Linneo è morto da quasi quindici anni e in Francia c'è la rivoluzione quando Adam Afzelius parte per l'ultimo viaggio degli apostoli. A un mondo che traballa, dove le sicurezze illuministe lasciano il posto alle rivoluzioni e al misticismo, come i discepoli di Linneo che lo hanno preceduto in giro per il mondo, oppone tenacia e dedizione alla scienza. E lascia il suo nome a un genere di splendidi alberi tropicali. ![]() Una patria per gli schiavi liberati Sono passati quasi vent'anni dallo sfortunato viaggio di Berlin in Africa, quando Adam Afzelius parte a sua volta per la medesima meta, la Sierra Leone. Proprio su suggerimento di Henry Smeathman, il compagno di viaggio di Berlin, il paese è stato scelto dagli abolizionisti britannici per creare una colonia dove trovino una patria e un rifugio gli schiavi liberati; nel 1792, il progetto si concretizza nell'emigrazione di un migliaio di neri e nella fondazione della capitale, Freetown. Per rendere economicamente produttiva la colonia, affrancandola dal commercio degli schiavi, è necessario inventariare le risorse naturali del paese e individuarne le potenzialità economiche. E' un compito delicato, da affidare a esperti naturalisti, in primo luogo a un botanico; William Wilberforce, uno dei membri più influenti della Sierra Leone Company, che finanzia l'impresa, chiede consiglio a Joseph Banks, che propone appunto la candidatura di Afzelius, l'ennesimo allievo di Linneo approdato a Londra, in quegli anni di fine secolo ormai definitivamente la capitale mondiale della botanica. In quel momento Afzelius non è certo un giovanotto di belle speranze. Quando ha lasciato la Svezia l'anno prima, aveva già più di quarant'anni e aveva percorso lo gavetta di una modesta carriera accademica; è giunto a Londra proprio a cercare l'occasione di una spedizione scientifica che gli dia fama e rilanci la sua carriera stagnante (a Uppsala è ormai l'era di Thunberg: difficile competere con un personaggio di quel calibro). Quasi contemporaneamente, gli viene offerto di partecipare all'ambasciata in Cina di Macartney, ma Afzelius opta per la Sierra Leone: forse perché è rimasto un territorio quasi ignoto alla botanica europeo, forse perché diversi svedesi - seguaci di Swedenborg -sono membri attivi del movimento abolizionista; uno di loro è August Nordenskiöld, l'alchimista finno-svedese assunto dalla Compagnia come geologo. Lui e Afzelius faranno il viaggio d'andata insieme; ma per il compatriota non ci sarà viaggio di ritorno: morirà dopo pochi mesi. Un altro dei suoi influenti amici britannici, quel James Edward Smith che aveva acquistato le collezioni di Linneo ed era diventato presidente della Linnean Society, gli procura un assistente: un giovane italiano, Francesco Borone, suo servitore, che ha rivelato un sorprendente acume per la botanica. ![]() L'importante è non arrendersi Dopo i canonici due mesi di navigazione, nel maggio 1792 Afzelius e Borone sono a Freetown; trovano molte tensioni politiche, una crisi degli alloggi e molte difficoltà a preparare e soprattutto a preservare le collezioni in mancanza di carta, alcool, scatole a tenuta stagna (come dirà spiritosamente Smith, la Sierra Leone è un paese umido e "molto insettifero"); all'inizio non hanno neanche la casa promessa loro dalla compagnia. Ma soprattutto tutti e due si ammalano, presumibilmente di malaria; tanto che dopo appena un anno tornano a Londra per curarsi. A marzo dell'anno successivo Afzelius, questa volta da solo, parte di nuovo per la Sierra Leone, con attrezzature più adatte, in buona parte fornite da Banks; oltre al suo lavoro per la compagnia, in pochi mesi riesce a raccogliere, classificare, preparare, impacchettare e spedire a Banks e Smith a Londra e a Thunberg a Uppsala due importanti collezioni di piante, semi, bulbi, insetti, conchiglie, ecc. Anche se si muove poco da Freetown (compie escursioni relativamente brevi nella penisola in cui sorge la città, del resto un'area di ricca biodiversità), si avvale di una notevole rete di raccoglitori indigeni da cui acquista gli esemplari e che interroga puntigliosamente sui possibili usi. In riva al mare, nella Susan's Bay, ha una piccola casa e un giardino sperimentale dove coltiva piante utili e ornamentali e alleva i piccoli animali vivi che gli procurano i suoi raccoglitori. Ha appena messo insieme una terza collezione, ancora più imponente, quando, nel settembre 1794, una flotta francese (siamo ai tempi della prima coalizione contro la Francia rivoluzionaria) attacca Freetown. La città viene saccheggiata, devastata, incendiata; Afzelius perde la casa, tutte le sue collezioni, i libri, gli strumenti scientifici, il giardino e, quel che è peggio, il suo diario di lavoro. Non ha più nulla, tranne il vestito che ha addosso. Senza una casa, senza materiali, senza strumenti, per qualche mese vive in condizioni drammatiche. Ma non appena dall'Inghilterra gli arriva qualche aiuto, si rimette al lavoro. Mentre aspetta che una nave lo riporti in Inghilterra (non è facile, dato lo stato di guerra), nel corso del 1795 esplora non solo la costa, ma anche l'interno e ricostruisce una nuova collezione naturalistica e etnografica (particolarmente notevole la collezione di frutti); infine, nel maggio 1796 si imbarca sulla Eliza diretta a Portsmouth. In seguito a una burrasca, le piante vive che porta con sé periscono, ma si salvano i diari e tutti gli altri materiali. Altre informazioni sulla sua lunghissima vita (morirà a 86 anni, salutato come il "Nestore della botanica" e curerà anche la pubblicazione dell'autobiografia di Linneo) nella biografia. ![]() Afzelia, legname pregiato e semi alla moda Poco dopo il suo rientro in Gran Bretagna, l'amico James Edward Smith gli dedicherà il genere Afzelia, scegliendo giustamente una delle piante raccolte dal botanico svedese in Sierra Leone, Afzelia africana. Afzelia (Fabaceae) comprende una dozzina di specie di notevoli alberi da legname, nativi delle foreste tropicali dell'Africa e dell'Asia; in Africa coprono un areale molto vasto, che occupa la fascia forestale e le adiacenti savane, dalla Sierra Leone e dal Cameron fino alla Tanzania e al Sud Africa. Le specie asiatiche sono concentrate in Indocina, in Filippina e in Indonesia. Il legname delle specie africane è commercializzato con il nome doussié o doussie. Il più pregiato (doussie rosso) è fornito da A. africana e A. bipindensis; da A. pachyloba e A. quanzensis si ricava invece il doussie giallo o falso doussie. Per la bellezza, la durata e la stabilità, il doussie può essere annoverato tra i più pregiati legnami tropicali, paragonabile al mogano o al palissandro. Le afzelie sono alberi molto attraenti, con fiori papilionacei bianchi o rosati, spesso profumati, con un grande petalo dorsale eretto striato che può ricordare una farfalla (destinato ad attrarre le falene, i suoi insetti impollinatori). I semi bicolori di alcune specie, come A. quanzensis, vengono utilizzati come vaghi per bracciali e collane. Altre informazioni nella scheda.
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Andreas Berlin, uno degli ultimi apostoli di Linneo, con una borsa di studio va a Londra e entra nell'entourage di Banks. Ma anche lui sogna di partecipare a una spedizione scientifica; così non esita a partire per l'Africa per esplorare la quasi sconosciuta Sierra Leone. Ma ben presto scopre a sue spese che l'Africa può essere ben peggio della selvaggia e famigerata Lapponia di Lule. ![]() Un coleottero, una disputa e una spedizione scientifica Nel 1766, Mr. Ogilvie, il medico di bordo del vascello britannico Renown, alla fonda alla foce del Gabon, entra in possesso di un enorme insetto, trovato a fluttuare morto nelle acque del fiume. Quelli che oggi conosciamo come "scarabei golia" sono gli insetti più grandi della Terra, possono essere lunghi fino a 15 cm e pesare un etto; subito battezzato Goliathus goliatus da Linneo (1771), il mostruoso coleottero è al centro di una curiosa disputa tra collezionisti di curiosità naturali. Il medico lo vende a William Hunter, celebre anatomista e proprietario di un notevole gabinetto di curiosità; membro della Aurelian Society, un influente circolo di entomologi, egli presta l'esemplare a un altro socio, Emanuel Mendez da Costa, che sta curando una pubblicazione. A sua volta da Costa, dopo aver fatto ritrarre l'esemplare dal celebre disegnatore naturalista Moses Harris, trovandosi in difficoltà finanziare, senza alcuna autorizzazione, vende il disegno a Dru Drury, importante entomologo e a sua volta grande collezionista, che lo pubblica come fosse proprio, senza indicare il vero proprietario, Vedendo la sua generosità così mal ripagata, Hunter va su tutte le furie. L'episodio, oltre a dimostrare quanto grande fosse nell'Inghilterra del Settecento la rivalità tra collezionisti, è all'origine di una spedizione scientifica che coinvolge uno degli ultimi apostoli di Linneo, Andreas Berlin. Nel 1771 Drury, Harris, il medico John Fothergill, l'ornitologo Marmaduke Tunstall, desiderosi di assicurare alle loro collezioni prestigiose rarità, si associano per finanziare una spedizione naturalistica in Africa occidentale, una regione poco conosciuta dagli europei e quindi particolarmente adatta "ad offrire esemplari nuovi e rari dei tre regni della natura". Coinvolgono nel progetto anche il giovane Banks, appena rientrato dal viaggio dell'Endeavour, grazie al quale ottengono il sostegno della Royal Society. La spedizione è affidata al giovane naturalista Henry Smeathman, con l'assistenza appunto di Berlin. Quest'ultimo nel 1770 si era trasferito a Londra con una borsa di studio, nella speranza di unirsi a qualche spedizione botanica. Era quindi stato assunto come segretario da Banks, che lo aveva impegnato in compiti di scarso peso scientifico, come copiare in bella copia le descrizioni delle piante; come scrive in una lettera a Linneo, tuttavia, Berlin è incerto sul suo futuro: Banks e Solander al momento sono intenzionati a partecipare al secondo viaggio di Cook e inizialmente Berlin pensa di partire con loro. Quando il progetto salta, decide di accettare la proposta di Fothergill di accompagnare Smeathman in Africa; anche se l'obiettivo principale è la raccolta di insetti, la presenza di un botanico (materia poco nota a Smeathman) è un valore aggiunto. La meta prescelta è la Guinea. Abituato al terribile clima lappone, Berlin è convinto che se la caverà benissimo in Africa: "L'Africa non può essere peggio della Lapponia di Lule". Si sbaglia di grosso. Dopo due mesi di navigazione, Berlin arriva in Africa all'inizio di aprile 1773 e raggiunge Smeathman nelle Isole delle banane, un piccolo arcipelago a sud della Sierra Leone, che sarà la base iniziale della spedizione. E' stupefatto dalla ricchezza e dalla bellezza della natura africana, tanto da paragonarsi a un cieco che ha appena ricevuto la vista. Nell'unica lettera inviata a Linneo dall'Africa, gli racconta con entusiasmo che dopo un quarto d'ora d'escursione ha già trovato tre specie sconosciute; inoltre si è accordato con Smeathman per inviare al maestro un esemplare per ogni insetto che troveranno. Ma questi progetti non si realizzeranno mai: prima ancora di lasciare le isole per la terraferma Berlin si ammala gravemente di una febbre tropicale, presumibilmente di malaria, e a giugno muore. Qualche notizia in più nella biografia. ![]() La Berlinia e le sue sorelle La tragica vicenda di Berlin (che ha condiviso il destino di tanti altri discepoli di Linneo e in particolare del primo, quel Tärnström morto prima di raggiungere la meta) gli ha impedito di offrire particolari contributi alla scienza. Il condiscepolo Solander volle tuttavia ricordarlo dedicandogli il genere Berlinia, una leguminosa (Fabacea) africana di grande bellezza, tra i pochi esemplari vegetali che lo sfortunato naturalista era riuscito a raccogliere. Questo genere comprende una ventina di specie arboree o meno frequentemente arbustive esclusive delle foreste e delle boscaglie dell'Africa occidentale. Non è ancora ben conosciuto, tanto che recentemente - nel corso di uno studio finanziato dai Kew Gardens - ne sono state riconosciute tre nuove specie, tra cui la gigantesca B. korupensis, endemica del Parco Nazionale Korupe del Cameron, che può raggiungere i 40 metri; porta enormi baccelli che, quando sono maturi, esplodono, lanciando i semi a grande distanza. Nonostante diverse specie siano minacciate, questo alberi sono anche sfruttati per il legname, che viene commercializzato con il nome "ebiara" o (nei paesi anglofoni) Zebrawood per le evidenti venature scure. Dal genere Berlinia sono stati distaccati due generi affini: Microberlinia, che comprende due specie di alberi nativi del Cameron e del Gabon, anch'essi noti con il nome di Zebrawood; Isoberlinia, che comprende cinque specie originarie delle boscaglie aride dell'Africa tropicale, caratteristiche della formazione vegetale denominata miombo (boscaglia delle regioni aride, formata prevalentemente da alcune specie di leguminose). Le tre specie Berlinia, Isoberlinia, Microberlinia sono molto affini tra loro (le differenze sono così piccole da non essere riconoscibili quando le piante non sono in fiore e spesso sono confuse anche dalla popolazione del luogo); qualche informazione in più nelle rispettive schede. Per tutto il Settecento, nessun botanico europeo aveva potuto mettere piede in Giappone, chiuso agli stranieri dalla politica isolazionista del sakoku. L'impresa di infrangere quella cortina di ferro riuscì a uno dei formidabili apostoli di Linneo, Carl Peter Thunberg. Per riuscirci dovette farsi olandese. E mentre cambiava pelle e lingua, diede un ineguagliabile contributo alla conoscenza della flora e della fauna del Sud Africa. ![]() Come si diventa olandesi? Nel 1636, nella baia di Nagasaki venne costruita l'isola artificiale di Dejima (o Deshima). A forma di ventaglio, lunga 120 m e profonda 75, con una circonferenza di poco più di 500 m, questo luogo minuscolo per circa 200 anni sarebbe stata l'unica finestra del Giappone sul mondo; vi aveva infatti sede l'agenzia della Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC), l'unica ad essere autorizzata a commerciare con il Giappone durante il lungo periodo dell'isolazionismo, o sakoku. Qui nel 1775 giunse Carl Peter Thunberg, il più grande dei discepoli di Linneo. Per arrivarci, aveva già percorso una lunga strada e si era creato una nuova identità. Studente a Uppsala alla fine degli anni '60, nel 1770 aveva lasciato la Svezia per perfezionarsi in medicina e scienze naturali a Parigi, Leida e Amsterdam. In Olanda il suo talento fu notato da Johannes Burman (che oltre trent'anni prima aveva ospitato Linneo) e dal figlio Nicolaas, i quali progettavano di inviare in Giappone un medico-naturalista che arricchisse di nuove piante gli orti botanici olandesi; in effetti, nell'ultimo quarto del Settecento l'isolazionismo del Giappone si era fatto meno severo e, grazie all'importazione di numerosi libri scientifici in lingua olandese, vi era vivo l'interesse per le scienze occidentali, soprattutto l'erboristeria e la medicina. Un medico con una buona preparazione botanica sarebbe stato il benvenuto e avrebbe potuto ottenere piante in cambio di informazioni scientifiche. Ottimo medico e dotto naturalista della scuola linneana, Thunberg era il candidato ideale; tranne per un particolare: non era olandese. Non un ostacolo tale da impressionare né i Burman né l'avventuroso Thunberg: se non era olandese, avrebbe potuto diventarlo almeno abbastanza da apparire credibile a occhi e orecchie giapponesi. Sostenuti gli esami per essere assunto dalla VOC come chirurgo, avrebbe dovuto trasferirsi in Sud Africa, in modo da imparare la lingua e le abitudini olandesi soggiornando nella colonia del Capo. E ovviamente, mentre era sul posto, esplorare la flora e la fauna di quella ricca regione naturalistica. Linneo, sempre puntigliosamente informato dalle lettere dell'affezionato allievo, diede il suo assenso. Dunque nell'autunno del 1771 Thunberg partì per il Capo di Buona Speranza come medico di bordo della nave Schoonzigt. Il viaggio gli costò quasi la vita, per colpa di un cuoco maldestro che per errore mescolò biacca di piombo alla farina dei pancake della mensa ufficiali; ma fu anche un'occasione per dimostrare il suo acume scientifico, salvando se stesso e le altre vittime e descrivendo il decorso della malattia in una puntigliosa relazione. ![]() Il "padre della botanica sudafricana" Dopo la pericolosa avventura, Thunberg arrivò al Capo il 16 aprile 1772, appena una settimana dopo il condiscepolo Sparrman (come si è visto in questo post). In Sud Africa sarebbe rimasto tre anni durante i quali avrebbe esplorato sistematicamente le ricchezze naturali della regione. Il primo contatto con la flora sudafricana avvenne proprio in compagnia di Sparrman con il quale esplorò la baia del Capo, ma ben presto le strade dei due si divisero. Nonostante il nuovo governatore della Compagnia, Joachim van Plettenberg (a differenza del predecessore, Rijh Tulbagh, corrispondente di Linneo) fosse scarsamente interessato alle esplorazioni scientifiche e Thunberg fosse sempre a corto di denaro (si manteneva con il lavoro di medico della VOC e ottenne aiuto e prestiti da alcuni sponsor), egli riuscì a sfruttare al meglio la sua permanenza: ogni anno, dedicò il periodo settembre-dicembre (corrispondente alla primavera australe, la stagione delle piogge e il momento di massimo rigoglio della vegetazione) a una lunga spedizione naturalistica nell'interno; i mesi restanti erano utilizzati per raggranellare quattrini, riordinare le raccolte, scrivere le pubblicazioni scientifiche relative, compiere frequenti escursioni a breve raggio nei dintorni di Città del Capo (ad esempio, scalò la Table Mountain per almeno quindici volte). Nella prima spedizione (7 settembre 1972-2 gennaio 1773) Thunberg fu accompagnato da Johann Andreas Auge, il soprintendente dei giardini della Compagnia al Capo; dal sedicenne Daniel Ferdinand Immelmann, figlio di un ufficiale olandese; dal sergente dell'esercito Christian Hector Leonhard e da due "ottentotti" (ovvero Khoi). Dapprima si mossero verso occidente, fino alla base di Saldanha; quindi, dopo aver raggiunto le montagne, un grande giro verso est lungo l'altopiano li portò a toccare la costa a Mossel Bay. Qui si inoltrarono ancora verso est, toccando il punto più orientale al fiume Gamtoos. La spedizione si muoveva lentamente, pernottando nelle fattorie della compagnia con carri trainati dai buoi, più adatti dei cavalli ad affrontare la scarsità d'acqua. Al suo rientro a Città del Capo, Thunberg accompagnò in una breve escursione il naturalista francese Pierre Sonnerat, di passaggio in Sud Africa; ma soprattutto incontrò Francis Masson, il raccoglitore di piante inviato al Capo da Banks per conto dei Kew Gardens. I due, pur diversissimi per cultura e carattere, divennero amici e decisero di proseguire insieme l'esplorazione; in effetti, la collaborazione conveniva da entrambi: Masson aveva dalla sua una maggiore disponibilità di mezzi, Thunberg l'eccezionale competenza scientifica, oltre a una migliore conoscenza del territorio. Dopo un breve viaggio di prova, in cui insieme al capitano Gordon esplorarono le montagne intorno al Capo (13-16 maggio 1773), nel settembre 1773 i due, accompagnati da quattro khoi, partirono, per una lunga spedizione che si mosse grosso modo sulle tracce di quella precedente; tuttavia, spesso, mentre i khoi proseguivano con i carri per strade più battute e percorribili, i due naturalisti, a cavallo, affrontarono impervie scalate e passi disagevoli per esplorare la flora e la fauna delle montagne dell'altopiano. Impetuoso e talvolta imprudente, mentre guadava un torrente Thunberg rischiò di annegare nella profonda buca scavata da un ippopotamo, ma superò l'avventura con imperturbabile sangue freddo. Il punto estremo della spedizione fu questa volta il Sundays River. L'anno successivo i due amici si unirono per un'ultima spedizione (settembre-dicembre 1774) che si spinse all'interno, in direzione nord-ovest, per esplorare l'altipiano del Roggeveld, fino ad allora mai toccato dai naturalisti. Tra gli obiettivi anche la raccolta di campioni minerari. Anche se una parte delle collezioni andò perduta in seguito al ribaltamento di uno dei carri, anche in questo caso il bottino dei due amici fu ricchissimo. Durante la sua permanenza al Capo, Thunberg, raccoglitore estremamente accurato e coscienzioso, raccolse un'impressionante massa di esemplari botanici (ma anche animali, rocce, minerali, fossili): circa 3000 piante (ovvero il 30% delle specie dell'area), di cui almeno un migliaio ignote alla scienza. Insieme a numerosissime pubblicazioni più brevi dedicate a generi endemici della flora sudafricana, i suoi Prodromus plantarum capensium (1794-1800) e Flora capensis (1807-1823) furono per decenni i testi di riferimento per la conoscenza della flora sudafricana e gli guadagnarono il soprannome di "Padre della botanica sudafricana". ![]() Il "Linneo giapponese" Ma era tempo per Thunberg di lasciare il Sud Africa per la sua vera meta. Ora parlava fluentemente l'olandese (se ne servì anche per alcuni scritti scientifici) e degli olandesi aveva assunto anche le abitudini (ma non quella del fumo, che detestava). Nel marzo del 1775 si imbarcò come medico di bordo sulla Loo, diretta a Batavia, dove riuscì a farsi assegnare il posto di medico residente dello stabilimento commerciale di Dejima. Vi arrivò ad agosto a bordo della nave Stavenisse e vi rimase per circa quindici mesi (fino al novembre 1776). Agli europei era vietato lasciare l'isola (collegata alla terraferma da un ponticello strettamente sorvegliato e chiuso da una grata); così, all'inizio l'avventura giapponese di Thunberg fu estremamente frustrante. Le uniche piante che riuscì ad osservare erano quelle utilizzate come foraggio per il bestiame che gli olandesi tenevano sull'isola. Tuttavia, grazie al suo carattere aperto e allegro, riuscì a stringere amicizia con alcuni degli interpreti giapponesi - alcuni dei quali erano medici o naturalisti - che gli procurarono esemplari in cambio di informazioni mediche e scientifiche. Grazie ai suoi contatti giapponesi nel febbraio 1776 ottenne finalmente dal governatore di Nagasaki l'autorizzazione ad esplorare i dintorni, anche se sempre accompagnato da uno stuolo di interpreti, guardie e domestici, a cui era obbligato ad offrire il tè a proprie spese in ogni punto di sosta. Ogni anno, in occasione del Capodanno giapponese, il capo dell'agenzia olandese si recava ad Edo (l'odierna Tokio) per rendere omaggio allo Shogun. Nel 1776 della delegazione fa parte anche Thunberg; durante il lungo e lento viaggio di circa 1000 km - gli ospiti europei sono trasportati in lussuose portantine - può così osservare gli usi e i costumi del paese e raccogliere numerosi esemplari botanici; unico rammarico: i contadini giapponesi sono coltivatori così solerti che difficilmente nei campi si trovano erbacce. Dopo aver toccato Osaka e Miyako (oggi Kyoto), ad aprile la delegazione arriva a Edo. Qui Thunberg è stato preceduto dalla sua fama di sapiente medico e incontra, tra gli altri, il medico personale dello Shogun, Katsuragawa Hoshu, che, insieme all'amico Nakagawa Jun-an, sta traducendo in giapponese un importante testo di anatomia; sono tre settimane di intensissimo colloqui scientifici su diversi argomenti, nel corso dei quali, tra l'altro, Thunberg avrà modo di introdurre in Giappone il mercurio per curare la sifilide. I due medici giapponesi - con i quali Thunberg rimarrà in contatto anche quando sarà rientrato in Svezia - gli procurano piante e lo informano sui loro nomi giapponesi; a sua volta, lo svedese riferisce i nomi olandesi e latini. Dopo essere stato ricevuto dallo Shogun il 18 maggio, il gruppo riparte per Nagasaki; a Osaka Thunberg trova un piccolo giardino botanico dove acquista diverse piante che poi spedirà a Amsterdam in tinozze piene di terra. Il 29 giugno è di nuovo a Deshima; durante l'estate, Thunberg, oltre a riordinare le collezioni raccolte durante il viaggio, ha modo di compiere diverse escursioni nell'area di Nagasaki. Il risultato del suo soggiorno giapponese sarà Flora japonica (1784), la prima descrizione sistematica della flora e della fauna del Giappone, un testo innovativo e influente, che gli guadagnerà il soprannome di "Linneo giapponese". Curiosamente, molte delle piante battezzate da Thunberg con il nome specifico japonica, non sono autoctone giapponesi, ma piuttosto piante orticole di origine cinese importate da secoli nel paese del Sol Levante. Altri approfondimenti su questa grande figura di naturalista nella biografia. ![]() Thunbergia, esuberanza tropicale Onorato in vita con numerosi riconoscimenti, Thunberg ha lasciato una profonda impronta nella nomenclatura botanica. Scopritore di dozzine di nuovi generi, ha tenuto a battesimo piante oggi comuni nei giardini come Deutzia, Weigela, Aucuba, Nandina, Skimmia. Sono almeno 250 le specie vegetali (e alcune animali) che lo onorano con l'epiteto thunbergii, thunbergianus. Si deve a un altro botanico svedese, Anders Johan Retzius, la dedica del genere Thunbergia (1780), la cui specie tipo è T. capensis, una delle numerose piante raccolte da Thunberg nella regione del Capo. Questo genere della famiglia Acanthaceae comprende un centinaio di specie di erbacee, arbusti, ma soprattutto rampicanti, originarie dell'Africa meridionale, del Madagascar e dell'Asia tropicale. Vigorose, di rapida crescita e molto decorative per l'esuberante fioritura, molte sono popolari piante da giardino, soprattutto dove il clima mite ne consente la coltivazione all'aperto. La più diffusa è probabilmente T. alata, nota con il curioso nome "Susanna dagli occhi neri" per i fiori dalle corolle aranciate o gialle con un caratteristico centro dal colore scuro. Di rapida crescita, è spesso coltivata come annuale anche in climi più rigidi. Di frequente coltivazione è anche T. grandiflora, nativa dell'India tropicale, una vigorosa rampicante sempreverde con grandi fiori blu-violetto. Per approfondimenti su altre specie si rimanda alla scheda. Viaggiatore di lungo corso, Anders Sparrman a diciassette anni va in Cina, a ventiquattro in Sud Africa da dove parte per il giro del mondo con James Cook. Sopravvissuto ai ghiacci antartici e alle frecce avvelenate polinesiane, torna in Africa, diventa un'autorità nel campo dei mammiferi africani e dà un contributo determinante all'abolizione della tratta degli schiavi. A ricordarlo la bella e "sensibile" Sparrmannia. ![]() In Cina e in Sud Africa con la SOIC Di tutti gli apostoli di Linneo, Anders Sparrman è stato quello che ha viaggiato di più: ben cinque viaggi, toccando tutti e cinque i continenti (anzi tutti e sei, se contiamo anche l'Antartide). Approdato a Uppsala addirittura a otto anni, nel 1765, ad appena 17 anni, si imbarca come assistente medico su una delle navi della Compagnia svedese delle Indie Orientali (SOIC) dirette a Canton, quinto apostolo a percorrere quella rotta. Il viaggio cinese è poco più di un apprendistato sul campo per il giovane Anders, che al suo rientro ad Uppsala riprende con decisione gli studi medici e sostiene gli esami teorici nel 1770. Tuttavia non arriva alla laurea, perché all'inizio del 1772 riparte, questa volta per il Sud Africa. Il suo comandante nel viaggio in Cina, il capitano Carl Gustav Ekeberg, è riuscito a convincere le autorità olandesi a permettere a un naturalista svedese di visitare la colonia del Capo, uno dei luoghi più ricchi di biodiversità del pianeta. La SOIC tuttavia si limita ad offrirgli un passaggio gratuito; al Capo per mantenersi dovrà lavorare come precettore dei numerosi figli del residente olandese Johann Friederick Kirsten, dedicando alle ricerche naturalistiche l'eventuale tempo libero. Arrivato a Cape Town nell'aprile 1772, Sparrman ha la gradita sorpresa di incontrare un altro allievo di Linneo, Carl Peter Thunberg. Ma dopo pochi giorni entusiasmanti passati a esplorare insieme quell'angolo di Paradiso, deve raggiungere il suo datore di lavoro. Mentre Thunberg, ufficialmente medico al servizio della Compagnia olandese delle Indie, esplora liberamente il paese, lui deve accontentarsi di brevi scappate rubate ai momenti di riposo. A tanto entusiasmo, subentra la delusione. In un'accorata lettera al maestro, si paragonerà a qualcuno che assiste da lontano a un ricco banchetto: gli arriva lo stuzzicante odorino delle vivande, ma a lui toccano solo le ossa. Per altro sembra proprio che la colonia del Capo si stia trasformando nel terreno di gioco preferito dei botanici, continua con amara ironia: è pieno di cercatori di piante e, ad avere i soldi per pagare, puoi procurarti tutte quelle rarità che lui non è destinato neppure a vedere. E' persino arrivato un inglese (lo conosciamo bene: è Francis Masson, il cacciatore di piante spedito da Banks)! Insomma, una situazione davvero frustrante. ![]() Il secondo viaggio di Cook Ma prima di continuare con le avventure di Sparrman, facciamo un passo indietro e un salto in Inghilterra, dove Cook stava preparando il suo secondo viaggio. Il dubbio sull'esistenza di un continente australe, l'ipotetica Terra australis incognita, non era stato risolto dal primo pur fortunato viaggio; ecco dunque che l'ammiragliato varò immediatamente una seconda spedizione, cui avrebbero partecipato due navi: la Resolution e l'Adventure. L'équipe scientifica, dopo la defezione di Banks, fu capeggiata da un botanico tedesco, Johann Reinhold Forster, accompagnato dal figlio Georg; c'era inoltre un astronomo, William Wales, e un pittore, William Hodges. Su richiesta di Banks, fu imbarcato anche il giardiniere di Kew Francis Masson, che sarebbe sbarcato al Capo per esplorare la flora del Sud Africa. Invece di circumnavigare il globo da est a ovest, come nel primo viaggio, questa volta la rotta si sarebbe mossa in senso contrario, esplorando l'Atlantico e il Pacifico meridionale alla ricerca sistematica dello sfuggente e mitico continente australe. Partito da Plymouth nel maggio 1772, Cook si diresse verso sud, toccando Madeira e le isole di Capo Verde. Il 30 ottobre giunse a Cape Town, dove venne sbarcato Masson. Durante la sosta sudafricana, Johann Reinhold Forster conobbe il nostro Anders Sparrman e gli propose di unirsi alla spedizione. Dopo una notte insonne, passata a soppesare i pro e i contro, Sparrman accettò. La Resolution e l'Adventure salpano il 22 novembre 1772 dirigendosi verso sud, nell'area dove il navigatore francese Bouvet pretendeva di aver avvistato terre emerse. Senza toccare terra per 124 giorni, le due navi esplorano l'Atlantico e il Pacifico meridionali, tra venti gelidi, nebbie antartiche e iceberg, passano per due volte il circolo polare antartico e dimostrano definitivamente che non esiste alcun continente australe sconosciuto. Balene, foche, pinguini... ma nessuna pianta per fare felici i nostri botanici. Dopo essere state separate dalla nebbia, nel maggio 1773 l'Adventure e la Resolution si ricongiungono in Nuova Zelanda. A ottobre, dopo aver esplorato Tonga, una tempesta separa di nuovo le due navi; Fourneaux, il comandante dell'Adventure, decide di rientrare in Inghilterra. Invece Cook, approfittando dell'estate australe, punta ancora una volta a sud, passa per la terza volta il circolo polare antartico, finché non viene bloccato dalla banchisa; ha comunque toccato il punto più a sud mai raggiunto (71° 10'). Anzi, secondo un aneddoto, proprio a Sparmann spetterebbe il record di essere l'uomo giunto più a sud, perché in quel momento si trovava sulla poppa della nave. Non potendo proseguire oltre, Cook ritorna a nord, esplorando palmo a palmo il Pacifico, in un grande giro che tocca Tonga, l'isola di Pasqua, l'isola Norfolk, la Nuova Caledonia, Vanuatu, quindi ancora la Nuova Zelanda. Nel novembre 1774 inizia il viaggio di ritorno; toccata la Terra del Fuoco e doppiato Capo Horn, dopo un'ulteriore puntata a sud che frutta la scoperta delle desolate Georgia del Sud e Sandwich del Sud, finalmente il 21 marzo si approda a Table Bay, la baia del Capo. Per Sparrman è ora di sbarcare. Dopo una sosta di qualche settimana, gli altri riprendono il viaggio e saranno a casa il 30 luglio. Appena sbarcato, Sparrman si affretta a scrivere a Linneo (a differenza di Solander, era un corrispondente attivo e considerava un "parricidio" trascurare le lettere al maestro). Il tono non è entusiastico, anzi... Dopo aver affrontato un viaggio durissimo (in due anni e mezzo, i periodi trascorsi a terra sommano a meno di sei mesi), il freddo polare, i rapporti ostili con gli abitanti di molte isole (sia lui sia Georg Forster hanno rischiato lo pelle), la fame e le privazioni (al loro sbarco a Cape Town sembravano un equipaggio di fantasmi), il bottino che può vantare non si può certo paragonare a quello di Solander e Banks. Quei due hanno avito la fortuna di mettere le mani sulla cassa del tesoro, hanno scoperto piante a migliaia, mentre lui ha dovuto accontentarsi di scoprirne a centinaia, in tutte quelle isole, e a ben caro prezzo: si erborizzava mentre intorno volavano pietre, lance, randelli e frecce avvelenate. Le lamentele continuano: tutti gli altri si sono laureati, grazie al nome del loro maestro stanno facendo delle belle carriere, solo lui a causa dei tanti viaggi è rimasto senza laurea e senza prospettive. Spera di rifarsi al suo ritorno, tra un anno, quando lascerà definitivamente l'Africa. ![]() Alla scoperta della fauna africana In effetti i risultati scientifici più importanti devono ancora arrivare. D'altra parte, benché importante, il suo ruolo nella seconda spedizione di Cook era stato quello di un collaboratore - ancora oggi, è difficile distinguere i suoi contributi da quelli dei due Forster. Lavorando per quattro mesi come medico a Città del Capo e arrotondando i proventi con qualche non meglio specificata speculazione commerciale, Sparrman riesce a mettere insieme quanto basta per finanziarsi una spedizione nell'interno della colonia del Capo. Per quasi un anno (dal luglio 1775 all'aprile 1776), accompagnato da Daniel Ferdinand Immelmann (che già aveva fatto da guida a Thunberg) e da portatori khoi-khoi, esplorò l'area orientale della colonia del Capo, spingendosi fino al Great Fish River e ai confini della colonia. Importanti furono soprattutto le scoperte zoologiche: tra le molte segnalazioni, che fecero di lui un'autorità nel campo dei mammiferi africani, fu il primo a descrivere il rinoceronte africano e il bufalo del Capo. Il viaggio confermò anche il giudizio negativo di Sparrman sull'atteggiamento degli europei verso i neri e il netto rifiuto dello schiavismo, che indagò con occhio critico e spirito umanitario. Rientrò a Città del Capo appena in tempo per imbarcarsi sulla nave Stockholms Slott. Giunto a Stoccolma a luglio 1776, scoprì che la fama lo aveva preceduto, grazie ai suoi compagni di viaggio rientrati a Londra già da un anno. L'Università di Uppsala gli aveva anche attribuito, honoris causa, la tanto sospirata laurea. Per un breve periodo, in Svezia fu l'uomo del giorno. Fu ammesso all'Accademia delle Scienze, delle cui collezioni naturalistiche fu nominato curatore (incarico che mantenne per vent'anni, dal 1777 al 1798) e qualche anno più tardi ottenne una cattedra universitaria. Nel 1787 lo attendeva un ultimo viaggio: fu nominato membro della commissione che doveva esplorare il Senegal alla ricerca di un luogo adatto a una colonia svedese. La spedizione fu un fallimento, ma durante il viaggio di ritorno Sparrman e il suo compagno Wadström, di passaggio a Londra, resero un'importante testimonianza contro la tratta degli schiavi che ebbe grande influenza nell'orientare in senso antischiavista l'opinione pubblica britannica. Personalità inquieta, divisa tra l'entusiasmo illuminista per le scienze e tensioni preromantiche, nell'ultima parte della vita Sparrman, pur mantenendo un certo prestigio nell'ambiente scientifico svedese, si vide messo in secondo piano da personalità più forti, in particolare da Thunberg. Altre notizie nella biografia. Autore solerte e prolifico, egli raccontò i suoi viaggi nell'opera in tre volumi Resa till Goda Hopps-Udden, södra Polkretsen och omkring Jordklotet, samt Till Hottentott- och Caffer-Landen Åren 1772-1776 ("Viaggio dal Capo di Buona Speranza, attraverso il circolo polare Antartico e attorno al mondo, ma soprattutto nel paese degli Ottentotti e dei Caffri, dall'anno 1772 al 1776") che fu tradotto in diverse lingue europee e (nonostante qualche lungaggine) divenne un piccolo bestseller. Recentemente, lo scrittore svedese Per Wästberg gli ha dedicato un romanzo, di cui è disponibile la traduzione inglese (The Journey of Anders Sparrman, GRANTA 2010). ![]() La sensibile Sparrmannia Benché con gli anni gli interessi di Sparrman si spostassero sempre più dalla botanica alla zoologia e dalla zoologia agli esseri umani (terminerà la sua carriera come medico dei poveri), nei suoi viaggi raccolse e classificò un importante erbario, inviò a Linneo molti esemplari e concorse alla conoscenza della flora del Capo, anche se il suo contributo è molto meno noto di quello di Thunberg. Tra le piante che contribuì a far conoscere e ad introdurre in Europa c'è anche quella che porta il suo nome, Sparrmannia africana. Sparrmannia è un piccolo genere di arbusti o piccoli alberi nativi dell'Africa tropicale, del Sud Africa e del Madagascar (famiglia Tiliaceae, ora inclusa in Malvaceae), creato dal figlio di Linneo nel 1792. La specie più nota è proprio Sparrmannia africana, un grande arbusto che cresce ai margini delle foreste, nei burroni e lungo i fiumi dal Capo occidentale a Port Elisabeth ed è comune nei distretti di George, Knysna, Uniondale e Humansdsorp (gli ultimi due comprendono alcune delle aree esplorate da Sparrman). I vistosi stami dei fiori dai petali bianchi, raccolti in ampie ombrelle, hanno una particolarità: sono sensibili al contatto. Quando un insetto tocca il fiore la massa degli stami si distende, allontanandosi dallo stigma, presumibilmente per favorire l'impollinazione. La bellezza dei fiori e delle foglie a forma di cuore, nonché la relativa facilità di coltivazione, fin dalla fine del Settecento ne hanno favorito l'introduzione prima nelle serre poi nei giardini delle zone miti. Grazie ai giardinieri inglesi nell'Ottocento la pianta ha trovato una certa diffusione nei giardini mediterranei e in altre aree non soggette al gelo, ad esempio a Madeira, ma anche in Costa Azzurra e in Riviera. Qualche notizia in più nella scheda. All'appuntamento con Venere del giugno 1769, oltre a Falk si presenta un altro apostolo di Linneo, il più famoso di tutti: Daniel Solander. L'osservazione del transito nell'esotica Tahiti è solo la prima tappa di uno dei viaggi naturalistici più famosi di tutti i tempi, il primo viaggio di Cook, con la scoperta dell'Australia e della sua natura stupefacente. Ma questa è anche la storia di un grande sodalizio intellettuale e di un'amicizia profonda, quella tra Daniel Solander e Joseph Banks. ![]() Signori a bordo! Si parte per Tahiti Alla fine dell'agosto 1768, mentre Falk lasciava Pietroburgo per affrontare il freddo della Siberia e il sole nero della depressione, il transito di Venere metteva in movimento un altro allievo di Linneo, che per osservarlo sarebbe andato letteralmente in capo al mondo. Era Daniel Solander, il più famoso di tutti, uno dei naturalisti che a bordo dell'Endeavour fu tra i protagonisti di una delle pagine più epiche della storia della scienza: il primo viaggio di Cook e la scoperta dell'Australia. Solander era il delfino di Linneo, che contava di farne il proprio successore all'Università di Uppsala (preferendolo al figlio, il mediocre Carl il giovane) e suo genero (era fidanzato con sua figlia maggiore, Lisa Stina). Nel 1760 il maestro lo aveva spedito a Londra con il delicato incarico di diffondere il sistema sessuale linneano negli ambienti scientifici britannici che rimanevano fedeli ai sistemi di Ray e Tournefort. Il giovane Daniel assolse fin troppo bene il compito, entrando nelle grazie delle persone che contavano nella scienza londinese; ma soprattutto scoprì un ambiente molto più fertile e libero della grigia, luterana e assolutistica Svezia. Mentre Linneo preparava per lui un carriera di professore universitario, cercandogli un ingaggio (guarda caso!) all'Accademia di Pietroburgo, Solander faceva orecchie da mercante e con l'aiuto degli amici inglesi cercò un incarico che gli permettesse di rimanere a Londra. Lo trovò al British Museum che gli chiese di catalogare le farraginose collezioni di storia naturale. In questo compito Solander si dimostrò brillantissimo, divenendo un pioniere della museologia; inventò persino un particolare tipo di scatola da archivio, che in inglese porta ancora il suo nome, Solander box. Fu proprio al British Museum che incontrò un giovane ricchissimo, appassionato di storia naturale, destinato a diventare il suo migliore amico, il suo compagno di avventura e il suo protettore: Joseph Banks. Nel febbraio del 1768, la Royal Society (la più importante istituzione scientifica europea) chiede al re Giorgio III di finanziare una spedizione scientifica nell'Oceano Pacifico allo scopo di osservare nelle migliori condizioni il transito di Venere; il re accetta e la Royal Navy ne approfitta per unire allo scopo scientifico un secondo obiettivo, tenuto segreto: esplorare il Pacifico meridionale alla caccia della Terra australis incognita, l'ipotetico continente che avrebbe dovuto riequilibrare la distribuzione delle masse terrestri. Gli scopi dell'Ammiragliato britannico, com'è ovvio, sono più strategici e militari che scientifici; quindi, esattamente come nella contemporanea spedizione dell'Accademia russa, ricerca scientifica, prestigio internazionale e interessi imperialistici vanno di pari passo. Ma il fatto che a prendere l'iniziativa questa volta siano gli scienziati (e non un monarca più o meno illuminato) la dice lunga sulla distanza che separa la monarchia parlamentare inglese e la stratificata società britannica dagli altri stati europei, ancora immersi nell'ancien régime. Eccoli dunque, sul ponte della HMS Endevour, i protagonisti della grande avventura: il comandante James Cook, appena promosso tenente di vascello; settantatré marinai; dodici fanti di marina; l'astronomo Charles Green; lo scienziato dilettante Joseph Banks, nominato botanico ufficiale senza stipendio (a lui interessa la gloria, personale e della nazione), assistito da una piccola équipe di sette persone pagata di tasca propria composta da Daniel Solander, dal segretario finlandese Herman Spöring, dai disegnatori Sydney Parkinson e Alexander Buchan e da quattro servitori. Non mancano due levrieri, caso mai nelle pause ci fosse l'occasione di praticare lo sport della caccia! Quando salpano da Plymouth, è il 26 agosto 1768; quando getteranno nuovamente l'ancora in acque inglesi, dopo aver circumnavigato il globo e aver scoperto un nuovo continente, saranno trascorsi quasi esattamente tre anni (12 luglio 1771). ![]() Alla scoperta della flora del quinto continente La prima tappa del viaggio è Madeira: Banks, Solander e la loro squadra ne approfittano per esplorare l'isola; in sei giorni di permanenza raccolgono circa 700 esemplari. Il viaggio prosegue alla volta del Brasile; a Rio, mentre la nave viene caricata di acqua e provviste, il viceré rifiuta lo sbarco ai botanici, sospettandoli di spionaggio. Ma gli scienziati non si arrendono: oltre a corrompere i fornitori perché insinuino qualche bella pianta tra gli ortaggi, di notte lasciano più volte la nave alla chetichella per andare ad erborizzare. Da Rio si prosegue lungo la costa americana, raggiungendo il Pacifico dopo aver doppiato il tempestoso Capo Horn. Nonostante qualche perplessità, Cook si fa convincere dai "gentiluomini passeggeri" a sbarcare nella Terra del fuoco per un'escursione botanica; quella che all'inizio si presenta come una piacevole gita, a causa del mutevole clima patagonico si trasforma in una tragedia: Solander rischia di morire di ipotermia e due servitori di Banks perdono la vita. Ma è ora di fare vela per Tahiti (scoperta giusto un anno prima da un altro navigatore inglese, Samuel Wallis), il luogo scelto per le osservazioni astronomiche del transito di Venere. Dopo una lunga navigazione senza mai avvistare terra, la meta è raggiunta a metà aprile 1769. Nell'attesa dell'evento, i naturalisti esplorano estensivamente la natura dell'isola e, nelle pause, si rilassano con le amichevoli ragazze tahitiane. Venere si presenta all'appuntamento il 3 giugno, in una giornata serena che permette a Green, Cook, Solander di fare osservazioni e misurazioni indipendenti. L'unico neo del felice soggiorno tahitiano è la morte di Buchan, in seguito ad un attacco epilettico. Terminato il compito ufficiale, Cook apre finalmente il plico sigillato che contiene le indicazioni segrete dell'Ammiragliato: cercare l'ipotetico continente australe. Con a bordo un tahitiano di nome Tapua che funge da guida, l'Endeavour tocca le isole della Società (Cook le chiamò così non tanto in onore della Royal Society quanto perché sono molto vicine le une alle altre), quindi la Nuova Zelanda. Dopo aver circumnavigato l'isola (il bottino botanico è modesto perché poche sono le occasioni di sbarcare), Cook intende dirigersi a sud per cercare di ritrovare la Tasmania (toccata più di un secolo prima dall'olandese Tasman), ma a causa delle correnti è costretto a tenere una rotta più settentrionale. E' così che il 20 aprile 1770 viene avvistata per la prima volta la costa occidentale dell'Australia. L'Endeavour prosegue verso nord lungo la costa, finché trova un'insenatura adatta all'ormeggio. Banks, Solander, Spöring e i disegnatori possono sbarcare e iniziare l'esplorazione. L'episodio è notissimo: una flora e una fauna ricchissime e sconosciute si offrono agli stupefatti botanici, favoriti anche dalla stagione (è l'autunno australe, dopo la stagione delle piogge). I risultati sono così straordinari che Cook decide di ribattezzare il luogo dell'approdo (che inizialmente aveva battezzato Singray Harbour, baia delle razze) Botany Bay, baia della botanica. Per otto giorni Solander e Banks esplorano liberamente la zona, dalla riva paludosa alla foresta di eucalipti dell'interno, mettendo insieme un bottino così ricco che lo stesso Banks dispera di riuscire mai a classificare tutti quegli esemplari mai visti. Con la nave stipata di collezioni, i fortunati esploratori riprendono il viaggio, sempre facendo rotta verso nord, mantenendosi in vista della costa. Senza saperlo, si infilano nel labirinto (l'espressione è di Cook, che lo definisce "Insane labyrinth") della Grande Barriera Corallina e il'11 giugno sfiorano il disastro: la nave rimane gravemente danneggiata dall'impatto con le rocce coralline. Dopo una giornata di passione, riescono a raggiungere terra; i danni sono così gravi che sarà necessaria una sosta di due mesi per effettuare le riparazioni. Ma non tutto il male viene per nuocere: per i naturalisti è un'altra grande occasione per incrementare le raccolte. Riparata la nave, con una lenta navigazione tra gli isolotti e gli scogli della Grande Barriera, raggiungono il punto estremo, Capo York, dal quale fanno vela per l'isola di Giava. Dopo una sosta nell'isola di Savu (dove Cook sequestra libri, giornali e diari di bordo e fa giurare a tutti di mantenere segreta l'impresa), il 10 ottobre raggiungono Batavia, la capitale delle Indie Olandesi, dove la nave potrà essere messa in condizioni di affrontare il viaggio di ritorno. Cook è orgoglioso di non aver perso neppure un uomo a causa dello scorbuto che nei lunghi viaggi per mare spesso dimezzava l'equipaggio: anche se la causa del morbo, ovvero la carenza di vitamina C, non era ancora nota, è riuscito a prevenirlo imponendo ai suoi uomini e ai passeggeri una dieta variata con agrumi, crauti e verdure crude. Tuttavia proprio la sosta a Batavia è fatale: le condizioni igieniche sono pessime e molti uomini si ammalano di dissenteria e malaria. Muore un terzo dell'equipaggio, tra gli altri - alcuni a Batavia, altri durante il viaggio verso il Capo di Buona Speranza -Spöring, l'astronomo Green, il disegnatore Parkinson, il secondo ufficiale Hicks. Anche Solander e Banks sono in punto di morte, tanto che quando raggiungono il Capo non potranno approfittare più di tanto dei tesori naturali di quel secondo paradiso dei botanici. Ma il viaggio volge al termine: toccata sant'Elena, il 10 luglio 1771 avvistano le sospirate coste inglesi. Cook e Banks, ma anche il nostro Solander, sono gli eroi del giorno; per limitarci alla botanica le loro collezioni comprendono 30.300 esemplari di 3.607 specie, di cui 1.400 sconosciute, 110 nuovi generi. Si aggiungano uccelli, mammiferi, molluschi, pesci e altri animali marini. ![]() All'ombra di Banks Solander non tornerà mai più in Svezia. Dopo la fortunata impresa e la ventilata partecipazione al secondo viaggio di Cook (vedremo nel prossimo post, dedicato a Banks, le ragioni per le quali i due rimasero a terra), rimane legato all'amico e protettore. Nell'estate del 1772 va con lui nelle Ebridi e in Islanda (quasi una gita, per chi aveva appena circumnavigato il mondo). In seguito, pur mantenendo l'incarico al British Museum, in qualità di bibliotecario di Banks si occupa essenzialmente di ordinare e catalogare l'immensa collezione raccolta durante il grande viaggio. In particolare sono di sua mano i testi che, accompagnando 743 incisioni tratte dai disegni di Parkinson, dovrebbero formare il grande Banks Florilegium. Purtroppo, l'opera non vedrà mai la luce: nel 1782, a 49 anni, Solander è improvvisamente stroncato da un'emorragia celebrale. Banks, preso da mille incarichi, nonostante il rimpianto per l'amico, non provvederà alla pubblicazione. Ciò nuocerà alla fama postuma di Solander che, soprattutto in Inghilterra, è stato a volte descritto come uno scienziato brillante, ma pigro, che si era fatto affascinare dalla dolce vita londinese fino a trascurare i suoi doveri scientifici. Hooker si spinse a definirlo un parassita che viveva alle spalle di Banks. Il lavoro di catalogazione per il British Museum e molti privati, la mole dei manoscritti, la stessa influenza scientifica sull'amico (che, forse, se non lo avesse mai incontrato, non sarebbe diventato il grande patron della botanica britannica) smentiscono questa interpretazione. Qualche approfondimento nella biografia. A celebrare Solander non mancano comunque i riconoscimenti postumi: il capo Solander (la punta più meridionale di Botany Bay), l'arcipelago delle Solander a sud della Nuova Zelanda, il parco Solander nella città natale Piteå (che ospita istituti scientifici e aziende a energia pulita); molte piante e animali con nome specifico solandri, solandranus, e ovviamente un genere Solandra. Anche qui c'è una piccola storia da raccontare. Il nome è stato assegnato ben tre volte. Non sono validi i nomi attribuiti da Linneo (Solandra capensis, attualmente Centella capensis) e Murray (Solandra lobata, oggi Hibiscus lobatus): in entrambi i casi, si tratta di specie di generi già noti, non di nuovi generi; ecco perché ad essere accettata è l'attribuzione di Schwartz, che nel 1787 descrisse Solandra grandiflora. Anche Olaf Schwartz era svedese; nel 1787, al ritorno da una spedizione in Nord America e nelle Antille, soggiornò a Londra, dove conobbe Banks ed ebbe modo di consultare le collezioni di Banks e i manoscritti di Solander. La dedica di una delle piante da lui raccolte in America a Solander fu sia un atto d'omaggio alla sapienza botanica del suo conterraneo scomparso, sia un ringraziamento per la gentilezza e la generosità di Banks. ![]() Le pericolose trombe d'oro del dio del vento Il mio primo incontro con la spettacolare Solandra maxima è avvenuto nelle Canarie, dove è stata introdotta nei parchi e nei giardini con tanto successo da naturalizzarsi in alcuni siti favorevoli. Mi piace pensare che le sgargianti trombe gialle di questa esuberante sarmentosa siano un omaggio fatto su misura per Solander; uomo amato da tutti, modesto e cordiale, vivace e pieno di spirito, definito dai contemporanei conversatore filosofo per la capacità di parlare in modo brillante di ogni argomento, dal più profondo al più frivolo, aveva una piccola debolezza: la passione per i panciotti un po' vistosi. Questa pianta, che probabilmente non ha mai visto, sicuramente gli sarebbe piaciuta. Il genere Solandra, appartenente alla famiglia Solanaceae, comprende una decina di specie di arbustive e sarmentose rampicanti originarie delle zone tropicali dell'America. Solandra maxima, nativa del Messico, era ben nota ai popoli precolombiani che con il nome di kieri o kieli la veneravano come pianta magica, utilizzata come potente droga per indurre viaggi sciamanici, grazie ai suoi effetti allucinogeni. Secondo gli indios huicholes era l'incarnazione del dio del vento; chi dorme accanto ai suoi fiori, sarà trasportato dalla sua fragranza in un regno di illuminazione mistica. In effetti, stretta parente di Brugmansia e Datura, contiene diversi alcaloidi, che la rendono un allucinogeno potente ma alquanto pericoloso. Meno rischioso dunque, là dove il clima lo permette, coltivare questa pianta per i suoi fiori spettacolari, grandi trombe dorate con strisce porpora che possono raggiungere il diametro di venti centimetri; con le lucide foglie lussureggianti, trasformerà qualsiasi pergola in un angolo dei Tropici. Altri approfondimenti nella scheda. La grande Caterina, per dare lustro alla scienza russa e conoscere le risorse dell'immenso territorio che governa, finanzia generosamente una grande spedizione, guidata dallo zoologo tedesco Pallas; tra i capi della spedizione, anche il depresso apostolo di Linneo Johan Peter Falk. Anche se il suo maestro pensava che il moto e l'amore per la natura fossero il miglior rimedio per il più nero degli umori neri, la ricetta con Falk non funziona. E lo studioso si rivelerà il peggior nemico di se stesso, più pericoloso del freddo siberiano e dei ribelli di Pugačev. ![]() Il transito di Venere e la Spedizione dell'Accademia Nel 1761 e nel 1769, in occasione dei due "transiti" ravvicinati di Venere (ovvero dell'interposizione del pianeta tra la Terra e il Sole). le grandi monarchie europee organizzarono importanti spedizioni scientifiche. Fu anche uno dei primi casi di collaborazione scientifica internazionale, con il coinvolgimento di astronomi e scienziati di molti paesi. L'imperatrice di tutte le Russie Caterina II volle dare prestigio alla nascente scienza russa partecipando in grande stile all'impresa. Se nel 1761 nell'impero russo le osservazioni erano state deludenti a causa delle avverse condizioni atmosferiche, nel 1769 Caterina (che si era impadronita del potere nel 1762) non si fece cogliere impreparata: con un anticipo di alcuni anni, vennero predisposte le attrezzature e organizzate non una, ma una serie di spedizioni, in punti diversi del paese. Cinque furono concentrate nella durata e negli obiettivi, essenzialmente astronomici e geografici, ma la sesta (nata inizialmente come impresa collaterale) assunse proporzioni grandiose: gli scienziati avrebbero dovuto esplorare estensivamente la Russia orientale e meridionale, il Caucaso e la Siberia; oltre ad individuare i luoghi più favorevoli per l'osservazione del transito di Venere, avevano il compito di raccogliere quante più informazioni possibili sulle potenzialità economiche, gli usi e i costumi, le piante, gli animali e le ricchezze naturali dell'immenso impero russo. La grande spedizione venne organizzata dell'Accademia delle scienza russe, di cui coinvolse molti membri; a capeggiare l'impresa venne chiamato un brillante zoologo tedesco, Peter Simon Pallas, donde i due nomi con cui è nota: "spedizione dell'Accademia" e "spedizione di Pallas". Giunto a Pietroburgo all'inizio dell'estate 1767, Pallas impiegò un anno a pianificare accuratamente gli itinerari, la logistica e gli obiettivi scientifici, partendo tra l'altro dallo studio approfondito delle spedizioni precedenti, la più importante delle quali è la cosiddetta Grande spedizione del Nord degli anni 1733-1743. Venne deciso di suddividere l'esplorazione tra cinque corpi di spedizione indipendenti, tre dei quali avrebbero avuto come fulcro la regione di Orenburg (avamposto della colonizzazione della Siberia, sul fiume Ural) , la più promettente anche dal punto di vista economico; due la regione di Astrachan' (sul fiume Volga, da cui muoveva invece l'espansione verso il Caspio e il Caucaso). A capo di ciascun gruppo furono nominati prestigiosi scienziati, tutti stranieri con una sola eccezione; i tre gruppi di Orenburg furono guidati rispettivamente dallo stesso Pallas (che aveva anche il coordinamento generale della spedizione); da Ivan Ivanovič Lepëchin, russo ma formatosi all'Università di Strasburgo; da Johan Peter Falk, svedese e allievo di Linneo. I corpi di spedizione di Astrachan' furono capeggiati dal tedesco Samuel Gottilieb Gmelin e dal lettone Johann Anton Güldenstädt (suddito russo di lingua e cultura tedesca). Oltre a un numero variabile di servitori, cuochi, cacciatori, guide, li accompagnavano studenti e assistenti russi: il tal modo la spedizione fu anche un'eccezionale esperienza di formazione sul campo, da cui uscì un'intera generazione di scienziati. In corso d'opera, gli obiettivi si fecero più ambiziosi; dagli iniziali quattro anni, si passò a sette anni (1768-1774), con un ampliamento dell'area esplorata che si estese dal Mare del Nord al Caucaso, dal Volga alla Siberia orientale. Con una spedizione ottimamente pianificata da Pallas e finanziata da Caterina II senza badare a spese, i viaggiatori (almeno rispetto alle vicissitudine di tanti esploratori contemporanei) poterono far fronte con relativo successo alle indubbie difficoltà ambientali: il caldo torrido d'estate, il fango dopo il disgelo e dopo le piogge autunnali, ma soprattutto il proverbiale freddo siberiano; il termometro di Pallas gelò, mentre un assistente di Güldenstädt perse le dita dei piedi per assideramento. I pericoli vennero piuttosto dai fattori umani. Georg Moritz Lowitz, uno degli astronomi impegnati nell'osservazione del transito di Venere, incappò nella rivolta di Pugačev e fu impiccato dai ribelli; Gmelin fu catturato da un signorotto locale nella zona di Derbent (Dagestan) e morì in prigionia, mentre attendeva il pagamento del riscatto. Anche il destino di Falk, il dodicesimo apostolo di Linneo, si concluse in modo tragico. ![]() Il difficile viaggio di Johan Peter Falk Quando venne decisa la spedizione, Falk si trovava in Russia da qualche anno in veste di dimostratore dell'orto botanico di Pietroburgo. Inizialmente non si pensò a lui: aveva già più quarant'anni e, soprattutto, praticamente da sempre soffriva di ipocondria e depressione. Soltanto alla fine dell'estate 1768, quando gli altri gruppi erano già partiti da mesi, si decise di aggregare Falk alla spedizione, probabilmente per la sua competenza botanica e in quanto allievo di Linneo; per classificare le specie vegetali si decise infatti di applicare il sistema sessuale linneano. Dopo aver trascorso l'inverno a Mosca, nel maggio 1769 Falk raggiunse Pallas a Samara e per due settimane viaggiarono insieme. Quindi Falk si mosse verso sud, lungo il Volga, toccando Syzran, Saratov, Carycin (Volgograd), dove svernò. Nella primavera, fu ricevuto dal khan dei calmucchi, stanziati a occidente di Astrachan'. Già a Samara aveva dato segni di depressione, risentendo negativamente della responsabilità di dover dirigere una spedizione scientifica, tanto che l'accademia delle Scienze decise di affiancargli un giovane chimico tedesco, Johann Gottlieb Georgi, che lo raggiunse nel giugno 1770 a Uralsk. Insieme i due si recarono ad Orenburg dove rimasero fino alla fine dell'anno. A quanto sembra, Georgi non poté fare molto per alleviare i problemi di Falk, tanto più che i loro rapporti erano abbastanza tesi (lo svedese sospettava il giovane collega di volersi impadronire dei suoi risultati scientifici). All'inizio del 1771, si separarono: Falk si mosse a est lungo la linea fortificata che proteggeva Orenburg dalle incursioni dei nomadi, mentre Georgi esplorò la Baschiria e gli Urali meridionali. I due si ricongiunsero a Čeljabinsk nella Siberia meridionale, dove Georgi trovò Falk ammalato. Quando si fu rimesso, insieme, sempre spostandosi verso est, raggiunsero Omsk. Da qui attraverso la steppa di Barabinsk si mossero verso gli Altai settentrionali, esplorando la zona mineraria di Barnaul. Quindi si diressero verso nord, raggiungendo Tomsk, dove intendevano trascorrere l'inverno. Le condizioni di Falk erano però sempre più compromesse; a Tomsk, Georgi ricette l'ordine di raggiungere la spedizione di Pallas, che a sua volta affidò al suo assistente Anton Valter il compito di accompagnare Falk a Pietroburgo. Da questo momento la spedizione Falk venne sciolta e i suoi membri si aggregarono al gruppo di Pallas. Nella primavera del 1772, Falk iniziò il suo viaggio di ritorno, muovendosi con lentezza; a ottobre raggiunse Kazan, dove trascorse l'inverno; prima di proseguire per Pietroburgo, chiese e ottenne di potersi curare alle terme di Kizljar, apparentemente con buoni risultati. Tuttavia quando alla fine dell'anno rientrò a Kazan, le sue condizioni precipitarono: per settimane, fu costretto a letto, nutrendosi solo di tè e di pane svedese (avete presente quel pane croccante che vendono all'Ikea?), soffrendo di mal di testa, insonnia, crampi e dolori di varia natura che cercò di alleviare con l'oppio (l'uso del laudano, tintura alcolica di oppio, era a quei tempi abituale, veniva addirittura prescritto ai lattanti che soffrivano per la dentizione). Nel gennaio del 1774, quando lo ritrovò a Kazan, Georgi si trovò di fronte uno scheletro, con lo sguardo selvaggio, che quasi non parlava. Tuttavia, Falk sembrò riprendersi e quella che doveva essere la sua ultima giornata trascorse abbastanza calma, tanto che alla sera Georgi e un servitore, su sua richiesta, lo lasciarono solo. Ma al mattino li aspettava un macabro spettacolo: il cadavere di Falk ricoperto di sangue e sfigurato. Durante la notte si era tagliato la gola con un rasoio, quindi si era sparato alla testa. Nonostante i tormenti della depressione e le continue malattie, reali o immaginarie del povero naturalista svedese, sul piano scientifico la spedizione di Falk ottenne risultati rilevanti. Raccolse materiali etnografici sulla vita quotidiana dei Russi meridionali e sui popoli tatari, baskiri, kalmucchi e cosacchi. Si distinse nell'esplorazione delle risorse minerarie e nello studio delle acque, di cui diede anche una prima classificazione (che sarà perfezionata proprio da Georgi). Quanto alla botanica, mise insieme una notevole collezione della flora della steppa delle rive del Volga, degli Urali, della Siberia occidentale e dei dintorni di Kazan. Georgi, oltre a spedire a Pietroburgo i materiali raccolti da Falk, curò anche la pubblicazione dei suoi diari di viaggio (Beiträge zur topographischen Kenntniss des Russischen Reichs). Qualche notizia in più sull'infelice allievo di Linneo nella biografia. ![]() Falkia, una tappezzante antidepressiva La pianta che onora la memoria di Falk non arriva dalla Siberia o dalle steppe russe, ma dal Sudafrica. Ancora una volta fu Thunberg a dedicare al condiscepolo da poco perito tragicamente uno dei tanti nuovi generi che veniva scoprendo in quel paradiso dei botanici. Egli raccolse la pianta nel 1774 e la pubblicò nel 1781 in Nova genera plantarum (con la grafia Falckia); l'anno successivo fu pubblicata anche dal figlio di Linneo, a cui il genere è stato a lungo attribuito. Il genere Falkia, della famiglia Convolvulaceae, comprende tre specie, tutte africane. La più nota è Falkia repens, una tappezzante dalla graziosa fioritura che nei climi miti può essere utilizzata in alternativa al tappeto erboso, particolarmente apprezzabile in tempi di siccità e riscaldamento globale. Simile alla più nota Dichondra, meriterebbe di essere più conosciuta e coltivata: è adattabile a diversi tipi di suolo; cresce all'ombra come al sole; forma un denso tappeto verde, con graziose foglioline tondeggianti che assomigliano a orecchie (il nome afrikaans è infatti oortjies, "piccole orecchie"); può essere utilizzata anche come ricadente. E soprattutto, regala una pregevole fioritura di un delicato bianco-rosato. Se si considera che, al contrario del tappeto erboso, non occorre neppure falciarla, nessuna depressione a coltivare la Falkia! Qualche approfondimento nella scheda. Intrepidi scienziati pronti ad ogni avventura, ricercatori entusiasti e instancabili raccoglitori di piante e animali. Così ci sono apparsi molti apostoli di Linneo; molti, ma non tutti. Göran Rothman, medico partito per il nord Africa in modo forse un po' improvvisato, non ha saputo (o potuto?) ricavare molto dal suo viaggio, a parte la rovina economica e una salute compromessa. Grazie a un caro amico, ha però lasciato il suo nome a una pianta bella tra le belle, la Rothmannia. ![]() Un inconcludente viaggio in Nord Africa Göran (o Georg) Rothman, l'undicesimo apostolo, è quello di cui probabilmente sappiamo meno. Era figlio d'arte: suo padre Johan Stensson Rothman, medico e botanico, era stato insegnante di Linneo a Växjö ed era rimasto in ottimi rapporti con lui. Göran, dopo aver studiato scienze naturali e medicina ad Uppsala, era diventato un medico molto stimato. Quando nel 1773 l'inviato di Tripoli a Stoccolma Hagi Abdrahman chiese l'invio di uno scienziato svedese per condurre ricerche naturalistiche in Libia, egli propose la propria candidatura. Linneo era perplesso; avrebbe preferito qualcuno con maggiore esperienza di ricerca naturalistica sul campo e magari bravo a disegnare (in particolare, pensava ad Osbeck). Nonostante ciò, la candidatura di Rothman fu accettata; l'Accademia svedese delle Scienze avrebbe pagato una parte dei costi della spedizione, mentre al resto avrebbe provveduto Abdrahman. Accompagnato da quest'ultimo, Rothman lasciò Stoccolma nell'agosto del 1773 per un viaggio che doveva durare quasi esattamente tre anni. Mal progettata e improvvisata, tuttavia, la spedizione fu un fallimento. Gli aiuti finanziari e logistici promessi da Abdrahman non si materializzarono; Rothman arrivò a Tripoli in piena stagione delle piogge. Secondo quanto egli stesso scrisse a Wargentin, segretario dell'Accademia svedese delle scienze, quando finalmente iniziò le esplorazioni dei dintorni, fu deluso dalla sterilità di un territorio che poco aveva da offrire a un botanico (non posso non pensare: a meno che si chiamasse Forsskål!); il calore intenso, la paura dei beduini e l'indifferenza delle autorità gli impedirono escursioni a più ampio raggio. Solo dopo un anno gli si offrì la possibilità di accompagnare un fratello del Pascià in direzione dell'Atlante; non sappiamo nulla di questo viaggio, ma in una lettera Linneo depreca che Rothman non abbia potuto raggiungere le montagne. Nel 1775 intraprese una breve spedizione costiera. Intanto la situazione finanziaria si faceva sempre più insostenibile - anche se Rothman collaborava con il consolato svedese a Tripoli - tanto che scrisse all'Accademia delle scienze per ottenere un ulteriore finanziamento. Rientrò quindi a Stoccolma nel luglio del 1776. I risultati scientifici del viaggio furono modesti e lasciarono insoddisfatti tanto l'Accademia delle scienze - che riteneva non valessero la spesa sostenuta - quanto Linneo, che in una lettera scrive che tutte le piante raccolte da Rothman erano già note. Anche in patria la situazione finanziaria di Rothman rimase precaria; nel 1776 fu nominato assessore del Collegium medicum, un incarico che non prevedeva stipendio. Per mantenersi, mise a frutto le sue notevoli competenze linguistiche e un indubbio talento letterario, come traduttore di opere liriche, poesie e romanzi (ma anche, anonimamente, di materiali giornalistici). Tra le sue traduzioni più notevoli, il romanzo di Voltaire Zadig, il carme di Pope Lettere di Eloisa ad Abelardo, il libretto dell'Orfeo ed Euridice di Gluck, scritto da Calzabigi. Il soggiorno in Tripolitania aveva per altro minato la sua salute; morì nel 1778, a soli 39 anni. Il suo diario di viaggio, rimasto inedito per oltre duecento anni, è stato recentemente pubblicato nell'abito del progetto dell'IK foundation sugli apostoli linneani. Qualche notizia in più nella biografia. ![]() Rothmannia, ovvero "Chi trova un amico trova un tesoro" Non i modesti meriti scientifici, ma l'amicizia ha guadagnato a Rothman l'onore di essere ricordato da una pianta. Nel 1774, mentre egli si trovava in Tripolitania, il suo vecchio amico e compagno di studi Carl Peter Thunberg esplorava - lui sì, con enorme successo! - il Sud Africa; a maggio inviò all'Accademia delle scienze la descrizione di una bellissima pianta che propose di chiamare Rothmannia, "in onore di Göran Rothman, un mio vecchio amico, che, ho sentito dire, sta per partire per la Turchia" (insomma, un onore per meriti futuri, e pure sulla base di informazioni errate, anche se è vero che sulla carta la Libia apparteneva all'impero ottomano). Linneo abbozzò e nel 1776 Thunberg ufficializzò la denominazione nell'articolo Rothmannia, ett nytt orte-genus, "Rothmannia, un nuovo genere". Cosa ci sarà stato in comune tra la spettacolare Rothmannia capensis e il caro vecchio amico? Non lo sappiamo, ma così va il mondo, anche dalle parti della botanica: al dolce e geniale Löfling una minuscola Caryophyllacea dai fiori invisibili, al titanico Forsskål un'ortica e all'inetto Rothman la splendida Rothmannia! Rothmannia è un genere di una quarantina di specie della famiglia delle Rubiaceae, che comprende alberi fioriferi di distribuzione tropicale (Africa meridionale, Oceano indiano occidentale, Cina meridionale, Indocina e Nuova Guinea). La specie più nota è proprio quella descritta e battezzata da Thunberg, R. capensis; diversamente da molte Rubiaceae (pensiamo al nostro Galium) in cui le infiorescenze sono formate da fiori piccoli e numerosissimi, porta grandi fiori solitari che ricordano quelli della Gardenia. In effetti i due generi appartengono alla stessa famiglia e sono molto affini, tanto da aver posto a lungo problemi di classificazione; il figlio di Linneo ricollocò la Rothmannia nel genere Gardenia e fino alla metà del Novecento non è stata riconosciuta come genere separato (ecco perché in molti siti R. capensis è ancora designata con il vecchio sinonimo Gardenia rothmannia). Meno frequentemente coltivate della Gardenia, le diverse specie di Rothmannia sono tuttavia piante di grande bellezza, fortemente profumate e attraenti anche per il lucido fogliame sempreverde. Altre informazioni nella scheda. Un filosofo illuminista radicale; un uomo ostinato che ha quasi sempre ragione ma è incapace di compromessi; un viaggiatore avventuroso; un pioniere dell'ittiologia; un cacciatore di piante instancabile; un linguista capace di imparare in poche settimane i dialetti della penisola arabica; il coprotagonista di un capolavoro della letteratura danese. Tutto questo è stato Peter Forsskål, il più scontroso ma forse il più affascinante apostolo di Linneo, che ha scritto nel suo diario di viaggio: "Per le scienze naturali, bisogna essere pronti anche a dare la vita". Lui la sua l'ha data, a trentun anni, e in cambio il suo maestro gli ha dedicato la pungente Forsskaolea. ![]() Dalla battaglia per la libertà di parola all'Arabia felice "Quanto più un uomo può vivere secondo le proprie inclinazioni, tanto più egli è libero. Per questa ragione, insieme alla vita stessa, non vi è nient’altro che sia più caro all’uomo quanto la sua libertà. Nessun essere dotato di ragione rinuncia ad essa o la limita a se stesso, a meno che non vi sia costretto dalla violenza o dal timore di un male maggiore." A scrivere queste parole non è Hume o Rousseau, ma un altro figlio dell'illuminismo, il finno-svedese Peter Forsskål, il decimo apostolo di Linneo. Naturalista, filosofo, ma soprattutto uomo libero, anch'egli morì giovanissimo nel corso di una spedizione naturalistica, ma ebbe la ventura di essere salvato dall'oblio da un grandissimo scrittore, il danese Thorkild Hansen. Nel 1962 Hansen, sulla base di molti documenti e in particolare delle lettere e dei diari dei suoi membri, scrisse Arabia felix, una ricostruzione romanzata ma non troppo delle vicende della sventurata spedizione danese in Yemen del 1761-67 che vide la morte di tutti i partecipanti, con una sola eccezione. Sebbene l'autore non nutra particolare simpatia per Forsskål, sa fare emergere le ombre (l'ostinazione e l'arroganza) e le luci (l'amore per la giustizia e la verità, l'acuta intelligenza, l'instancabilità, la tenacia, la capacità organizzativa) dello scienziato svedese, ricostruendo un affascinante personaggio a tutto tondo. Una traduzione italiana di Arabia felix è stato pubblicata dalla benemerita casa editrice Iperborea. Dopo il deludente (almeno dal punto di vista di Linneo) viaggio di Rolander in Suriname, fino all'inizio degli anni '60 nessun "apostolo" fu coinvolto in una spedizione di rilievo. A dire il vero, nel 1758 quello che è considerato l'ottavo apostolo, l'estone Anton Rolandson Martin, si era imbarcato su una nave baleniera ed aveva brevemente visitato le isole Svalabard; a sua volta Carl Fredrik Adler tra il 1748 e il 1761 in qualità di medico di bordo della Compagnia Svedese delle Indie orientali aveva toccato per quattro volte Canton (morendo nel corso dell'ultimo viaggio). Tuttavia nessuno dei due è ricordato da un genere di piante. Al contrario, il pugnace Forsskål fu tra i protagonisti di una grande spedizione che coinvolgeva tre università (Copenhagen, Uppsala e Gottinga) e, almeno sulla carta, avrebbe dovuto dare gloria alla Danimarca e al suo re, Federico V. Forsskål era probabilmente il più dotato tra i dotatissimi allievi di Linneo, e di certo il più versatile. I suoi interessi non si limitavano alle scienze naturali, ma includevano le lingue, la politica, la filosofia, l'economia. Dopo gli studi teologici e naturalistici a Uppsala, aveva studiato filosofia e filologia orientale a Gottinga; qui aveva trovato un'atmosfera ben più libera e stimolante di quella svedese. Nel 1759, al suo ritorno in patria, presentò una tesi di filosofia dal titolo De libertate civili in cui attaccava i privilegi e difendeva la libertà di pensiero e di stampa. Di fronte al rifiuto della facoltà, decise di pubblicarla a sue spese, in lingua svedese con il titolo Tankar om Borgerliga Friheten, "Pensieri sulla libertà civile". Nell'arco di ventiquattr'ore, la censura impose il ritiro e la distruzione dell'opuscolo; a eseguire l'ordine doveva essere il rettore della facoltà, cioè il nostro Linneo. Il previdente Forsskål, tuttavia, aveva già ritirato tutte le copie e le aveva distribuite ai suoi amici; Linneo - forse non troppo solerte - riuscì a recuperarne solo 79 su 500. L'atmosfera si era però fatta pesante per l'intrepido Forsskål - che d'altra parte non intendeva arretrare di un millimetro sulle sue posizioni - spingendolo ad accettare la proposta del suo professore di Gottinga, Michaelis, che aveva avanzato la sua candidatura come naturalista della spedizione danese in Yemen. Inizialmente riluttante (anche per la contrarietà del padre, che aveva già perso due figli), accettò a tre condizioni: il titolo di professore; una sostanziosa pensione vitalizia di cui usufruire in un paese a sua scelta; l'uguaglianza tra tutti i membri della spedizione (forse dettata, più che da amore per la democrazia, dal rifiuto di qualsiasi limite alla sua libertà). La corte danese sottoscrisse tutte le richieste e nel settembre del 1760 Forsskål raggiunse Copenhagen. Immediatamente il suo carattere impetuoso e alieno dai compromessi lo trascinò in un'ulteriore controversia; come medico della spedizione, venne nominato il neolaureato Christian Karl Kramer. Considerandolo del tutto inadeguato, Forsskål cercò di farlo sostituire da un altro allievo di Linneo, Johann Peter Falk, a suo parere molto più preparato di lui. Tuttavia si mosse con scarsa diplomazia e suscitò le ire del maestro di Kramer, il professor Kratzenstein (proprio quello che aveva aiutato il transfuga Rolander; la rivalità tra Uppsala e Copenhagen, a questo punto, è più che un sospetto!). Alla fine, i membri della spedizione furono sei, mal assortiti fin dall'inizio; due danesi, il professor Frederich Christian von Haven, in qualità di filologo, e Christian Karl Kramer, in qualità di medico; due tedeschi, il geografo e matematico Carsten Niebuhr e Georg Wilhelm Baurenfeind, in qualità di pittore; due svedesi, Peter Forsskål e il servitore Lars Berggren. I rapporti tra i due professori, von Haven e Forsskål, furono pessimi fin dall'inizio: uniti solo dall'alta opinione di sé, erano opposti per origine geografica e sociale, formazione culturale e carattere: un danese e uno svedese, un nobile e un borghese, un umanista e uno scienziato, un indolente e un iperattivo. Quali incidenti e quali scontri l'incompatibilità tra i due possano aver provocato in una convivenza forzata di quasi due anni e mezzo lo potete leggere nel libro di Hansen. Qui mi limito a sintetizzare l'itinerario: dopo aver raggiunto con una nave danese Costantinopoli (con brevi soste nei pressi di Marsilia e a Malta), il gruppo si imbarcò per l'Egitto, dove rimase circa un anno (prima ad Alessandria, poi al Cairo, infine nel Sinai); attraverso il Mar Rosso, si recò infine in Yemen, la meta principale della spedizione. Qui, a pochi giorni di distanza, i due professori morirono di malaria: il 25 maggio 1762 von Haven, l'11 luglio Forsskål; i superstiti si imbarcarono per Bombay, ma durante il viaggio in mare perirono anche Baurenfeind e Berggren; poco dopo lo sbarco in India, morì pure Kramer. Rimasto solo Niebuhr ritornò in Danimarca solo nel novembre del 1767 dopo un avventurosissimo viaggio a piedi attraverso la penisola arabica, la Persia e l'impero ottomano. Anche se l'obiettivo iniziale era soprattutto letterario-filologico, l'indolenza di von Haven e l'attivismo di Forsskål e Niebuhr spostarono ben presto il baricentro della spedizione sul versante geografico e naturalistico. Oltre alle importantissime rilevazioni astronomiche e cartografiche del matematico tedesco, anche le ricerche naturalistiche di Forsskål furono di grande rilievo: nell'arco di due anni e mezzo, raccolse oltre 2000 piante (di cui 693 nello Yemen); esplorò sistematicamente la fauna e la flora del Mar Rosso (fu tra l'altro tra i primi a cogliere la natura animale dei coralli); raccolse una massa di informazioni economiche e etnologiche (tra cui un'importante farmacopea cairota); descrisse per la prima volta piante oggi ben note come l'Adenium obesum. Il suo atteggiamento verso la cultura farmaceutica e naturalistica locale fu innovativo e rispettoso: quando individuava nuovi generi o nuove specie manteneva il nome locale, appena latinizzato per adattarlo alle convenzioni della nomenclatura binomiale: ad esempio, battezzò il qāt, un arbusto le cui foglie vengono masticate come stimolante, Catha edulis. Affidò le sue osservazioni al diario di viaggio ma anche a diverse opere scientifiche che furono preservate e pubblicate dopo la sua morte da Carsten Niebuhr (anche se purtroppo errori e refusi ne diminuirono il valore scientifico). I suoi studi sono considerai pionieristici nei campi della biologia marina, della migrazione degli uccelli, della distribuzione geografica delle piante e dell'iterazione tra piante e territorio. ![]() L'unico ricordo è un'ortica? Dopo la morte dell'allievo, Linneo ne onorò la memoria con la dedica di una delle piante che egli aveva scoperto. Ne scelse una nata nell'orto botanico di Uppsala da semi che Forsskål gli aveva spedito dal Cairo e la chiamò Forsskaolea tenacissima, per ricordare la determinazione e la tenacia che il giovane allievo aveva dimostrato anche nelle situazioni più difficili. Ma forse la dedica non è così innocente; lasciamo la parola a Thorkild Hansen: "Linneo la battezza Forsskaolea e aggiunge le indicazioni descrittive tenacissima, hispida, adherens, uncinata. Quando Carsten Niebuhr sente di questa scelta, monta su tutte le furie [...]. Ma, anche se la scelta di Linneo non è causale, non è detto che quelle caratteristiche debbano essere ritenute così insultati come pensava Niebuhr. Linneo merita di essere elogiato piuttosto che scagionato. Non c'è niente da perdonargli. Non ha fatto che dire la verità. Conosceva Forsskål. Sapeva che non era tipo cui rendere omaggio con rose o orchidee. Né crescevano fiori ricercati sulla solitaria tomba nei pressi di Yerim. La memoria di Forsskål non poteva essere legata a un profumo, a bellezza; ma a qualcosa che corrode, che brucia. I quattro famigerati aggettivi - tenacissima, hispida, adherens e uncinata - significano tenacissimo, selvatico, caparbio e spigoloso. L'unico ricordo che sopravvive di Peter Forsskål, morto a Yerim nell'Araba Felice, la pianta Forsskaolea, è un'ortica". La conclusione di Hansen (come si conviene alla sua amara visione della vita) è forse troppo pessimistica. Intanto, i risultati scientifici di Forsskål sono oggi rivalutati e appaiono più incisivi ed importanti di quanto non sembrasse sessant'anni fa. Negli anni '70, il suo diario di viaggio è stato utilizzato come punto di partenza del ricercatore inglese John Wood che ha potuto ritrovare piante che non erano più state descritte da duecento anni. Buona parte della tassonomia dei pesci del Mar Rosso si basa ancora sui suoi studi. Anche la sua battaglia per la libertà non fu né donchiosciottesca né inutile se pochi anni dopo la sua morte la Svezia - primo tra i paesi europei - approvò una legge sulla libertà di stampa. In occasione del 250 anniversario della pubblicazione dell'opuscolo sulla libertà civile, l'Università di Gottinga ha voluto onorare Forsskål con una targa; gli sono stati dedicati convegni in Svezia, in Finlandia, in Danimarca e in Germania; è nato un sito dove potete trovare molto materiale su di lui e soprattutto il testo di Pensieri sulla libertà civile in molte lingue, tra cui anche l'italiano. Come sempre altre notizie nella sezione biografie. Quanto alla Forsskaolea, è davvero una cugina della nostra ortica, un piccolo genere delle famiglia Urticaceae di sole sei-sette specie, presenti in un'area che va dalle isole Canarie all'India occidentale attraverso il Nord Africa e il Vicino Oriente. F. tenacissima si è adattata a vivere dove ben poche altre specie sopravviverebbero: suoli aridi, sassosi, fessure tra le rocce. F. angustifolia è invece una specie endemica delle Canarie, dal portamento arbustivo, che non è difficile vedere visitando l'arcipelago. Altre informazioni sul genere Forsskaolea nella scheda. Forsskål è inoltre ricordato dal nome specifico di diverse piante (e animali) da lui descritti per la prima volta; tra le più notevoli Salvia forsskaolei, una salvia azzurra della penisola balcanica che Forsskål raccolse in Turchia. Dato che il suo cognome può essere scritto in vari modi, accanto all'epiteto specifico forsskaolei, si trovano anche forskalianus (come Sansevieria forskaliana) o forskohlii (come Coleus forkohlii, oggi Plectrantus barbatus, che a sua volta ha dato il suo nome alla forskolina, un integratore alimentare di moda). Per Linneo, i suoi apostoli erano davvero investiti di una missione sacra; attendeva con ansia le loro lettere, i semi, le piante, gli esemplari che gli avrebbero permesso di collocare al proprio posto un altro mattoncino del grande edificio del Systema naturae. Ma il settimo apostolo, Daniel Rolander, non gli permise di dare neppure un'occhiata al ricco bottino che aveva raccolto in Suriname. Da allora, per gli esegeti di Linneo, è un fallito, reso folle dal sole tropicale, un codardo irriconoscente; per dirla con Linneo, ingratus disciplus Rolander "l'ingrato allievo Rolander". ![]() Il viaggio in Suriname Tra gli apostoli di Linneo, se Loefling, l'allievo prediletto, è Giovanni, allora Rolander è Giuda. I capi d'accusa contro di lui sono pesanti: infingardaggine, vigliaccheria, ingratitudine, follia, ubriachezza... Tuttavia nel 2008 la pubblicazione del suo Diarium Surinamense (rimasto manoscritto per oltre 250 anni) ha rimescolato le carte, tanto che viene di chiedersi se egli non sia stato piuttosto la vittima di una riuscitissima operazione di mobbing. Giudichiamo dai fatti. Nel 1754 alla corte di Svezia si presenta Carl Gustav Dahlberg, un ex militare che ha fatto fortuna in Suriname (Guyana Olandese), con una considerevole raccolta di esemplari botanici e zoologici che dona al re. Il personaggio entra in contatto con l'ambiente scientifico svedese, incluso Linneo. Quando fa girare la voce che intende assumere un giovane da portare con sé in Suriname come precettore delle figlie, Linneo propone il suo allievo Daniel Rolander: dato che di questo paese gli interessa soprattutto la fauna, in particolare gli insetti (tra cui la cocciniglia), Rolander, "entomologo fin dalla nascita", è la persona giusta. Dopo qualche titubanza l'affare va in porto; anzi Dahlberg, a sua volta appassionato naturalista dilettante, fa capire che - pur di lasciare il suo nome alla storia - il lavoro sarà una sinecura: Rolander potrà dedicarsi alle ricerche praticamente a tempo pieno. Linneo si dà da fare per raccogliere i soldi per il viaggio; tra i finanziatori, oltre a lui stesso, il celebre entomologo Charles de Geer. Nell'ottobre del 1754, Dahlberg e Rolander partono per l'Olanda, da dove si imbarcheranno per il Suriname. Tuttavia la partenza è ritardata da una malattia di Rolander; salpano solo nell'aprile del 1755 e giungono a Paramaribo in Suriname a giugno. Il loro arrivo coincide con una rivolta di schiavi neri; per circa un mese si fermano in città, per poi trasferirsi nella piantagione di Wajamo, di proprietà di Dahlberg. Veniamo al primo capo di accusa: secondo la vulgata linneana, in Suriname Rolander avrebbe combinato poco o nulla. In realtà, lavorò molto e con metodo: nel primo mese esplorò Paramaribo e i dintorni, poi per cinque mesi l'area della pianura, risalendo in barca fiumi come il Commevije e i suoi tributari e facendo tappa in diverse piantagioni. Infine, nel mese di gennaio 1756 tornò a Paramaribo, nelle cui vicinanze esplorò varie piantagioni. Si impose una ferrea routine: la giornata era dedicata alle ricerche, la sera alla preparazione degli esemplari e alla stesura degli appunti. I risultati furono imponenti per quantità e qualità, non solo nel campo dell'entomologia, ma anche della botanica; fu attento osservatore delle pratiche mediche dei neri e spettatore critico dello schiavismo. Mise insieme un erbario (raccoglieva molti esemplari per ciascuna pianta) che secondo un contemporaneo avrebbe potuto soddisfare tutti i botanici d'Europa. Fu tra i primi studiosi a comprendere il ruolo degli insetti nell'impollinazione delle piante. Quindi, l'idea di un Rolander instupidito dal clima tropicale che tralascia i suoi doveri è totalmente infondata. La seconda accusa è quella di codardia: Rolander sarebbe stato terrorizzato dai rumori, dai colori, dalla confusione e dalla violenza della natura tropicale; inoltre il timore di ammalarsi si sarebbe trasformato in un'ipocondria patologica. Qualcosa di vero c'è. In effetti, Rolander si era ammalato gravemente durante l'inverno trascorso ad Amsterdam; detestava il clima tropicale ed era molto critico sulle abitudini alimentari dei piantatori, in particolare quella di bere forte. La sua salute era malferma; un medico locale gli consigliò di cambiare mestiere; inoltre la paura di soccombere per una malattia tropicale non era così infondata, a giudicare dalla sorte degli altri apostoli. Se esplorò quasi esclusivamente le piantagioni, non fu per un terrore patologico degli animali della foresta, ma per la sollevazione degli schiavi fuggiti (maroon) che impediva di addentrarsi nel paese. Quando, dopo sette mesi, decise di rompere l'accordo con Dahlberg e di tornare a casa, la sua non fu quindi la fuga di un vile o di un folle ipocondriaco. In tono molto pacato, Dahlberg ne parla in una lettera a Linneo: "Quando gli ho chiesto di rimanere, prospettandogli la possibilità di esplorare le montagne, Rolander ha declinato accampando la cattiva salute, il clima ostile, la stanchezza per tanto lavoro, aggiungendo che ormai aveva visto tutto; forse pensa che il Suriname non sia così interessante come si crede". ![]() La rottura con Linneo e l'ostracismo Il viaggio di ritorno di Rolander fu complicato. Partito nel gennaio del 1757 da Paramaribo, il naturalista dovette fermarsi una decina di giorni nell'isola di St. Eustatius nelle Antille olandesi in attesa di condizioni favorevoli; sfruttò la sosta per integrare le sue raccolte con animali e piante dell'isola. Ad aprile era ad Amsterdam, ma sulla via di casa rimase bloccato per mesi ad Amburgo, ammalato e senza soldi. Solo ad ottobre riuscì a rientrare in Svezia, grazie al soccorso dell'Accademia delle Scienze svedese. Arriviamo così alla scena madre del dramma, e alla duplice accusa di ingratitudine e follia. Rolander e Linneo si incontrarono a Stoccolma; il maestro si offrì di ospitarlo a casa sua, ma l'allievo respinse l'offerta e gli negò l'accesso alle sue collezioni, promettendogli solamente il dono di un esemplare di Sauvagesia. Linneo, folle di rabbia, qualche giorno dopo si introdusse nell'abitazione di Rolander e sottrasse l'esemplare promesso. Ne seguì una rottura irrimediabile. Nelle biografie di Linneo, la colpa del fattaccio ricade sulle spalle di Rolander: la sua salute mentale, già vacillante in Suriname, sarebbe peggiorata, aggiungendo all'ipocondria la paranoia che lo induceva a sospettare di tutti, in particolare di Linneo (che, da questo momento in avanti, lo definirà "l'ingrato allievo Rolander"). Ma possiamo trovare motivazioni più razionali: probabilmente covava rancore verso il maestro che per mesi lo aveva abbandonato malato e senza mezzi ad Amburgo, mentre avrebbe potuto facilmente aiutarlo attraverso la sua potente rete di corrispondenti. Inoltre per Rolander, privo di mezzi e di appoggi familiari, l'unica risorsa erano le sue collezioni e il suo diario di viaggio: non era disposto a cederli per nulla, con il rischio che Linneo pubblicasse a proprio nome le scoperte che gli erano costate la salute e la giovinezza; in cambio voleva una cattedra universitaria o almeno risorse certe. D'altra parte Linneo considerava un suo diritto l'accesso alle collezioni dell'allievo che aveva formato, ospitato in casa sua e il cui viaggio aveva almeno in parte pagato di tasca propria. Dopo la rottura con Linneo, Rolander poté ancora contare su qualche appoggio. Inviò una cassa di insetti al barone de Geer e grazie a Abraham Bäck, medico, amico e corrispondente di Linneo, fu assunto come curatore del giardino dei semplici dell'ospedale Seraphim di Stoccolma. L'incarico avrebbe dovuto includere lezioni di medicina, ma Linneo avvertì Bäck che Rolander non ne aveva requisiti. Dopo qualche anno, vedendo che l'ostilità di Linneo impediva ogni carriera in Svezia, l'allievo ostracizzato si trasferì a Copenhagen. Neanche qui fu molto fortunato; dopo varie vicissitudini, grazie alla protezione di un professore tedesco, Christian Gottlieb Kratzenstein, riuscì a redigere il diario di viaggio (Diarium Surinamicum, quod sub itinere exotico conscripsit Daniel Rolander), ma non a farlo pubblicare. Alla fine per mantenersi fu costretto a cedere il diario a Kratzenstein e una parte dell'erbario a Rottboel, un altro botanico danese. Dopo il definitivo rientro in Svezia precipitò in una tragica spirale di indigenza e malattia, forse anche nell'alcolismo di cui lo accusa Linneo in una lettera del 1774. Qualche notizia in più nella biografia. ![]() Una pianta e una cimice La condanna postuma (i latini la chiamavano damnatio memoriae) ha continuato a perseguitare Rolander per più di due secoli; solo la pubblicazione nel 2008 di una traduzione inglese del Diarium Surinamicum nell'ambito del progetto dell'IK sugli apostoli ne ha riabilitato la memoria, permettendo la lettura diretta di questo notevole lavoro. I risultati delle sue ricerche sono rimasti fuori della storia della scienza, anche se per fortuna solo in parte: grazie alla cassa di insetti spediti a de Geer, Linneo poté studiare e includere nella decima edizione del Systema naturae un'ottantina di insetti del Suriname. Il diario e gli erbari furono utilizzati da Rottboel per diversi lavori; in Descriptiones rariorum plantarum (1777) egli pubblicò 12 specie raccolte da Rolander in Suriname, e gli dedicò il genere Rolandra, della famiglia delle Asteraceae. Invece il rancoroso Linneo, non contento di aver impedito a quello che considerava un giuda qualsiasi carriera accademica, si vendicò ulteriormente dando il suo nome a una cimice, Aphanus rolandri (dal greco aphantos, "oscuro, ignobile"); insomma, non un nome onorifico, ma un insulto. La ricompensa floreale toccata al travagliato allievo maledetto è un modesto contributo alla sua memoria; è una pianta che egli stesso aveva raccolto in Suriname, Rolandra fruticosa, unica specie del genere, nativa delle Antille e dell'America centrale e meridionale, dall'Honduras al Brasile. E' un'erbacea o un suffrutice dotato di proprietà medicinali, sfruttate nella medicina tradizionale. Altre notizie nella scheda. Pehr Loefling, inviato in Spagna da Linneo su richiesta del segretario di stato spagnolo, sfrutta il suo incarico per esplorare a fondo la natura della penisola iberica. Il potente ministro lo sceglie per guidare e formare una piccola équipe di naturalisti che accompagnerà la grande spedizione che deve stabilire i confini ispano-portoghesi nell'area dell'Orinoco. Anche questa seconda avventura sarà ricca di risultati naturalistici, ma porterà Loefling a una morte precoce. La minuscola Loeflingia non è forse così inadeguata a ricordarlo. ![]() Alla scoperta della flora iberica Sesto apostolo di Linneo e terzo Pehr della serie, Loefling è non meno formidabile dei suoi omonimi Kalm e Osbeck. Ma ben più sfortunato di loro, bruciò la sua breve vita nel volgere di poche stagioni. Ragazzo prodigio, arriva all'Università di Uppsala a 15 anni e a 20 si laurea in medicina. Linneo ne fa il precettore di suo figlio, il poco dotato Carl junior, il proprio segretario, l'allievo prediletto; quando si presenta l'occasione di inviare un apostolo alla corte di Madrid, la scelta cade senza esitazioni su di lui. Il maestro gli fa un master accelerato di botanica e zoologia, gli amici si quotano per procurargli un microscopio e la necessaria attrezzatura, la Compagnia Svedese delle Indie Occidentali gli offre un passaggio gratuito per Oporto. Partito dalla Svezia nel marzo del 1751, il ventiduenne Pehr Loefling a maggio arriva in Portogallo; a Lisbona incontra l'ambasciatore spagnolo per prendere accordi sul suo incarico; in effetti, è il primo discepolo di Linneo ad essere assunto ufficialmente come scienziato stipendiato (gli spettano anche vitto e alloggio gratuiti). Quindi si mette in cammino; sulla strada per Madrid approfitta per erborizzare in varie località dell'Estremadura. A Madrid arriva ad ottobre; istruito anche in questo da Linneo, si reca quanto prima all'Escorial, per incontrare il potente ministro Carvajal, dal cui favore dipende la sua carriera in Spagna. Come si è visto in questo post, all'inizio l'ambiente madrileno gli è ostile; ma la competenza, l'amore per la scienza e la simpatia naturale gli conquistano il rispetto e spesso l'amicizia dei botanici madrileni. Oltre ai quattro che abbiamo già conosciuto, va aggiunto Miguel Barnades, un medico e influente botanico con il quale stringe amicizia e che lo accompagna nelle sue esplorazioni della flora spagnola. Nei due anni in cui soggiornerà nella capitale iberica, con l'aiuto dei colleghi spagnoli, che lo accompagnano, scambiano piante con lui, gli indicano i luoghi più promettenti, Loefling riesce a raccogliere circa 1300 esemplari (un dato imponente, se si pensa che l'intera flora spagnola comprende circa 6000 specie). Impara rapidamente lo spagnolo, tanto che scrive in questa lingua articoli scientifici che firma con il nome di Pedro; su richiesta di Carvajal traduce anche testi dallo svedese, tra cui un estratto del viaggio di Kalm sulle piante utili del Nord America. Lettere e frequenti invii di semi e piante secche mantengono il cordone ombelicale con Uppsala e il maestro. ![]() La expedicion de limites de Orinoco Nel frattempo, in seguito al trattato ispano-portoghese del 1750, Carvajal sta organizzando la spedizione che deve stabilire i confini sudamericani tra le due potenze (Expedition de limites de Orinoco, "Spedizione dei confini dell'Orinoco"); si tratta di un'impresa imponente, al comando del capitano di marina José de Iturriaga, che coinvolge soldati, geografi, cartografi, missionari; in una Spagna che sta scoprendo l'Illuminismo, non può mancare anche una componente scientifica. Il ministro pensa dunque a Loefling per capeggiare e istruire la piccola equipe di naturalisti che affiancherà a la spedizione. Lo svedese accetta e nell'agosto 1753, è ricevuto all'Escorial insieme ai suoi due assistenti, i medici neolaureati Benito Paltor e Antonio Condal, e ai due disegnatori Bruno Salvador Carmona e Juan de Dios Castel. Al conferimento dell'incarico, vengono elencati gli scopi scientifici della missione, che include la raccolta di esemplari di piante e di animali e la ricerca di piante utili, tra cui un possibile surrogato americano della cannella. Nel novembre, la piccola equipe botanica arriva a Cadice; Loefling approfitta della attesa, che si prolunga per motivi organizzativi e burocratici, per esplorare la flora e la fauna dell'area gaditana; particolarmente importanti le ricerche sui pesci, per le quali si avvale dell'aiuto e dell'esperienza dei pescatori locali. Finalmente, il 24 febbraio 1724, a bordo delle fregata Immaculada Concepcion e del vascello Santa Ana la spedizione parte per il Venezuela. Dal porto di Cumaná dovrebbero risalire il corso dell'Orinoco, attraversare l'area non navigabile dei raudales di Atures e Maipures, risalire il Caño Casiquiare, quindi raggiungere il rio Negro dove è previsto il ricongiungimento con la spedizione portoghese. Si tratta in gran parte di aree inesplorate e dense di pericoli. Dal punto di vista scientifico, è la prima delle numerose spedizioni che la Corona spagnola organizzerà nell'ultima metà del XVIII secolo; è anche la prima volta che, dopo avventurieri e missionari, uno scienziato esplora e descrive la flora e la fauna del Venezuela. Fin dall'arrivo a Cumaná, Loefling inizia a raccogliere i primi esemplari e a studiare gli animali della fascia costiera; in una lettera a Linneo, esprime il suo entusiasmo per l'esuberanza e i colori della natura tropicale. Per circa un anno, soggiorna in diverse località della costa (Barcelona, Piritu, San Bernardino, Tocuyo). In quest'ultima conosce il padre Antonio Caulin che lo aiuta nelle esplorazioni e lo assiste quando si ammala per la prima volta. Nel maggio 1755, mentre il resto della spedizione raggiunge in nave Guayana (base di partenza per risalire l'Orinoco), l'équipe dei naturalisti compie il viaggio via terra, attraversando la regione dei Llanos, allo scopo di raccogliere il maggior numero possibile di piante e animali; è un viaggio avventuroso e difficile, parte a piedi, parte in piroga, che li porta ad attraversare zone malsane. Molti di loro si ammalano. Inizia un periodo estremamente difficile per Loefling, che contrae la malaria con attacchi ripetuti di febbri, vomito, dolori addominali che spesso lo costringono a letto. Il 22 febbraio del 1756 (ha compiuto ventisette anni da pochi giorni) muore alla missione di San Antonio del Caroní, dove sarà sepolto ai piedi di un arancio. Con lui finisce anche la spedizione naturalistica: i suoi aiutanti disertano - come non capirli: a quel punto, oltre a Loefling, erano già morti metà dei membri della spedizione! - e i disegnatori si convertono in cartografi. Altre notizie sulla vita dello sfortunato naturalista nelle sezione biografie. Durante i due anni in Venezuela, Loefling raccolse una imponente collezione naturalistica e un erbario; scrisse note e inviò, quando era possibile, lettere al suo maestro. Alla sua morte, i materiali superstiti vennero spediti in Spagna; l'erbario, purtroppo, è perduto; arrivarono invece a Uppsala gli appunti. Integrandoli con le lettere da lui ricevute, Linneo redasse Iter hispanicum (pubblicato nel 1758), che raccoglie, oltre a una biografia dell'allievo, il diario dei suoi viaggi e diversi scritti di Loefling sulla flora e la fauna spagnole e venezuelane; inoltre si avvalse del materiale raccolto dall'allievo per le piante iberiche e venezuelane descritte in Species Plantarum e Systema naturae. Al Real Jardin Botanico di Madrid sono conservati altri manoscritti di Loefling e circa duecento disegni della spedizione dell'Orinoco, alcuni dei quali di mano sua. Chi volesse seguire più da vicino le tappe dei suoi viaggi, può curiosare nel blog bilingue (in spagnolo e svedese) Ruta Loefling, che comprende anche dettagliate Google Maps. ![]() Della Loeflingia e di altre piante Per il Venezuela, l'ardimentoso allievo di Linneo è un piccolo eroe nazionale; a Ciudad Guayana gli sono stati dedicati un parco (vi invito a un tour virtuale grazie a Google maps: è un luogo meraviglioso che rievoca le sensazioni provate da Loefling alla scoperta del mondo tropicale), una delle vie principali e un collegio privato dove ogni anno viene celebrata una "Settimana Loefling", con attività naturalistiche e ecologiche. Ovviamente Linneo gli dedicò un genere Loeflingia (Species Plantarum, 1753) ma la scelta cadde su una piccola, rara Caryophyllacea della penisola iberica che può sembrare molto modesta per quello che era pur sempre il suo allievo prediletto e uno dei migliori naturalisti della sua generazione. In realtà la dedica va inquadrata nella strategia messa in atto da Linneo e Loefling stesso per vincere le resistenze nell'ambiente botanico spagnolo: essa affiancò la parallela creazione dei quattro generi di cui si è parlato in questo post a sottolineare l'appartenenza a un'unica comunità scientifica; a Loefling, come più giovane di tutti, toccava ovviamente la pianta meno appariscente. D'altra parte, la giustizia poetica della botanica ha creato inattesi legami tra Loefling e la sua pianta. Molti anni dopo la morte di Linneo, negli Stati Uniti fu individuata una terza specie, L. squarrosa, che si aggiungeva alle iberiche L. hispanica e L. baetica; così, come la carriera botanica del suo dedicatario, Loeflingia si distribuisce tra penisola iberica e America (anche se non più a sud del Messico). Inoltre la breve vita della pianta, un'annuale delle dune sabbiose che germoglia alle prime piogge di primavera e si dissecca nell'arco di poche settimane sembra una metafora della vita del dedicatario. Qualche approfondimento nella scheda. Tra le tante piante scoperte o descritte per la prima volta da Loefling, diverse, distribuite giustamente nelle due aree che esplorò, lo ricordano nel nome specifico: Plantago loeflingii, Bonellia loeflingii, Janipha loeflingii, Campanula loeflingii, Combretum loeflingii, Manihot loeflingii, Corynostylis loeflingii; naturalista completo, molto versato in ittiologia e entomologia, ha dato il suo nome anche alla falena Aleimma loeflingiana. ![]() Un po' di gloria postuma: Condalia D'altra parte, Loefling non è stato l'unico membro della Spedizione dei confini dell'Orinoco a entrare nella nomenclatura botanica. Per i botanici spagnoli di fine Settecento, desiderosi di dimostrare la raggiunta parità scientifica della loro patria, come prima spedizione organizzata dalla monarchia iberica, essa assumeva un ruolo tutto particolare. Dunque i partecipanti spagnoli dovevano essere celebrati e ricordati, anche se, come abbiamo visto, dopo la morte di Loefling avevano abbandonato l'impresa e anche dopo non si erano segnalati in alcun modo. Fu così che nel loro Florae Peruvianae, et Chilensis Prodromus (1794) Ruiz e Pavón andarono a ripescare i due giovani medici, o più probabilmente studenti di medicina, che avevano accompagnato lo svedese come allievi e assistenti, entrambi catalani, Benedict Paltor (morto nel 1782) e Antoni Condal (1745-1804), dedicando loro rispettivamente Paltoria e Condalia. Qualche anno dopo, l'abate Cavanilles rincarò la dose, celebrando anche i due pittori Bruno Salvádor Carmona e Juan de Dios Castel, dedicatari di Carmona e Castelia. E per buon peso, aggiunse anche un secondo genere Condalia (suscitando per altro le ire dei due colleghi). Con una sola (e importante) eccezione, si tratta di generi oggi non accettati: Paltoria è sinonimo di Ilex, Carmona di Ehretia, Castelia di Pitrea. Condalia Ruiz & Pav. di Coccocypselum. L'unico genere attualmente accettato è dunque Codalia Cav, E per un oscuro medico catalano della cui vita dopo aver lasciato la spedizione - all'epoca avrò avuto circa ventidue anni - non sappiamo nulla, non è un omaggio da poco. Con una ventina di specie distribuite dagli Stati Uniti meridionali alla Patagonia, il genere Condalia, della famiglia Rhamnaceae, comprende arbusti spinosi nativi dei deserti e delle boscaglie xerofile dell'America subtropicale e tropicale. Di aspetto piuttosto vario, variano anche enormemente per diffusione: da una parte, abbiamo gli endemismi confinati in piccole aree, come la colombiana C. thomasiana, che vive solo in un'énclave arida della valle del Checua, nella regione andina di Cundinamarca; dall'altra, specie di vasta diffusione come C. buxifolia, che preferisce i suoli più umidi, e vive in habitat diversi in Bolivia, Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Qualche approfondimento nella scheda. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
March 2025
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