il munifico dono a Bergius, medico notissimo e stimatissimo, membro dell'Accademia delle Scienze nonché allievo di Linneo, faceva parte di una strategia ben pianificata per inserirsi nell'alta società svedese. All'inizio, le cose funzionarono. Nel 1766 Grubb divenne uno dei tre direttori della SOIC. Nel 1767 fu ammesso all'Accademia delle Scienze, che si era ingraziato con la donazione di uccelli del paradiso. Fu nominato consigliere commerciale e nobilitato con il titolo di cavaliere Grubbens. Poi il nostro si lanciò in una serie di investimenti meno abili dei suoi traffici cinesi. Nel 1769 fallì una prima volta, e fu costretto a dimettersi dalla direzione della SOIC. Con l'aiuto di un consorzio formato dalla società commerciale Anthoni Grill & Söner di Amsterdam, investì in una cartiera e una miniera d'allume, ma nel 1774 fece bancarotta per la seconda volta. Seguirono altri affari poco riusciti e una terza bancarotta negli anni '90. Nel 1783 fu cancellato anche dall'Accademia delle Scienze, insieme ad altri membri ritenuti "inutili". Morì nel 1808, ormai in povertà. Meglio che a lui andò al vecchio socio Jean Abraham Grill, che, tornato in patria nel 1776, investì i suoi milioni in modo molto più oculato, come proprietario terriero e industriale del ferro; anche lui fu ammesso all'Accademia delle Scienze, cui contribuì con comunicazioni sulla Cina, venendo eletto anche presidente per un mandato; membro dei più alti circoli sociali, era noto come collezionista di porcellane e fine musicista, tra i fondatori della Reale accademia svedese di musica. Morì però relativamente giovane, "in circostanze misteriose". ![]() Endemismi del fynbos Torniamo alle piante che, finora, in questa storia hanno avuto ben poca parte. Bergius nulla sapeva della vera origine della collezione donatagli da Grubb; non poteva che dimostrare la sua riconoscenza dedicando all' "uomo generoso e nobilissimo signore" tanto Descriptiones plantarum ex Capite Bonae Spei quanto uno dei suoi nuovi generi, Grubbia. E Auge? A risarcirlo pensò Thunberg, che ne aveva grande stima, con il genere Augea e la specie A. capensis; purtroppo il genere è stato ridotto a sinonimo di Zygophyllum, ma il ricordo del meritevole capo giardiniere rimane affidato all'eponimo di Z. augea. Dato che non c'è giustizia neppure in botanica, non Grubbia è invece validissimo, ma dà anche il nome a una famiglia propria, le Grubbiaceae. A dire il vero piccolissima, visto che ne è l'unico genere e comprende appena tre specie, tutte endemiche del Capo. Sono tipici arbusti del fynbos, la formazione sudafricana analoga alla nostra macchia mediterranea, ovvero arbusti con strette foglie sempreverdi aghiformi; quelle di G. rosmarinifolia, la specie tipo e anche la più diffusa, ricordano quelle del rosmarino; quelle di G. tomentosa, rivestite di un tomento biancastro, richiamano invece piuttosto quelli della lavanda. I piccoli fiori, in vari colori, sono raccolti in infiorescenze a cono. Tutte le specie hanno radici forti e profonde che le rendono adatte a prosperare nel suolo povero e arido del fynbos. G. rourkei è una specie rara, ristretta a cinque siti; si trovano però in un'area protetta e la popolazione è stabile. Non così alcune varietà di G. rosmarinifolia, una specie altamente variabile, in particolare G. rosmarinifolia subsp. gracilis è ristretta a tre siti e minacciata dall'espansione di piante aliene.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
April 2025
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