A più riprese, trasportati dalle navi della Compagnia svedese delle Indie orientali che fanno scalo al Capo di Buona Speranza di ritorno dalla Cina, arrivano a Linneo cesti e cassette con il gradito dono di piante, bulbi, insetti sudafricani. Il donatore è il governatore Ryk Tulbagh, abile e solerte funzionario coloniale appassionato di scienza. E Linneo lo ricambierà con la dedica dell'odorosa ma bellissima Tulbaghia. ![]() Dalla gavetta a padre della Colonia Il 22 febbraio 1751, la Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC) nominò governatore della Colonia del Capo il cinquantenne Ryk Tulbagh (1699-1771) che assunse il suo incarico il seguente 15 aprile. Era il culmine di una carriera partita dalla gavetta. Nato in una modesta famiglia di Utrecht, che durante la sua infanzia si era trasferita a Bergen-op-Zoom, vi frequentò le scuole e imparò il suo latino; quindi a sedici anni si imbarcò su una nave della VOC diretta al Capo, con un contratto di cinque anni come apprendista, che poteva comportare di "imbracciare un moschetto o impugnare una penna". Diligente, industrioso e di buone maniere, si fece presto notare dai superiori; a diciannove anni fu nominato assistente segretario del Consiglio di Polizia, e tre anni dopo fu promosso impiegato capo e segretario del Consiglio. Era un compito di responsabilità che comportava una stretta relazione sia con il governatore, che presiedeva quell'organismo, sia con la direzione della VOC (i famosi, o famigerati, 17 signori). Nel 1725 sposò Elizabeth Swellengrebel, sorella di un membro del Consiglio, Hendrik Swellengrebel. Nel 1728 ottenne il rango di mercante junior (al di là del nome, si trattava di un grado gerarchico che non implicava necessariamente compiti di compravendita), un seggio nella corte di giustizia ed entrò a fare parte del Consiglio con diritto di voto. Nel 1732, fu promosso mercante senior. Nel 1737 alla morte del governatore Adriaan van Kervel, il Consiglio dovette affrontare una decisione difficile. La consuetudine voleva che fosse nominato governatore il secunde, ovvero il funzionario di più alto rango dopo il governatore stesso; a rivestire questo ruolo era Hendrik Swellengrebel, il cognato di Tulbagh. Tuttavia il fiscale Daniël van den Henghel rivendicava per sè l'incarico, in quanto mercante senior da un numero maggiore di anni. Quando si passò ai voti, i due candidati risultarono in parità. Si decise perciò di ricorrere al sorteggio, che favorì van den Henghel. La decisione definitiva però spettava ai 17 signori; appena furono informati, censurarono l'operato del Consiglio e stabilirono che van den Henghel tornasse al ruolo precedente, Hendrik Swellengrebel fosse promosso governatore e Ryk Tulbagh secunde, ruolo che ne faceva il presidente dell'Alta corte e gli apriva la strada di futuro governatore. Tulbagh affiancò il cognato per 14 anni e quando questi lasciò l'incarico per stabilirsi in Olanda, gli succedette puntualmente. Fu poi governatore per un ventennio (fino alla morte, avvenuta nel 1771), segnando profondamente la vita della Colonia. Con trent'anni di esperienza amministrativa, conosceva perfettamente tutti i problemi di affrontare. Privo di figli, e rimasto vedovo fin dal 1753, poteva dedicare tutto il suo tempo e le sue energie ai suoi amministrati, che presero a chiamarlo affettuosamente "papà Tulbagh ". La più celebre delle sue iniziative, tuttavia, certo non fu gradita a tutti: sul modello già imposto a Batavia, introdusse una legge suntuaria che vietava gli abiti di velluto, di seta o con strascico, le carrozze ornate con stemmi, le ostentazioni durante i funerali e l'uso di ombrelli parasole retti da schiavetti (erano uno status symbol). Né tutti avranno approvato il Codice Tulbagh emanato nel 1754, che rendeva meno dura la condizione dei neri: quelli nati liberi (Fryswartes) ottenevano la parità legale, mentre agli schiavi era concesso di praticare un mestiere per mantenersi ed acquistare la propria libertà; la pena di morte rimaneva solo per chi avesse ucciso il proprio padrone, mentre per reati minori era previsto il lavoro forzato. A conquistare l'affetto degli abitanti della colonia furono invece certamente la costruzione di nuove strade e di nuove aree urbanizzate, l'installazione di prese d'acqua nelle vie cittadine per combattere tempestivamente gli incendi, la creazione di una stazione di polizia, le misure sanitarie contro le ricorrenti epidemie di vaiolo, l'apertura della prima biblioteca pubblica. Durante il suo mandato, riprese anche l'esplorazione del territorio. Nel 1752 ricorreva il centenario della creazione della Colonia, Oltre a celebrarlo con una solenne cerimonia e con un banchetto cui furono invitati i borghesi della città e gli ufficiali delle navi straniere che in quel momento erano all'ancora nella Baia, Tulbagh volle solennizzarlo con una spedizione, la più vasta dai tempi di Simon van der Stel nel 1685. Il primo scopo era comprendere meglio la situazione ai confini orientali della colonia, che non erano mai stati definiti con esattezza. In teoria il confine era il Great Fish River, ma da tempo gruppi di cacciatori e allevatori lo avevano superato e non erano mancati tragici scontri popolazioni locali, soprattutto con i Bantu, che a loro volta muovevano verso sud e verso occidente alla ricerca di nuovi pascoli. La spedizione si svolse tra il febbraio e il novembre 1752 e coinvolse ben 71 persone e un convoglio di undici carri, sotto il comando dell’insegna August Frederik Beutler; oltre a un cartografo, un diarista ufficiale e un chirurgo, c’era anche un addetto alla raccolta delle piante, il sorvegliante del granaio della compagnia Hendrik Beenke. Muovendosi verso nord est, il gruppo esplorò i territori dei Thembu e degli Xhosa fino al Qora River. Una spedizione anche più imponente avvenne una decina di anni dopo. Nel 1760 il fattore Jakobus Coetse fu autorizzato a una spedizione di caccia agli elefanti; dopo aver attraversato le Copper Mountains, piegò a nordest e dopo dodici giorni giunse al Gariep, o “Grande fiume” (qualche anno dopo sarebbe stato ribattezzato Orange River) e ne seguì il corso per un tratto. Al ritorno, ne parlò con il capitano Hendrik Hop. Questi propose a Tulbagh di inviare una spedizione ad esplorare il territorio scoperto da Coetse. Diretta dallo stesso Hop, essa si svolse tra il luglio 1761 e l’aprile 1762 e vide la partecipazione sia di una trentina di coloni volontari (tra cui Coetse) sia della VOC, che fornì tre carri, armi, materiali e una cinquantina di portatori ottentotti e personale tecnico: un topografo, un esperto di metallurgia e il capo giardiniere Johann Andreas Auge. Il gruppo si mosse lungo l’itinerario già percorso l’anno prima da Coetse e dopo aver attraversato il fiume, si spinse a nord fino all’attuale Warmsbad in Namibia dove giunse in dicembre; l’estrema aridità di questa regione li costrinse a ritornare sui loro passi. In seguito a queste spezioni, nel 1770 Tulbagh fissò i confini della colonia al distretto di Swellendam a est e ai monti Swartberg a nord. Di fatto, non furono mai rispettati né dai coloni né dai Bantu, Veniamo ora alla politica culturale di Tulbagh che, nonostante la sua limitata formazione, era un uomo colto che padroneggiava perfettamente il latino e il francese; di mente aperta, abbandonò il tradizionale atteggiamento di chiusura e di sospetto con il quale la VOC guardava agli stranieri. Poco dopo la sua nomina, arrivò dalla Francia l’abate Louis-Nicolas de Lacaille (o La Caille, 1716-1772), inviato dall’Accademia delle Scienze a fare osservazioni astronomiche e geodetiche. Tulbagh fece costruire per lui un osservatorio, attrezzato con gli strumenti che questi aveva portato dalla Francia. Nell’arco di circa due anni (aprile 1751-marzo 1753), l'abate fece straordinarie osservazioni: catalogò circa 10.000 stelle del cielo australe, determinò la longitudine dell’insediamento, misurò la lunghezza di un grado di latitudine e corresse la carta del territorio fino a St Helena Bay. Durante il suo soggiorno, mandò periodicamente a Parigi esemplari naturali, inclusi semi e bulbi, e al suo ritorno portò con sé un erbario per il Jardin des Plantes. Come abbiamo visto, durante le spedizioni, e certamente anche al di fuori di esse, venne promossa la raccolta di esemplari di piante e animali; gli archivi attestano che membri della Compagnia erano regolarmente inviati alla ricerca di piante, erbe e insetti. Il più attivo di questi raccoglitori era certamente Johann Andreas Auge (1711-ca. 1805) che Tulbagh promosse sovrintendente del giardino della VOC al Capo. Le raccolte erano destinate al giardino stesso, ma anche agli orti botanici di Leida e Amsterdam, nonché a scienziati europei. Il più noto di questi corrispondenti è indubbiamente Linneo, con il quale il governatore probabilmente entrò in contatto intorno al 1760 attraverso il capitano Ekeberg. Nel 1761 gli inviò circa 200 piante, diversi uccelli impagliati, una collezione di bulbi e una cinquantina di tipi di semi, presumibilmente raccolti da Auge. Linneo espresse la sua soddisfazione con una lettera di ringraziamento che purtroppo non ci è pervenuta. Tulbagh replicò con l'invio di una cassa con 63 tipi di bulbi da fiore, un cesto con 82 tipi di semi e una cassetta dei "migliori insetti che offre questo paese" (lettera del 25 aprile 1763). La risposta di Linneo (lo vedremo meglio più avanti) fu la dedica del genere Tulbaghia, annunciata con una lettera datata 30 giugno 1764. La corrispondenza continuò negli anni successivi, ma tutte le lettere sono andate perdute, tranne quella inviata da Tulbagh il 20 marzo 1769 in cui promette l'invio di altri bulbi e di un "libro di piante secche", ovvero un erbario. Forse esso non avvenne mai: Tulbagh sarebbe morto poco più di un anno dopo, e anche la salute di Linneo aveva cominciato a declinare. Poté però approfittare degli invii del governatore per descrivere numerose piante sudafricane in Mantissa plantarum altera (1771), una delle quali è appunto quella dedicata al generoso governatore, T. capensis. ![]() Bulbose in technicolor Torniamo dunque a quella lettera del 1764 in cui Linneo annuncia la creazione del genere Tulbaghia, accludendo anche un disegno della pianta che, confida, "sarà un monumento duraturo a Vostro Onore finché perdurerà la tribù dei vegetali"; chiede poi di inviargliene qualche bulbo, "affinché possa essere propagata e diffusa in tutti i giardini d'Europa, così da rendere il vostro nome familiare a tutti gli amanti delle piante rare e belle". Quindi si congratula con Tulbagh per abitare (e governare) un vero paradiso terrestere, e conclude: "Se potessi scambiare il mio destino con quello di Alessandro Magno, di Salomone, di Creso o di Tulbagh, senza esitazione preferirei quest'ultimo". Oggi il genere Tulbaghia (famiglia Amaryllidaceae) comprende 28 specie di bubose, distribuite principalmente nella Provincia del Capo orientale. La loro caratteristica più evidente è il pronunciato odore agliaceo delle foglie, da cui il nome comune wild garlic, o anche society garlic, forse perché tendono a formare gruppi fitti e compatti, oppure perché il loro odore, meno pungente di quello dell'aglio, li rende adatti ad essere consumati in società. Sono per altro piante molto belle, spesso con fiori dal colore insolito e con una struttura singolare, data da sei tepali più o meno stretti e da una piccola "corona centrale", a volta in colore contrastante. La specie più rustica e più frequentemente coltivata da noi è T. violacea che nel corso dell'estate produce splendidi fiori viola ametista che, a dispetto dell'odore delle foglie, sono anche piacevolmenti profumati. Vale però la pena di menzionare almeno T. acutiloba, con fiori a tromba con tepali bianco-verdastro e corona aranciata, la candida T. cominsii, la gialla T, dregeana, la rossa T. capensis che profuma di notte. Qualche approfondimento nella scheda.
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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