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A un mese dalla fondazione, l'Accademia francese delle scienze vara il grandioso progetto di una storia universale delle piante, in cui le proprietà officinali siano messe alla prova della chimica. Alla scienza del tempo però mancano gli strumenti per realizzare un progetto del genere; e fallimentare è anche la scelta di rinunciare a priori a ogni sistema di classificazione. Le ambizioni si scontrano con la realtà e dopo dieci verrà pubblicata la descrizione di appena 40 piante. Dovrebbe essere un saggio dimostrativo dell'opera futura, invece non verrà pubblicato neient'altro. A mettere fine a quel progetto, allo stesso tempo velleitario e anacronistico, sarà la pubblicazione dell'epocale Elemens de botanique di Pitton de Tournefort. Tra le persone coinvolte, c'è ancora una coppia di botanici padre e figlio: Nicolas e Jean Marchant. Il loro compito, come membri dell'accademia e responsabili della coltivazione, era procurare e coltivare in una sorta di giardino sperimentale piante inedite da studiare, descrivere e illustrare dal vero. Ricavato all'interno stesso del Jardin du roi, fu visto come un corpo estraneo da Fagon fino ad essere spazzato via quando venne meno la protezione di Colbert e lo stesso Fagon divenne intendente. La vittima finale fu Marchant figlio, che non vide mai pubblicati i suoi lavori se non molto parzialmente. Eppure non era né un incompetente né un conservatore, come dimostra anche il fatto che fu il primo a scoprire che un organismo che tutti credevano un lichene era in realtà una pianta. In onore di suo padre la chiamò Marchantia; era la prima epatica riconosciuta e ancora oggi dà il nome all'intera divisione delle epatiche (Marchantiophyta). Un progetto ambizioso e irrealizzabile Scrivendo intorno al 1674, John Ray lamentò che lo studio delle piante richiedesse la consultazione di una moltitudine di testi perché una storia generale delle piante ancora mancava. L'ultima opera in tal senso era stata il Pinax teatri botanici di Caspar Bauhin, ma dalla sua pubblicazione (1596) gli arrivi e le scoperte di nuove piante si erano moltiplicati vertiginosamente. In Inghilterra a colmare la lacuna pensarano da una parte Robert Morison, con la sua Historia Plantarum Universalis Oxoniensis, di cui però riuscì a completare solo un volume (1680), e lui stesso, con la sua Historia Plantarum, pubblicata a partire dal 1686. Dall'altra parte della Manica, un progetto analogo nelle intenzioni, ma del tutto diverso nella concezione e negli esiti, prese forma nello stesso torno di tempo per iniziativa della neonata Académie royale des sciences. Era un'istituzione recentissima, creata per impulso del ministro Colbert, la cui seduta inaugurale si tenne il 22 dicembre 1666. Circa un mese dopo, il medico Claude Perrault (1613-1688) - forse più noto come architetto: gli si deve tra l'altro il colonnato del Louvre - presentò un progetto che si rifaceva a un analogo programma esposto qualche mese prima da Christian Huygens all'Accademia delle scienze olandesi: pubblicare una storia naturale basata sul metodo induttivo baconiano, ovvero sull'osservazione e la raccolta dei dati, guidate dalla ragione. Tuttavia, al contrario di Huygens , egli non propose una storia naturale onnicomprensiva, ma una coppia di opere dedicate rispettivamente ai regni animale e vegetale. La futura Histore des Plantes in prospettiva avrebbe dovuto comprendere tutte le piante note, ma per iniziare Perrault proponeva di concentrarsi sulle specie già edite; la novità sarebbe piuttosto venuta dal metodo, che avrebbe affiancato a descrizioni precise ed accurate analisi chimiche e lo studio delle funzioni fisiologiche. D'altra parte (a differenza di Ray e Morison) si rinunciava in partenza a ogni classificazione: proprio come nel Pinax, che per Perrault era ancora il modello insuperato. le piante sarebbero state elencate in ordine alfabetico. Mentre lo stesso Perrault si dedicava all'opera gemella sugli animali (tra il 1671 e il 1676 sarebbe stato uno dei principali autori di Mémoires pour servir à l'histoire naturelle des animaux, con contributi importantissimi sull'udito, la vista e il volo degli uccelli), la direzione dell'Histore des Plantes fu assunta dal chimico Samuel Cottereau du Clos (detto Duclos); nell'edificio che ospitava l'Accademia fu aperto un laboratorio di chimica e Duclos si diede con un certo vigore a distillazioni e analisi. Di fatto, la chimica vegetale era ancora agli esordi e queste ricerche non approdarono a nulla, anzi finirono per rallentare l'opera. Un motivo di contrasto se non aperto, almeno sotterraneo, fu la decisione di Duclos di concentrarsi sulla flora francese, suscitando i malumori dei botanici il cui interesse principale andava alle specie esotiche. A mettere d'accordo tutti era esigenza di illustrare ogni pianta con incisioni della massima precisione e realismo, secondo il modello dei vélins realizzati da Nicolas Robert per il duca d'Orléans a Blois e trasferiti a Parigi alla Biblioteca reale dopo la morte di questi nel 1660. Insieme ai vélins e al loro autore nominato"peintre ordinaire de Sa Majesté", a Parigi era arrivato anche il medico e botanico Nicolas Marchant (+ 1678). Laureato in medicina a Padova, era entrato al servizio del duca d'Orléans come farmacista, collaborando con i tre botanici che si succedettero alla direzione del suo orto botanico: Abel Brunyer, Robert Morison e Jean Laugier. Forse nel 1656 accompagnò Morison in un'escursione botanica a La Rochelle. Sappiamo che già all'epoca aveva intrapreso la revisione del Pinax. Certamente entrò al servizio del re, ma ci è ignoto con quale ruolo; è probabile che sia stato coinvolto nel progetto dell'Histore des Plantes fin dall'inizio, visto che fu immediatamente ammesso all'Accademia, di cui fu il solo botanico fino al 1673, quando fu affiancato da Denis Dodart. Si era comunque solo ai preliminari. Mentre Duclos si concentrava sulle analisi chimiche e il fisico Mariotte studiava la circolazione della linfa, secondo la testimonianza purtroppo scritta molti anni dopo dell'Histore de l'Academie Royale des Sciences (1733), Marchant "ogni giorno portava una delle descrizioni che aveva fatto, che l'Accademia paragonava con la pianta stessa". Sempre secondo la stessa fonte, nel 1670 "si lavorò molto alla storia delle piante; vennero fatti fare disegni esatti e si cominciò a seminare semi di piante straniere e a coltivarli. M. Marchant li descrisse [...] Quell'anno ne furono descritte 26". Lo stesso anno Duclos lesse una memoria "sul modo di analizzare le piante" e il laboratorio di chimica fu affidato a Claude Bourdelin che quell'anno esaminò 42 piante. Si trattava di ben poca cosa rispetto all'immensità del mondo vegetale. Un nuovo impulso fu dato nel 1673 dall'arrivo di Dodart - il teorico - con il quale si precisò anche il ruolo di Marchant - il pratico, o se preferite, la mente e il braccio. Il compito di Dodart sarebbe stato quello di esaminare tutto ciò che Antichi e moderni avevano scritto sul soggetto, per arrivare a una corretta identificazione delle piante vive; a Marchant spettava sia coltivarle sia descriverle. Perrault chiese venisse istituito un apposito "giardino accademico"; nel 1674, all'interno del Jardin royal des plantes médicinales venne riservato uno spazio alla coltivazione di piante per l'Accademia, noto come Petit jardin, affidato alla direzione di Marchant come “concierge et directeur de la culture des plantes du Jardin Royal". Inevitabili furono le tensioni con il personale del Jardin, ed in particolare con il sottodimostratore, ovvero il professore di botanica, al quale, fino a quel momento, era affidata la direzione delle coltivazioni. Dal 1671, il sottodimostratore era Guy-Crescent Fagon, non certo una persona conciliante e remissiva. Infatti, nei manoscritti di Marchant conservati presa la biblioteca nazionale, Yves Laissus ha trovato una lettera di Nicolas Marchant a Colbert, non datata ma presumbilmente risalente alla seconda metà degli anni '70, in cui lamenta "la conduitte de M. Fagon", accusato di una serie di sgarbi, ma soprattutto di intrigare alle sue spalle. Finalmente, nel 1676 vide la luce Mémoires pour servir à l'histoire des plantes, che avrebbe dovuto essere il preludio all'enciclopedica Histore des Plantes, ed invece sarebbe rimasto senza seguito. L'opera è divisa in due parti: un'ampia prefazione, intitolata Projet de l'Histoire des plantes, scritta da Dodart (la esaminerò nel post dedicato a quest'ultimo) e Descriptions de quelques plantes nouvelles, con le descrizioni di 40 piante rare o comunque mai descritte in precedenza, nella maggior parte dei casi provenienti dall'America, scritte da Marchant. Di lunghezza assai variabile, da qualche riga a una pagina, esse per lo più si concentrano sugli elementi distintivi, dalla radice ai fiori, aggiungendo l'eventuale odore, il gusto, il periodo di fioritura e qualche indicazione di coltivazione; in contraddizione con la premessa teorica, l'analisi chimica non è mai presente e anche le descrizioni stesse non corrispondono agli alti standard esposti da Dodart nella prefazione: "E' desiderabile che ogni pianta sia descritta in modo tale che sia impossibile confonderla con quelle che sono già state scoperte, e, anche, se osiamo dirlo, con nessuna di quelle che potranno essere descritte". Talvolta è indicato chi procurò la pianta; ad esempio di Trifolium echinatum capite (Trefle teste herissée) leggiamo: "M. Magnol, dottore in medicina, assai curioso e sapiente nella conoscenza delle piante, ce l'ha inviata da Montpellier". La descrizione di ciascuna specie è preceduta da un'incisione a piena pagina di ammirevole precisione e finezza, disegnata e incisa ad acquaforte da Nicolas Robert. Nei dieci anni successivi, il progetto va avanti e si precisa una specie di lenta routine. Robert e altri, tra cui Louis de Châtillon che ne prosegue l'opera dopo la sua morte nel 1685, disegnano e incidono 319 tavole, con una spesa che dovette essere indubbiamente notevole, poiché il disegno di ogni tavola è pagato 22 livres e l'incisione tra 85 e 97 livres, Bourdelin, fino alla morte nel 1699, fa numerose analisi, senza tuttavia raggiungere alcun risultato concreto. Nel Petit Jardin Nicolas Marchant coltiva piante rare, le descrive e passa gli esemplari ai pittori e a Bourdelin. Nel 1676 muore, ma il suo lavoro viene continuato dal figlio Jean (1650-1738) che nel solo 1680 fa venire "da paesi stranieri" i semi di ben 500 piante. Eppure né le sue descrizioni né le analisi di Bourdelin saranno mai pubblicate e l'opera finì per essere accantonata. Certamente contò non poco la morte di Colbert (1683); i suoi successori, prima Louvois poi Pontchartrain, dimostrarono un interesse quanto meno tiepido verso il progetto. Ma soprattutto Marchant perse il suo principale protettore proprio mentre il suo anniversario Fagon faceva carriera, divenendo prima medico della regina e dal 1693 archiatra e intendente del Jardin du roi. Contemporaneamente, proprio grazie al sostegno di Fagon, Pitton de Tournefort si affermava come nuova stella della botanica francese. Arrivato a Parigi nel 1683 come sotto dimostratore supplente di Fagon, presto divenne un caposcuola e un insegnante carismatico; nel 1691 fu ammesso all'Accademia delle scienze come terzo botanico accanto a Dodart e Jean Marchant. Secondo l'Histoire de l'Academie Royale des Sciences tra il 1691 e il 1693 collaborò con loro alle descrizioni per l'Histoire des plantes, ma di fatto si era ormai verificato un mutamento di paradigma scientifico. Contemporaneamente, per i suoi studenti stava scrivendo l'opera fondativa della botanica moderna, Elemens de botanique. L'era dei cataloghi sul modello del Pinax era tramontata, per lasciare il posto alla sistematica. Nel 1694, a sancire il passaggio, tre eventi simbolici: la pubblicazione di Elemens de botanique, la ristrutturazione delle aiuole del Jardin con le piante classificate secondo il sistema di Tournefort, la sopressione del posto di "concierge et directeur de la culture des plantes". L'Accademia prese atto del cambiamento di paradigma e abbandonò definitivamente l'Histoire des plantes. Mentre Dodart, uomo disinteressato dal carattere mite, accettò il fatto compiuto, Marchant non si rassegnò. Rimasto senza incarichi ufficiali, senza finanziamenti, né una pensione, privato del giardino sperimentale, continuò a descrivere nuove piante, forse in vista di un'opera propria che non riuscì a finire. L'Accademia pubblicò sporadicamente qualche sua memoria, in cui si rivela eccellente osservatore. Tra le più significative, Sur la Production de nouvelles especes de plantes, pubblicato nel 1719 in cui fu tra i primi a documentare, attraverso lo studio di Mercurialis annua, che le forme delle piante possono mutare, contraddicendo così l'idea allora dominante che le specie non cambiano nel tempo e conservano la forma data da Dio al momento della creazione. E' dunque considerato uno dei primi precursori dell'evoluzionismo. Un errore fecondo, ovvero la scoperta di Marchantia Le capacità di osservazione, ma anche l'indipendenza di pensiero di Jean Marchant sono confermate da un'altra memoria, pubblicata negli atti dell'Accademia nel 1713, Nouvelle Découverte des Fleurs et des Graines D'une Plante rangée par les Botanistes sous le genre du Lichen. Osservando con la lente di ingrandimento una pianta nota fin dai tempi antichi e classificata tra i licheni, osservò strutture riproduttive che prese per fiori e semi. Non lo erano; giusta invece la conclusione: non si trattava di un lichene, ma una pianta appartenente a un genere del tutto nuovo. Lo chiamò Marchantia in memoria di suo padre "il fu M. Marchant che per primo ebbe l'onore di occupare il posto di botanico in questa accademia, quando il re creò questa istituzione nel 1666". Ne approfittò anche per togliersi un sassolino dalle scarpe: per definire le caratteristiche dei licheni fece riferimento al "più moderno di questi autori"e alle sue Institutiones rei herbariae, ovvero a Tournefort; dopo aver dimostrato anche partendo da questa premessa che la specie in questione non è un lichene, concluse: "La scoperta di questo fenomeno [= la fioritura di Marchantia] è stata a lungo celata ai botanici, dal momento che lo stesso M. Tournefort, che ha definito il carattere generico di Lichen, non ne fa menzione". Ufficializzato da Linneo, Marchantia è uno dei generi più noti e tipici delle epatiche, tanto da dare il nome non solo a una famiglia (Marchantiaceae), ma alla divisione (Marchantiophyta) che comprende tutte le epatiche. Insomma, almeno da questo punto di vista, la mossa di Jean Marchant per sottrarre suo padre dall'oblio si è rivelata decidamente vincente. Marchantia comprende da venti a quaranta specie (il numero varia di molto da uno studioso all'altro), presenti in tutto il mondo, soprattutto in ambienti umidi. Sono caratterizzate da un tallo appiattito a forma quasi di nastro, differenzato in due strati: quello superiore, con epidermide ben definita e provvista di pori, che provvede alla fotosintesi; quello inferiore con funzione di riserva. Il tallo presenta piccole strutture a forma di coppa chiamate gemme, contenenti piccoli pezzi di tessuto utilizzati per la riproduzione asessuata. Può infatti riprodursi sia in modo asessuato, sia in modo sessuato, tramite strutture riproduttive dette anteridi (maschili) e archegonia (femminili). Non producono semi, ma spore. La specie studiata da Marchant è M. polymorpha, un'epatica a diffusione planetaria (tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide), altamente variabile, con numerose sottospecie. Dioica, presenta strutture riproduttive maschili e femminili su piante separate; probabilmente a ingannare Marchant che li scambiò per fiori furono gli archegoniofori costituiti da uno stelo con raggi a forma di stella. Questa specie è spesso visibile anche nei nostri giardini dove può infestare vasi e strutture. E' anche una pianta pioniera, spesso la prima a crescere dopo un incendio. A causa della forma del tallo, che può ricordare vagamente quella del fegato, sulla base della dottrina delle segnature per secoli è stata ritenuta un rimedio per le malattie di questo organo; da questa credenza deriva il nome "epatica".
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2025
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