Nel nostro paese sono presenti almeno quattro specie di Kickxia, ma dato che vivono in ambienti disturbati e sono piante esili, le tipiche erbacce, forse non facciamo loro molto caso. Quel curioso nome denso di consonanti è un omaggio al farmacista e botanico belga Jean Kickx senior, capostipite di una dinastia di botanici. ![]() Tre generazioni di botanici Talvolta, il nome di un autore botanico termina con f., un'abbreviazione che significa filius ovvero "figlio". Il caso emblematico è il nome d'autore L.f. che si riferisce a Carl von Linné junior (1741-1783), ovvero al figlio di Linneo (il cui nome d'autore, il più breve di tutti, è L.). I casi di uso dell'abbreviazione sono almeno una quindicina. Talvolta, padre e figlio condividono anche il nome proprio ed essa è l'unico modo per distinguerne i contributi; oltre al figlio di Linneo, possiamo citare Albrecht von Haller junior (Haller f.), figlio del grande scienziato omomimo, oppure i botanici olandesi Reinier Cornelis Bakhuizen van den Brink padre e figlio (Bakh. e Bakh.f.). Più spesso padre e figlio portano nomi personali diversi, ma l'uso del medesimo nome d'autore seguito dalla abbreviazione f. può essere un modo per affermare la continuità con la figura paterna e rivendicarne l'eredità scientifica. Potrebbe essere il caso dei due Bertoloni Antonio (Bertol.) e Giuseppe (Bertol.f.), dei due Balfour John Hutton (Balf.) e Isaac Bayley (Balf.f.) o ancora dei due Hooker William Jackson (Hook.) e Joseph Dalton (Hook.f.). Seguire le vicende di queste coppie di padre e figlio può essere dunque un'interessante strada da percorrere per scoprire interessanti personalità della botanica, soprattutto ottocentesca. Iniziamo da una coppia di omonimi, i botanici belgi Jean Kickx senior (1775–1831, J.Kickx) e Jean Kickx junior (1803-1864 J.Kickx f.), per i quali la tradizione scientifica familiare e la continuità tra generazioni è particolarmente evidente e coinvolge anche un nipote, Jean Jacques Kickx (1842–1887, J.J.Kickx). Il primo Jean Kickx, figlio di un farmacista di Bruxelles, continuò l'attività paterna, fino a diventare ispettore generale delle farmacie ospedaliere; contemporanemente, appassionato di botanica, incominciò a esplorare la flora dei dintorni della città natale e dopo una quindicina di anni di ricerche nel 1812 pubblicò Flora Bruxellensis, che copriva 823 specie, con le diagnosi riprese da Linneo, un'accurata indicazione dei luoghi di raccolta e la segnalazione del nome fiammingo. La botanica belga era ancora agli esordi e l'opera lo fece conoscere negli ambienti scientifici, aprendogli le porte dell'Accademia delle scienze e lettere, cui fu ammesso nel 1817. Si interessava anche di mineralogia, argomento cui dedicò diverse memorie, e nel 1822 fu incaricato dall'Accademia di esplorare le grotte di Han sur Lesse; nel 1823, alla morte di Adrien Dekin, gli subentrò come insegnante di scienze naturali alla scuola di medicina, per poi assumerne l'insegnamento anche al Museo di scienze e lettere. Dalla moglie Jeanne-Catherine Van Merstraeten ebbe cinque figli, di cui sopravvisse unicamente il già citato Jean Kickx junior. Come il padre fu botanico e mineralogista, ma al contrario di lui, appartenendo a una generazione successiva, ebbe una formazione accademica, Nel 1830 si laureò in scienze e farmacia a Lovanio. La passione per la botanica gli arrivava dal padre, che spesso accompagnava nelle sue escursioni. Intenzionato a intraprendere la carriera universitaria, prima ancora di conseguire la laurea partecipò a vari concorsi, presentando tra l'altro una memoria sulle piante officinali e tossiche dell'area di Lovanio. Nel 1831, in seguito alla morte del padre, ne vendette la farmacia per concentrasi sulla ricerca e l'insegnamento; gli subentrò infatti come professore di scienze naturali al Museo e alla scuola di medicina. Tra il 1830 e il 1835 pubblicò diverse memorie di botanica e nel 1835 Flore cryptogamique des environs de Louvain. Nel dicembre 1835 fu nominato professore straordinario di botanica all'università di Gand, e professore ordinario dal 1841. Da quel momento poté dedicarsi più ampiamente ai suoi studi sulle crittogame; tra il 1841 e il 1855 pubblicò negli Atti dell'Accademia delle Scienze Recherches pour servir à la JFore cryptogamique des Flandres, articolato in cinque memorie. Costituivano il prologo di un trattato sulla flora crittogamica fiamminga che tuttavia non riuscì a pubblicare. Gand era una città dinamica e intellettualmente vivace, oltre che il principale centro dell'orticoltura belga; Kickx riunì intorno a sè un circolo di amatori e nel 1862 fu tra i fondatori della Société royale de botanique de Belgique, di cui divenne il primo presidente. Alla sua morte nel 1864, ne avrebbe raccolto il testimone il figlio Jean Jacques. Laureatosi in botanica a Bonn nel 1863, nel 1867 fu nominato professore di botanica all'università di Gand e direttore dell'orto botanico. Lo stesso anno pubblicò l'opera postuma del padre Flore Cryptogamique des Flandres. Pubblicò inoltre diverse memorie di botanica e un lavoro sulla formazione e la divisione delle cellule con il botanico e fisiologo tedesco Eduard Strasburger, Nel 1879, come il padre prima di lui, fu nominato presidente della Société royale de botanique de Belgique e nel 1887 rettore dell'Università. ![]() Il genere Kickxia Nel 1827 Dumortier pubblicò un primo genere Kickxia (Plantaginaceae), senza indicarne il dedicatario. Ma poiché all'epoca Jean senior era un botanico riconosciuto, mentre Jean junior era ancora uno studente universitario, non c'è dubbio che pensasse al padre. L'anno dopo Blume pubblicò Kixia (Apocynaceae), poi ripubblicato anni dopo con la grafia corretta e la precisazione "questo genere è stato da me nominato in perpetua memoria di due botanici, a me carissimi e più che degni di questo onore della scienza amabile. Sono J. Kickx, curatore di Flora Bruxellensis, e J. Kickx figlio, professore a Gand e autore di libri utilissimi soprattutto sulle crittogame". Bellissima e ben intenzionata dedica, ma per la regola della priorità il nome di Blume è illegittimo. Dunque l'unico dedicatario di un genere valido rimane il padre. Il figlio si consola con il genere di funghi Kickxella, che dà anche il nome a una famiglia (Kickxellaceae). Kickxia (Plantaginaceae) è un genere di circa 24 specie di erbacee diffuse dall'Europa all'Asia centrale e all'Himalaya e dalla Macaronesia alla penisola arabica attraverso il Sahara e il Sahel. Quattro sono presenti nella nostra flora: K. elatine, K. cirrhosa, K. commutata, K. spuria; una quinta, K. lanigera, era presente in Sicilia ma ora è considerara estinta. Sono erbacee annuali o perenni, con fusto strisciante, eretto o rampicante, esile e peloso. Pelose sono pure le foglie, alterne, ovate, cordate o sagittate. I fiori, portati su lunghi peduncoli, sono solitari, con corolla bilabiata e un caratteristico sperone nella parte posteriore; possono essere bianchi, gialli o viola. Il frutto è una capsula sferica che contiene molti piccoli semi. L'habitat tipico sono i terreni incolti, i bordi dei campi, i campi abbandonati, e spesso sono considerate infestanti. Le due specie più comuni, K. elatine e K. spuria, di origine euro-mediterranea, sono state introdotte come infestatanti dei coltivi in altre aree, dalle Americhe al Sudafrica, alle isole Britanniche al Nord Europa.
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Nel febbraio 1787, William Curtis pubblica il primo numero di The Botanical Magazine, una rivista illustrata di botanica e giardinaggio di nuova concezione. Da allora le pubblicazioni non sono mai cessate; strettamente associato con i Kew Gardens che ne sono tuttora l'editore, è il periodico botanico più longevo e, dopo più di due secoli, continua ad essere un luogo d'incontro privilegiato tra scienza, passione per le piante ed arte. Innumerevoli le piante che sono state descritte e pubblicate la prima volta nelle sue pagine; le sue illustrazioni costituiscono la più vasta serie di illustrazioni botaniche mai prodotta. Dal 1801 la rivista porta il nome Curtis's Botanical Magazine in ricordo del suo fondatore cui è anche stato dedicato il genere monotipico Curtisia. ![]() Come un farmacista diventò botanico In Gran Bretagna, l'ultimo quarto del Settecento fu segnato da un profondo mutamento delle pubblicazioni di scienze naturali. Mentre fino ad allora erano scritte per lo più in latino e si rivolgevano a un pubblico di addetti ai lavori (scienziati, medici, farmacisti) che si era via via allargato a un'élite di gentiluomini amatori, quasi sempre con notevoli disponibilità economiche, ora c'erano molte altre persone interessate a leggere di argomenti scientifici: donne, artigiani, membri della classe media. A colmare le loro attese fu un fiorente mercato di pubblicazioni divulgative accessibili e spesso esteticamente curate. Uno dei protagonisti di questa svolta fu senza dubbio William Curtis (1746-1799). Nato in una famiglia quacchera di Alton (Hampshire), come non conformista era escluso dagli studi universitari. In famiglia c'era però una forte tradizione medica: il nonno, uno zio, due fratelli e un cugino erano chirurghi e farmacisti. William avrebbe dunque seguito le loro orme, inizialmente sotto la guida del nonno, di cui fu apprendista per cinque anni. Già allora però si faceva sentire l'interesse per la natura, grazie a Thomas Legg, oste e naturalista dilettante, in compagnia del quale egli percorreva la campagna alla ricerca di piante e insetti, con disapprovazione del nonno. Fu forse per allontanarlo dalle distrazioni della campagna che questi decise di spedirlo a completare il tirocinio a Londra, per un anno nella bottega di George Vaux e per due in quella di Thomas Talwin; intanto seguiva i corsi di chirurgia al St. Thomas Hospital e continuava a coltivare botanica e entomologia con i nuovi amici londinesi, come John Coakley Lettsom che lo mise anche in contatto con un altro medico quacchero, John Fothergill. Nel dicembre 1771 fu ammesso alla corporazione dei farmacisti ed aprì una propria bottega in società con il chirurgo William Wawell. Secondo diverse fonti, sarebbe subentrato a Talwin alla morte di questi, ma poiché Talwin nel 1774 era ancora vivo e risulta tra gli esaminatori per l'ammissione alla corporazione, la notizia è certamente errata. All'epoca, infatti, Curtis aveva già abbandonato la farmacia per seguire la sua vera vocazione. Così descrive la circostanza James Edward Smith: "I doveri di un praticante su e giù per le strade cittadine mal si accordavano con le escursioni di un naturalista; il farmacista fu presto offuscato dal botanico, e la bottega sostituita da un giardino". Infatti nel 1771 Curtis cedette impulsivamente il negozio al socio per fondare il suo primo orto botanico, situato in un terreno di appena un acro a Bermondsey, non lontano dall'attuale Old Vic, e dedicato principalmente alla flora britannica. È dello stesso anno il suo primo libro, Instructions for collecting and preserving insects. Rivolto esplicitamente ai principianti, fornisce istruzioni pratiche per catturare, montare e conservare esemplari di insetti, "in particolare falene e farfalle". L'anno successivo seguì un lavoro più ambizioso, Fundamenta Entomologiae: or, an Introduction to the Knowledge of Insects, ovvero la traduzione della tesi omonima di Andreas Johan Bladh, pubblicata da Linneo nel settimo volume di Amoenitates Academicae. Le tesi, all'epoca, erano per lo più scritte dai professori, e possiamo concordare con la prefazione che "se non si tratta interamente di un'opera di Linneo, ha avuto la sanzione della sua approvazione". Per avvicinare all'entomologia un pubblico più ampio, Curtis mirò a un linguaggio piano e scorrevole e aggiunse due tavole calcografiche. Ormai cominciava ad essere conosciuto negli ambienti dei naturalisti e nel dicembre 1772 fu nominato dimostratore di botanica del giardino dei farmacisti di Chelsea, prendendo servizio all'inizio del 1773. Tra i suoi compiti, coordinare il mantenimento del giardino, supervisionare il lavoro del capo giardiniere William Forsyth, tenere lezioni di botanica agli apprendisti farmacisti, organizzare le escursioni o herborizing, predisporre 50 esemplari d'erbario da consegnare ogni anno alla Royal Society. Dopo un buon inizio, le inadempienze di Curtis e gli ammonimenti del Comitato direttivo incominciarono a moltiplicarsi, fino alle dimissioni presentate nel 1777. In effetti a distogliere l'attenzione di Curtis dai suoi compiti a Chelsea era il progetto, secondo le parole del suo primo biografo R.J. Thornton, di dare al paese "una storia naturale completa delle isole britanniche con tavole illustrate per ciascun oggetto, [...] non in una scala minuscola e inadeguata, ma giusta, nobile e magnifica, come il nostro Impero, davvero degna della nazione britannica". Come primo atto, si trattava di descrivere nel modo più completo possibile le piante indigene che crescevano in un raggio di dieci miglia dalla capitale. Nacque così Flora londinensis; era un'opera in formato in folio con illustrazioni estremamente accurate a grandezza naturale, affidate principalmente a William Kilburn, Sydenham Edwards, James Sowerby, Francis Sansom e forse altri (nessuna tavola è firmata). Per realizzarla, Curtis fece accurate ricerche spingendosi anche oltre le dieci miglia dichiarate, tanto che Flora londinensis è considerato di fatto la prima flora dell'Inghilterra meridionale. Per ogni specie viene indicato il nome latino e quello inglese, seguiti dai sinonimi edei principali autori, da una diagnosi in latino e in inglese, da una nota in inglese sull'habitat, la distribuzione, il mese di fioritura e elementi utili a facilitare l'identificazione. Commercializzata con il metodo della sottoscrizione (il primo volume riporta una lista di 321 sottoscrittori) era venduta in fascicoli, ciascuno dei quali conteneva la trattazione di sei specie e altrettante tavole; dodici fascicoli formavano un volume. Il primo fascicolo (costava 2 scellini e mezzo in bianco e nero, 5 scellini a colori, 7 scellini e mezzo se colorato con maggior accuratezza) uscì nel 1775, il primo volume fu concluso nel 1777, l'ultimo nel 1798, un anno prima della morte dell'autore, per un totale di 72 fascicoli, 6 volumi, 432 incisioni. ![]() La nascita di una rivista mitica Era un'opera magnifica, che fu immediatamente lodata per la bellezza e la precisione delle tavole, ma anche per la completezza delle ricerche botaniche. Tuttavia era anche costosissima e non fu un successo commerciale, anche se per arrotondare le entrate le tavole colorate a mano venivano anche vendute separatamente; il numero dei sottoscrittori non si allargò e di ogni fascicolo non furono mai stampate molto più delle 330 copie iniziali. Nonostante l'eredità paterna, il soccorso finanziario di lord Bute cui l'opera è dedicata e di altri amici, Curtis si trovò in ristrettezze finanziarie e dovette rallentare il ritmo di pubblicazione. Abbiamo visto che fin dal 1771 egli aveva creato un piccolo orto botanico a Bermondsey; nel 1778 lanciò una sottoscrizione per creare un orto botanico aperto al pubblico battezzato London Botanic Garden; in effetti, non esisteva nulla di simile. Anche se ammettevano selezionati visitatori, il giardino di Chelsea era riservato ai farmacisti e i Kew Gardens al sovrano; l'orto botanico concepito da Curtis era invece pensato per "l'uso del medico, del farmacista, dello studente di medicina, dell'agricoltore scientifico, del botanico (particolarmente del botanico inglese), dell'amante dei fiori e del pubblico in generale". Sarebbe dunque stato aperto a tutti, dietro pagamento del biglietto d'ingresso, e avrebbe raccolto piante native, piante officinali, piante agricole e alimentari, piante belle per soddisfare un pubblico così vasto e variegato. Grazie a numerosi sottoscrittori (amici, collezionisti, vivaisti, lo stesso giardino di Kew) Curtis ottenne circa 6000 piante che, insieme a quelle trasferite da Bermondsey, vennero piantate in un terreno più vasto situato a Lambeth Marsh in un'area posta tra gli attuali Westminster Bridge e Waterloo Station. Il London Botanic Garden aprì i battenti il 1 gennaio 1779; il biglietto d'ingresso non era modico (una ghinea), ma dava anche accesso alla biblioteca. Le piante era sistemate in aiuole dove, etichettate secondo il sistema di Linneo, erano contrassegnate da bastoni colorati: blu per le piante alimentari e orticole, neri per quelle velenose, rossi per le tintorie, verdi per le agricole e gialli per le officinali. Più che a un orto botanico, assomigliava dunque a un museo all'aria aperta. Era però anche un vivaio dove era possibile acquistare semi e talee delle piante esposte. Curtis vi teneva anche periodicamente lezioni o conferenze di botanica. Fu grazie ai visitatori del giardino che Curtis concepì infine l'idea vincente. Molti appassionati lamentavano che mancassero opere autorevoli che fornissero informazioni aggiornate sulle piante esotiche che da ogni parte affluivano sempre più numerose e che essi coltivavano nelle loro serre e nelle loro aiuole. Spesso seguiva la più grande delusione perché quelle straniere, in mancanza di cure adeguate, morivano. La risposta di Curtis fu la pubblicazione di The Botanical Magazine; il primo numero, rivolto "alle signore, ai signori e ai giardinieri che desiderano acquisire una conoscenza scientifica delle piante che coltivano", uscì il 1 febbraio 1787; secondo il modello sperimentato in Flora londinensis semplificato e adattato al nuovo scopo, di ogni pianta era fornito il nome latino, il nome inglese, la classificazione nel sistema di Linneo, una breve diagnosi in latino (distinta in generica e specifica), qualche referenza bibliografica, un breve testo inglese con provenienza, habitat e dettagliate indicazioni di coltivazione (per lo più ricavata dal Gardeners Dictionary di Miller), un'illustrazione a grandezza naturale, anche se dall'imponente in folio si era passati al più maneggevole ottavo. La rivista sarebbe uscita a cadenza mensile (ogni numero costava uno scellino), presentando ogni volta tre nuove piante; quelle scelte per il numero d'esordio sono Iris persica (una pianta notoriamente di difficile coltivazione), Rudbeckia purpurea (oggi Echinacea purpurea), Helleborus hyemalis (oggi Eranthis hyemalis). Bellissima è soprattutto la delicatissima tavola di Iris persica, disegnata da James Sowerby, che anche in seguito fu uno degli artisti principali, insieme a Sydenham Edwards. Le incisioni si devono invece Francis Sansom. Il successo fu travolgente: le sottoscrizioni arrivarono da appassionati, da persone colte ma anche del tutto digiune di botanica, e moltissime da giardinieri e vivaisti, che vi trovarono uno strumento di lavoro utilissimo. La tiratura di ogni numero presto superò le 2000 copie, garantendo a Curtis quel successo finanziario che era mancato a Flora londinensis; spiritosamente commentò che la rivista gli aveva procurato tanto lodi quanto pudding. Mentre la rivista proseguiva il suo cammino a gonfie vele, Curtis continuava a lavorare a mille progetti. Prendeva note per la progettata Flora britannica (nel 1782 trascorse sei settimane a botanizzare nello Yorkshire), l'invasione di un bruco irritante gli offrì l'occasione per tornare all'entomologia, lanciò (con esiti finanziari disastrosi, tanto che la pubblicazione fu sospesa dopo appena due fascicoli) un'opera illustrata sulle piante e gli animali usati in medicina, cercò di lanciare sul mercato foraggere e ortaggi di cui produceva i semi nel suo orto botanico, accompagnandoli con opuscoli informativi. Il suo vero successo rimaneva dunque la rivista, anche se a partire dal 1789 non mancò qualche critica. I lettori avevano notato con disappunto che delle 72 piante dei primi tre anni, ben 40 erano europee, mentre il loro interesse principale andava alle novità esotiche. Contro le loro preferenze, invece per Curtis le piante native erano state e continuavano ad essere il vero amore. Ne approfittò anche la concorrenza: nel 1797 Henry C. Andrews, botanico e illustratore, lanciò il periodico Botanist's Repository for New and Rare Plant, sottolineando che la maggior parte delle piante presentate dalla rivista di Curtis consisteva in "piante ben note e comuni, da lungo tempo coltivate nei nostri giardini". Furono piuttosto i successori di Curtis a trasformare il periodico nell'araldo delle piante esotiche. Inoltre nel 1790 Sowerby, che fino a quel momento aveva dipinto per The Botanical Magazine 56 tavole, lasciò la rivista per lavorare alla sua immensa English Botany, con testi di James Edward Smith, che in un certo senso è la realizzazione del progetto di una flora britannica concepito ma mai realizzato da Curtis. Nel 1789, allo scadere del contratto d'affitto, anche per sfuggire all'inquinamento urbano, Curtis trasferì il suo orto botanico a Brompton, una zona dove sorgevano diversi vivai. Per qualche tempo, pensò di associarsi con Haworth, riunendo alle sue collezioni e alla sua biblioteca quelle di quest'ultimo, ma il progetto naufragò. Nel 1798 divenne invece suo socio Salisbury, che era stato suo allievo e continuò a gestire il Brompron Botanical Garden anche oltre la morte di Curtis, avvenuta nel 1799, dopo di che trasferì il giardino a Chelsea. Al momento della morte di Curtis erano già usciti 13 volumi della rivista e la tiratura di ciascuna uscita si aggirava sulle 3000 copie. Della pubblicazione del volume 14 si occupò il fratello di Curtis Thomas; a partire dal 15, se ne prese carico il medico John Sims che in onore del fondatore mutò il titolo in Curtis's Botanical Magazine; da allora non ha mai cessato le pubblicazioni, divenendo il più longevo periodico di botanica; fino dall'Ottocento fu strettamente legato ai Royal Botanic Gardens di Kew che ne sono tuttora l'editore. ![]() Un albero sudafricano Nonostante la sua predilezione per le piante native, avrà certamente fatto piacere a Curtis la dedica da parte di Aiton, il capo giardiniere dei Kew Gardens, della sudafricana Curtisia faginea (ora C. dentata). E' l'unica specie di questo genere, anzi l'unica rappresentante di un'intera famiglia: inizialmente classificata nelle Cornaceae, è ora sistemata in una famiglia propria, Curtisiaceae. Curtisia dentata è un albero sempreverde di medie dimensioni (solitamente fino a 12 metri, ma può raggiungere 20 metri) che cresce in gran parte delle foreste del Sudafrica e dello Swaziland, dal livello del mare fino a 1200 metri, in diverse condizioni, ma con una predilezione per quelle mediamente umide, dove si trova insieme a Podocarpus latifolius e Olea capensis. Cresce anche nelle foreste aride, ma qui le sue dimensioni rimangono minori. E' un albero elegante che in Sudafrica è ampiamente utilizzato anche come ornamentale, come esemplare isolato o per formare siepi sempreverdi. Il suo nome afrikaans è assegaai "lancia" perché gli zulu lo capitozzavano alla base per raccoglierne i ricacci diritti e duri usati appunto come lance. Negli esemplari giovani, la corteccia è liscia e grigia o color cannella, ma con l'età diventa ruvida, dal marrone scuro al nero e profondamente fessurata. I giovani germogli e le nuove foglie sono vellutate e bronzo dorato. Le foglie adulte, sempreverdi, coriacee. ovate con apici acuti, margini profondamente dentati (da cui l'epiteto), disposte lungo i rami in coppie opposte, hanno pagina superiore liscia, verde scuro e lucida, mentre la pagina inferiore è grigio-verde con nervatura cospicua. Mentre i fiori sono insignificanti, oltre al bel fogliame un ulteriore elemento decorativo è costituito dai frutti, grappoli di bacche da arrotondante a ovali, carnose, da bianco crema a rosate, che rimangono a lungo sulla pianta. Sono eduli, ma amare. La corteccia è usata nella medicina tradizionale per curare diarrea e problemi di stomaco. Gli sono anche attribuite proprietà afrodisiache, cosa che ha portato ad un eccessivo sfruttamento e alla sua scomparsa in alcune parti del paese. Oggi è una specie protetta. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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