Dei due giovani botanici dell'Università di Berlino che tra il 1900 e il 1902 esplorano in lungo e in largo l'Australia occidentale, muovendosi soprattutto in ferrovia e raccogliendo migliaia di esemplari, uno era destinato a diventare uno dei maggiori esponenti della sistematica tedesca, professore universitario e direttore dell'orto e museo botanico di Berlino, l'altro a una più modesta e oscura carriera di professore di scuola superiore. Sono Ludwig Diels e Ernst Pritzel, ricordati insieme dal genere monotipico australiano Dielitzia. ![]() Una profonda ricognizione della flora dell'Australia occidentale Il 30 ottobre 1900, provenienti dal Sudafrica, due giovani botanici tedeschi sbarcano a Fremantle, sulla costa dell'Australia occidentale, e danno inizio a un'intensa esplorazione botanica che si protrarrà per quattordici mesi. Si chiamano Ludwig Diels (1874-1945) e Ernst Pritzel (1875-1946). Il primo diverrà uno dei grandi nomi della botanica sistematica tedesca, e di lui sappiamo quasi tutto; il secondo, benché fosse indubbiamente un botanico di valore, non ha quasi lasciato traccia di sè al di fuori di poche pubblicazioni. I due, quasi coetanei, dovettero conoscersi all'università di Berlino, dove entrambi erano allievi di Engler. Il brillante Diels nel 1896 si laureò con una tesi sulla flora della Nuova Zelanda e divenne assistente di Engler con il quale pubblicò diverse monografie. Nel 1900, su "Botanische Jahrbücher für Systematik, Pflanzengeschichte und Pflanzengeographie", la rivista fondata e diretta da Engler, compare un suo ampio saggio sulla flora della Cina centrale che è anche la prima testimonianza della collaborazione con Pritzel, che firmò numerosi capitoli e pubblicò diverse nuove specie. Contemporaneamente Engler lo aveva coinvolto in Die Natürlichen Pflanzenfamilien, la grande opera collettiva consistente in una completa revisione delle famiglie di piante basata sul suo sistema tassonomico, affidandogli la trattazione delle Lycopodiaceae e delle Psilotaceae. Al momento della pubblicazione, nel 1902 nella quarta parte del I volume dell'opera, Diels e Pritzel si trovavano già in Australia. Infatti Diels, che come abbiamo visto aveva dedicato la tesi alla flora della Nuova Zelanda e aveva anche scritto diversi saggi su piante sudafricane basandosi su materiali del ricco erbario dell'orto botanico di Berlino, desiderava esplorare quelle flore dal vivo. Nel gennaio 1900 presentò il suo progetto alla Fondazione Humboldt che gli assegnò una borsa di studio che avrebbe coperto le spese del viaggio. Egli propose all'amico Pritzel di accompagnarlo e questi accettò: avrebbe pagato le proprie spese di tasca propria e si sarebbe rifatto vendendo a orti botanici e collezionisti i doppioni degli esemplari d'erbario. Alla fine dell'anno accademico Diels conseguì l'ablitazione e poche settimane dopo lasciò Berlino insieme a Pritzel. I due amici arrivarono al Capo nell'agosto 1900 e si trattenero in Sudafrica fino ad ottobre. Incontrarono il botanico di origine tedesca Rudolf Marloth e il famoso raccoglitore Harry Bolus, fodatore dell'omonimo erbario; grazie alle loro indicazioni, individuarono come zona di particolare ricchezza di endemismi le Hantam Mountains, che furono la loro prima meta. Quell'anno era stato ricco di piogge e poterono fare notevoli raccolte. Botanizzarono poi nei distretti di Clanwilliam, Vanrhynsdorp e Calvinia, esplorando la flora del Karoo, quindi si imbarcarono per l'Australia. Inizialmente l'obiettivo principale di Diels era la Nuova Zelanda, ma la flora estremamente ricca e diversificata dell'Australia occidentale lo spinse ai modificare i suoi piani. Il suo intento era giungere a una conoscenza profonda della distribuzione e dei diversi ambienti vegetazionali; anni dopo, inizierà il suo libro sulla flora australiana Die Pflanzenwelt von West-Australien südlich des Wendekreise con questa frase: “Nella nostra conoscenza del mondo vegetale dell'Australia occidentale c'è da tempo una strana incongruenza. Gli elementi floristici erano ben noti: d'altra parte non si sapeva nulla di come si inserissero nel quadro generale come vegetazione.” Di conseguenza i due amici viaggiarono il più possibile, dividendosi anche i compiti; Diels prendeva note accurate, Pritzel fotografava. Entrambi fecero raccolte imponenti: Diels raccolse 4700 esemplari, Pritzel 1200. Subito dopo l'arrivo, ottennero il permesso di erborizzare e un abbonamento ferroviario, che avrebbe permesso loro di coprire rapidamente lunghe distanze, e anche di tornare più volte nei luoghi di massimo interesse; ad esempio, fecero raccolte a cadenza quasi mensile attorno allo Swan River e al King Sound. E' stato osservato che i loro itinerari coincidono in gran parte con le linee ferroviarie esistenti all'epoca. Tuttavia si mossero anche su strada: nel marzo 1901 viaggiarono in tal modo dal Blackwood River alla costa sud via Lake Muir, quindi da Albany fino al Phillips River attraverso la Stirling Range e dai campi auriferi fino a Esperance. Nel marzo-aprile 1901 navigarono dal Pilbara a Roebourne e ad agosto fino a Carnarvon. Nei quattrodici mesi di permanenza nell'Australia occidentale, coprirono così gran parte del territorio, raccogliendo in media cento esemplari la settimana (cosa che dovette comportare non pochi problemi nell'essiccare correttamente gli esemplari, tanto più essendo costantemente in viaggio). Nel dicembre 1901, sempre in treno, si spostarono nell'Australia orientale e da qui in Nuova Zelanda, ma questa parte del loro viaggio non è documentata. Sulla via del ritorno, toccarono anche Giava, rientrando a Berlino nell'ottobre 1902. ![]() I destini si dividono Il primo resoconto sulle raccolte australiane fu scritto a quattro mani da Diels e Pritzel e pubblicato su "Botanische Jahrbücher Für Systematik, Pflanzengeschichte und Pflanzengeographie" nel 1904, sotto il titolo Fragmenta Phytographiae Australiae occidentalis. Beiträge zur Kenntnis der Pflanzen Westaustraliens, ihrer Verbreitung und ihrer Lebens- Verhältnisse. Nonostante la modestia del titolo latino, è un lavoro imponente di circa 600 pagine, con l'elenco e la descrizione di tutte le piante raccolte, accompagnate da molti dati ecologici. Le nuove specie sono 235. Alla fine del testo compare l'elenco delle oltre 1000 specie di cui Pritzel pone in venditi i duplicati, I due amici sarebbero poi tornati sulla flora australiana separatamente. Nel 1906 Diels pubblicò la fondamentale monografia Die Pflanzenwelt von West-Australien südlich des Wendekreise, in cui avrebbe classificato la flora dell'Australia sud-occidentale in due province floristiche, South-West e Eremaean, presentando di entrambe una dettagliata descrizione fioristica e ecologica e un'ampia classificazione delle formazioni vegetali. Invece Pritzel, più modestamente, avrebbe pubblicato in Repertorium Specierum Novarum Regni Vegetabilis di Fedde tre nuove specie dell'Australia occidentale nel 1911 e sedici specie dell'Austrlia centrale nel 1918. I destini dei due botanici avevano ormai preso strade diverse. Nel 1906 Diels ottenne una cattedra universitaria a Marburg, ma già nel 1914 tornò a Berlino come assistente direttore dell'orto botanico e del museo di Dahlem, e nel 1921, al pensionamento di Engler, gli succedette come direttore e professore all'università di Berlino. Anche Pritzel continuava ad essere un botanico militante, ma su un piano evidentemente ben più modesto, Insegnava in una scuola superiore (negli atti dell'unione botanica della provincia del Brandeburgo del 1921 figura come uno dei segretari dell'associazione ed è registrato come Studienrat, ovvero docente di scuola superioe, a Berlin-Lichterfelde-West) e pubblicò ancora qualcosa di tanto in tanto: oltre a due articoli già citati, una nuova specie di Pittosporum nel 1929 in "Botanische Jahrbücher fur Systematik, Pflanzengeschichte und Pflanzengeographie" e soprattuto la trattazione della famiglia Pittosporaceae nella seconda edizione di Natürlichen Pflanzenfamilien (1930). Sappiamo che morì settantenne presumibilemente a Berlino nel 1946, ma poiché, a quanto risulta, non vennero pubblicati necrologi o articoli in suo onore, non conosciamo altro sulla sua vita personale e professionale. ![]() Una dedica per due Congiunti nell'avventura australiana, Diels e Pritzel lo sono anche nella dedica del genere Dielitzia, creato nel 1989 dal botanico australiano Philip Sydney Short; il nome è una crasi dei loro cognomi. Appartenente alla famiglia Asteraceae, comprende una sola specie, D. tysonii, un'erbacea annuale endemica di alcune aree dell'Australia occidentale. Presenta una rosetta di foglie strette ed allungate, fittamente ricoperte da un tomento biancastro. L'infiorescenza complessa, formata da 4-15 capolini giallastri densamente raccolti, si forma al centro della rosetta ed è protetta da un involucro di 8-12 brattee e dalle foglie stesse. Si tratta di adattamenti all'ambiente alquanto arido. Cresce prevalentemente negli arbusteti aperti di Acacia, su suolo argilloso e sabbioso. E' localmente abbondante. E' una pianta poco appariscente, ma assai caratteristica di un ambiente che Diels e Pritzel contribuirono a far conoscere. E' dunque un omaggio perfetto per ricordare il loro viaggio australiano. Nello stesso ambiente vive anche Podotheca pritzelii, un'altra dedica di Short; altre specie che ricordano Ernst Pritzel nell'eponimo sono la Lycopodiacea Lycopodium pritzelii, la cinese Impatiens pritzelii, da lui in precedenza descritta nel suo lavoro sulla flora cinese in collaborazione con Diels, le sudafricane Gladiolus pritzelii e Moraea pritzeliana, le australiane Acacia pritzeliana, Choretrum pritzelii, Goodenia pritzelii, Hemigenia pritzelii, Melaleuca pritzelii, Sida pritzeliana, Verticordia pritzelii, Grevillea pritzelii, Hakea pritzelii, Stylidium pritzelianum. Molte gli furono dedicate dal compagno di viaggio Diels. Inoltre nel 1903 Hennings gli dedicò il genere di funghi Pritzeliella. Quanto a Diels, Dielitzia è solo uno della decina di generi, cinque dei quali accettati, che lo commemorano, da solo o con altri, a testimoniare l'importanza di questo gigante della sistematica e della fitogeografia. Lo avevamo già incontrato come co-dedicatario di Friesodielsia, insieme a Robert Niels Fries. Inevitabilmente, prima o poi, sarà il protagonista di un post tutto per sè.
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Nel 1915 venne nominato Professor Bergianus Robert Elias Fries, esponente della terza generazione della più illustre famiglia di botanici svedesi tra Ottocento e Novecento; fondata da suo nonno, il celebre micologo Elias Fries, fu proseguita dal padre, Theodor Magnus, lichenologo, esploratore della flora artica e influente accademico. Di questa tradizione familiare non fu un epigono, ma un validissimo erede, anche se dai funghi e dai licheni artici il suo interesse si spostò alle fanerogame tropicali. Importante tassonomista, egli resse l'istituzione per trent'anni, dalla vigilia della prima guerra mondiale fin quasi alla fine della seconda, contribendo in modo significativo alla reputazione dell'Hortus Bergianus come centro di ricerca scientifica. Lo onorano i generi Friesodielsia e Klarobelia, entrambi appartenenti alla famiglia della Annonaceae, alla cui tassonomia diede un significativo contributo. ![]() Quattro generazioni di botanici Prendendo il termine dal celebre romanzo di Thomas Mann, gli storici dell'economia definiscono "sindrome di Buddenbrook" il processo che, nell'arco di tre o a volte quattro generazioni, porta alla decadenza e alla fine inevitabile di un'impresa familiare. All'inizio c'è un padre fondatore, un pioniere energico e non di rado geniale, che crea l'azienda quasi dal nulla con tenacia e abilità imprenditoriale; la seconda generazione è quella del pieno successo e del riconoscimento sociale, ma già mostra le prime crepe; la terza è quella della crisi e del crollo. Lo schema trova riscontro nelle vicende di numerose aziende, dai Fiorio ai Lancia ai Mondadori agli stessi Agnelli, Ma forse non vale al di fuori del mondo imprenditoriale, o almeno non nel caso della famiglia Fries, la più illustre dinastia di botanici svedesi. Il padre fondatore è indubbiamente una figura formidabile, per non dire mitica. Elias Magnus Fries (1794-1878), figlio di un modesto pastore di campagna, nato però nello Småland, la regione che aveva dato i natali a Linneo, fu affascinato dalle piante fin dall'infanzia. Ma il suo campo di elezione divenne quello, allora ancora poco studiato, dei funghi, cui diede un contributo senza pari, tanto da guadagnarsi il soprannome di "Linneo dei funghi". Creò un nuovo metodo di classificazione e durante la sua lunga vita, in diversi testi tra cui spiccano Systema Mycologicum, Elenchus Fungorum, Epicrisis Systematis Mycologici, ne descrisse e classificò 3210 nuove specie, divenendo l'autore più prolifico per questo gruppo di organismi; come abbiamo visto in questo post, è uno dei quattro autori botanici la cui sigla è costituita da soli tre caratteri, ovvero Fr. Professore prima a Lund e poi a Uppsala, fu un insegnante carismatico che creò una vera e propria scuola con esponenti non solo in Svezia. Tutti e tre i suoi figli maschi furono botanici. Il secondogenito Elias Petrus (1834-1858) morì purtroppo in giovane età, ma unì allo studio della filosofia quello dei funghi; il terzogenito Oscar Robert (1840-1908) fu un medico molto apprezzato, ma anche botanico e micologo. A portare avanti l'eredità paterna fu però soprattutto il primogenito Theodor Magnus (1832-1913), detto Thore. Studente estremamente brillante, iniziò a pubblicare i primi lavori appena diciassettenne; anche se non trascurò la botanica, si dedicò soprattutto allo studio dei licheni, con opere come Lichenographia Scandinavica, in cui diede un contributo non inferiore a quello dei padre per i funghi. Riconoscito come padre della lichenologia artica, partecipò a diverse spedizione, tra cui quella all'Isola degli orsi e alle Spitsbergen diretta da Nordenskiöld (1868) e quella ini Groenlandia del 1871. Come il padre, fu professore a Uppsala; fece rivivere l'orto botanico e rinnovò i metodi di insegnamento, influenzando generazioni di studenti. Sul piano personale, fu un vero e proprio patriarca, che dalla moglie Cathrina Gustava Anjou ebbe ben nove figli, sei dei quali raggiunsero l'età adulta. Nessuna decadenza neppure nella terza generazione. Diversi dei figli di Thore Fries furono medici e accademici, tutti in un modo o nell'altro si interessarono di botanica, e due ne fecero la loro professione: Robert Elias Fries (1876-1966) e Thore Christian Elias (1886-1930). Il primo fu il quinto Professor Bergianus e un influente tassonomista (è il vero protagonista di questo post); il secondo fu professore di botanica sistematica a Lund e si specializzò in licheni e fitogeografia. Troviamo accademici e professori di botanica anche nella generazione successiva, con Magnus (1917-1987), figlio di Robert Elias, professore presso la sezione di botanica delle fanerogame del Museo di Storia Naturale e presidente della sezione svedese della Linnean Society, e suo cugino Niels (1912-1994), figlio di Thore Christian Elias, professore di fisiologia e anatomia vegetale presso l'Università di Uppsala, studioso della riproduzione dei funghi. L'altro figlio di Robert Elias, Sigurd Fries, fu invece un linguista, ma non abbandonò del tutto la traduzione di famiglia: il suo campo di studi fu infatti la nomenclatura botanica svedese. Ulla Fries, figlia di Niels, è invece una rinomata artista, specializzata in soggetti naturalistici. ![]() La spedizione svedese Chaco-Cordillera Dopo questo excursus sulla famiglia Fries, è ora di conoscere più da vicino (Klas) Robert Elias Fries. Nato a Uppsala, dove il padre insegnava botanica e economia agraria, si formò presso quell'università, laureandosi in filosofia nel 1901. Forse anche grazie alle conoscenze paterne, che come abbiamo visto aveva partecipato alla spedizione artica di Adolf Erik Nordenskiöld. fu scelto come compagno dal figlio di questi, l'archeologo Erland Nordenskiöld, per una spedizone in Sudamerica. In gran parte finanziata dal conte Eric von Rosen con il sostegno dell'Accademia delle scienze e dell'Università di Göteborg, aveva scopi prevalentemente archeologici ed etnografici; si mosse nella zona di confine tra Argentina e Bolivia, all'epoca ancora relativamente inesplorata, ed è nota come "spedizione Chaco-Cordillera". Il 25 marzo 1901 Fries partì da Stoccolma insieme a Nordenskiöld e al preparatore e tassidermista Oscar Landberg; il gruppo raggiunse Buenos Aires alla fine di aprile e all'inizio di maggio si spostò a Salta, dove venne stabilito un primo campo base e alla spedizione si unì Eric Boman, uno svedese che da qualche anno viveva in Argentina. Dopo diverse escursioni nei dintorni, gli svedesi, accompagnati da personale assunto in loco, si spostarono nella provincia di Jujuy, dove stabilirono un secondo campo base nei pressi dello zuccherificio La Esperanza, punto di partenza per l'esplorazione della catena montuosa della Sierra Santa Barbara, dove Fries e Boman raccolsero campioni di flora montana. Vennero anche scavati ed esplorati diversi luoghi di sepoltura. Nel frattempo dalla Svezia era partito un secondo gruppo, formato dal conte von Rosen, dal suo cameriere Sigfrid Pettersson e da Gustaf von Hofsten. Alla fine di settembre si unirono agli altri a Salta, Il gruppo così allargato si diresse verso gli altopiani della Puna de Jujuy, passando per Quebrada del Toro, dove vennero fatti rilievi archeologici. Il campo base venne posto a El Moreno, a 3600 metri di altitudine, ai piedi del Nevado de Chañi. Rosen diresse scavi archeologici a Casabinda e Ojo de Agua e furono intraprese diverse escursioni, tra cui la scalata del Nevado de Chañi, compiuta da Rosen, Fries e von Hofsten. L'8 gennaio 1902 la spedizione raggiunse Tarja, al centro di un'area ricca di fossili, che infatti vennero raccolti in grande quantità. C'erano già stati diversi incidenti con Boman, finché questi, ubriaco, si ferì con il suo stesso revolver e fu costretto ad abbandonare la spedizione, che, verso la fine di febbraio, si spostò in direzione del Chaco, stabilendo l'accampamento a Tatarenda. Importanti per gli etnologhi gli incontri con chiriguanos di lingua guaraí e indios Chorotes. La flora arida del Chaco offriva però un eccezionale campo di ricerca anche a Fries. Ad aprile, accompagnata da otto soldati e un ufficiale, la spedizione si spinse fino al forte di Crevaux sul Rio Pilcomayo, dove incontrarono altri gruppi di indigeni del Chaco, i wichí e i toba. Alla fine di maggio gli svedesi rientrano a Salta, iniziando il viaggio di ritorno, che si concluse il 27 giugno con l'arrivo in Svezia. ![]() Un tassonomista esperto di flora tropicale La spedizione Chaco-Cordillera permise a Fries di raccogliere un gran numero di esemplari di fanerogame, funghi e alghe, il cui studio lo avrebbe impegnato negli anni successivi, gettando le basi della sua carriera professionale ed accademica. Alla flora delle montagne dell'Argentina settentrionale dedicò la tesi di dottorato (Zur Kenntnis der Alpinen Flora im nördlichen Argentinien), conseguita a Uppsala nel 1905. Tra il 1902 e il 1907 fu borsista presso il Museo nazionale e nel 1908 fu assunto all'orto botanico di Uppsala come curatore dell'erbario. Nel 1911, Rosen lo coinvolse in una seconda grande spedizione che lo portò in Rhodesia e in Congo. Ora non era più uno studente alle prime armi, ma un affermato botanico, e la spedizione, sostenuta anche dall'Università di Uppsala, ebbe fin da subito scopi tanto etnografici quanto botanici. Fries e Rosen lasciarono la Svezia il 13 giugno 1911 e un mese dopo arrivarono per mare a Cape Town, dove Fries scalò la Table Mountain e approfittò della sosta per raccogliere esemplari di piante sudafricani. Quindi i due si diressero alle Cascate Vittoria dove sostarono una settimana, poi viaggiarono in treno fino a Broken Hill, nella Rhodesia Settentrionale (Zambia), da dove la spedizione proseguì a piedi. Le ricerche botaniche ed etnografiche si concentrarono sulle grandi paludi a sud del lago Bangweolu, nell'attuale Zambia settentrionale. Mentre Rosen approfondiva lo studio del popolo delle paludi, Twa o Batwa, al quale avrebbe poi dedicato due opere fondamentali, Fries scopriva la flora dell'Africa tropicale, che da quel momento non avrebbe mai cessato di studiare. Dopo aver attraversato l'intero continente, il viaggio di Rosen e Fries si concluse ad Alessandria d'Egitto, per poi proseguire alla volta della Svezia. Nel 1912 Fries fu nominato professore supplente all'Università di Uppsala e titolare nel 1913; nel 1914, giunse la nomina a Professor Bergianus, incarico che avrebbe mantenuto per trent'anni, fino al 1944, quando diede le dimissioni, ormai settantenne. Sotto la sua gestione, l'orto botanico si arricchì di un'aranciera, completata nel 1926, e della sede del dipartimento, che attualmente ospita, oltre all'ufficio del Professor Bergianus, numerose collezioni della fondazione, come l'Erbario Bergius e la Biblioteca delle icone creata da Wittrock. Ma soprattutto, Fries rafforzò il ruolo dell'Hortus Bergianus come centro di ricerca sistematica, orientandolo verso le piante tropicali, coerentemente con le sue esperienze in America e in Africa e promosse fortemente le collezioni, arricchendo l'erbario con gli scambi e le spedizioni. Tra il 1921 e il 1922, partecipò a una seconda spedizione in Africa, nella quale fu affiancato dal fratello Thore Christian Elias Fries; durante questa missione, che ebbe per terreno l'Africa orientale britannica e in particolare il Kenya, i fratelli esplorarono soprattutto la flora alpina dei Monti Aberdare e Elgon, Come professor Bergianus, Fries poté concentarsi nello studio delle sue raccolte africane; il primo risultato fu l'importante Botanische Untersuchungen, in tre volumi, pubblicati in lingua tedesca tra il 1914 e il 1921, allo stesso tempo uno studio sistematico, ecologico e agricolo-applicato della flora dell'Africa tropicale. Seguirono numerose pubblicazioni in cui Fries approfondì la tassonomia di famiglie come le Fabaceae, le Annonaceae, le Sapotaceae, le Malvaceae (incluse le Bombacaceae), le Amaranthaceae, e altre, pubblicando numerose nuove specie su riviste svedesi e internazionali. Sebbene in modo meno centrale rispetto al padre e al nonno, si occupò anche di funghi, li raccolse attivamente durante le spedizioni, ma studiò soprattutto quelli svedesi e i Myxomycetes (funghi mucillaginosi). Ammesso all'Accademia svedese delle scienze nel 1926 (ne sarebbe stato presidente dal 1939 al 1940 e vicepresidente dal 1942 al 1951), appartenne a molte altre società scientifiche: l'Accademia svedese delle foreste e dell'agricoltura dal 1927, la Società fisiografica di Lund dal 1938 e la Società svedese delle scienze di Uppsala dal 1950. Tra il 1924 e il 1947 fu presidente della Società linneana svedese. Dopo il pensionamento nel 1944, mantenne stretti legami con l'Hortus Bergianus e con altre istituzioni botaniche internazionali e continuò a pubblicare le sue ricerche; ad esempio, risale al 1947 un importante studio sulle Malvaceae centro e sudamericane e alla seconda metà degli anni '50 una serie di articoli sulle Annonaceae. Morì a Stoccolma quasi novantenne nel 1966. ![]() Due generi di Annonaceae Curiosamente, Robert Niels Fries è l'unico esponente dell'illustre famiglia ad essere onorato da un genere valido (anzi due, come vedremo tra poco). Ovviamente al grande nonno Elias Magnus Fries non mancarono i riconoscimenti. Un genere Friesia gli fu dedicato tanto da De Candolle quanto da Sprengel, ma nessuno è accettato, come non lo sono i generi di funghi Friesia, Friesites e Friesula. Stupisce poi che, a quanto mi risulta, nessuno abbia pensato di onorare con un genere, se non altro di licheni, l'altrettanto meritevole figlio Theodor Magnus Fries. Benché meno noto, una dedica è invece toccata al fratello minore Oscar Robert Fries: è il genere di funghi Robertomyces, in compartecipazione con il nipote, ovvero il nostro Robert Niels. Neppure esso è però accettato. Lo sono invece i due generi di fanerogame a lui dedicati, entrambi appartenenti alla famiglia Annonaceae. Robert Elias Fries era considerato uno dei massimi esperti mondiali di questa famiglia, cui contribuì con revisioni sistematiche e con la creazione di numerosi generi, diversi dei quali tuttora validi. Nel 1948 van Steenis, il direttore di Flora Malesiana e sua volta un esperto di piante tropicali, decise di onorarlo con il genere Friesodielsia, assieme a un altro illustre botanico, il tedesco Ludwig Diels (1874-1945), scomparso di recente, in riconoscimento del pari contributo di entrambi alla tassonomia dei questa famiglia. Mentre in precedenza comprendeva un numero maggiore di specie, tanto africane quanto asiatiche, Frisodielsia è stato recentemente ristretto a queste ultime e comprende una cinquantina di specie di rampicanti legnosi distrubuti nelle foreste dell'Asia tropicale, dall'India meridionale alla Nuova Guinea. Caratteristici i fiori ermafroditi solitari o raccolti in cime; hanno 3 sepali valvati e sei petali in due giri, tipicamente molto diseguali, quelli del giro esterno grandi e allungati, quelli interni molto più piccoli, da ovato-lanceolati a oblunghi, che si avviciano fino a sovrapporsi sopra gli stami e l'ovario. Hanno molti stami e carpelli. I frutti sono apocarpici, ovvero costituiti da carpelli individuali (monocarpi) da globosi a elissoidali, indipendenti l'uno dall'altro, ciascuno dei quali in genere contiene un solo seme. A differenza dei frutti di molte specie di questa famiglia (inclusa l'africana Monanthotaxis obovata, in precedenza Friesodielsia obovata) solitamente non sono commestibili. Fa eccezione F. sahyadrica, originaria dei Ghati occidentali in India, i cui frutti, oltre ad essere appetiti da uccelli e altri animali selvatici, sono consumati freschi a livello locale. Molto più recente il secondo genere dedicato a Robert Niels Fries, Klarobelia, creato nel 1998 da Chatrou, separandolo da Malmea, uno dei genere di Annonaceae stabiliti da Fries. La denominazione fonde la prima parte dei due primi nomi di Fries, il cui nome intero suonava Klas Robert Niels Fries, anche se si firmava Robert. Klarobelia comprende una dozzina di specie di alberi e arbusti distribuiti da Panama al Sud America tropicale, tipicamente nelle foreste pluviali, con centro di diversità lungo la catena andina. Hanno foglie sempreverdi, alternate, spesso di consistenza coriacea, aromatiche, piccoli fiori e frutti che in almeno alcune specie, come K. subglobosa, sono eduli. Sono per lo più piante rare, con una distribuzione limitata. Ad esempio K. megalocarpa è un endemismo delle foreste di bassa altitudine dell'Ecuador, minacciata dalla restrizione dell'ambiente naturale; K. subglobosa è un endemismo del Venezuela, noto per un'unica popolazione all'interno del Parco nazionale El Avila nei dintorni di Caracas. Il genere inoltre pone non pochi problemi tassonomici, che fanno prevedere future revisioni. Con la loro infinita gamma di colori e le fioriture che proseguono dall'autunno alla primavera inoltrata, le viole del pensiero sono tra i fiori più amati e più noti. Meno familiare è forse il nome botanico Viola × wittrockiana. Quel segno × ci dice che si tratta di un ibrido, anzi di un ibrido complesso, tra i cui genitori c'è certamente l'europea Viola tricolor, ma anche molte altre specie. L'eponimo è invece una dedica allo svedese Veit Brecher Wittrock, il quarto Professor Bergianus. Come studioso, la sua vita si divide nettamente in due fasi: prima di assumere l'incarico, fu assenzialmente un algologo, dopo allargò i suoi interessi soprattutto alle piante coltivate nonché alla storia della botanica. Il suo contributo più significativo è però forse il giardino stesso, di cui curò il trasferimento da Bergielund all'attuale sede di Frescati, trasformandolo in un orto botanico di concezione moderna. A ricordarlo il genere di alghe Wittrockiella e la Bromeliacea Wittrockia. ![]() Dalle alghe alle piante coltivate Dopo la morte di Johan Emanuel Wikström, l'Accademia delle scienze svedese scelse come suo successore sia come Professor Bergianus sia come curatore dell'orto botanico Nils Johan Andersson (1821-1880). Al contrario del suo stanziale predecessore, vantava un passato di viaggiatore. Tra il 1851 e il 1853, come botanico della spedizione, partecipò alla prima circumnavigazione svedese, a bordo della Eugenie, visitando le Hawaii e le isole dei mari del Sud, l'Australia, le Filippine, la California, molti porti del Sudamerica e facendo raccolte in Sudafrica. Al ritorno, fu nominato professore dell'Università di Lund e appunto, dal 1857, Professor Bergianus, nonché direttore del dipartimento di botanica del Museo di scienze naturali. Nei vent'anni in cui resse l'incarico, lavorò soprattutto sugli oltre 50.000 campioni raccolti in 30 paesi diversi durante il suo viaggio, ma pubblicò anche una serie di opere divulgative. E' onorato dal genere Anderssoniopiper, oggi ricondotto a Piper. Nel 1878 si ammalò e dovette lasciare prima l'incarico di curatore del dipartimento di botanica poi anche quello di Professor Bergianus. A sostituirlo nell'uno e nell'altro compito fu Veit Brecher Wittrock (1839-1914), prima come responsabile ad interim e professore associato, poi come titolare dal 1880. Wittrock era nato in una famiglia di origine tedesca immigrata dall'Holstein; si laureò in botanica a Uppsala e per tredici anni, dal 1865 al 1878, per mantenersi insegnò botanica, zoologia e lingua inglese in un ginnasio privato. Contemporaneamente, nel 1866 ottenne la libera docenza di botanica e dal 1873 tenne corsi di botanica a Stoccolma per conto dell'Associazione universitaria. Intanto aveva incominciato a farsi conoscere per i suoi studi sulle alghe, alle quali aveva già dedicato la tesi di dottorato. Nel 1867 pubblicò Algologiska Studier, in due parti, la prima dedicata alle alghe dei laghi e dei corsi d'acqua svedesi, la seconda alle alghe tropicali. Nel 1870 e nel 1874 fu la volta di due studi sulla famiglia Oedogoniaceae, seguiti nel 1877 dalla sua opera forse più importante sulle alghe (On the development and systematic arrangement of the Pithophoraceæ, a new order of algae) in cui stabilì l'ordine delle Pithophoraceæ e ne propose una sistemazione sistematica. Nel 1878 fu nominato professore associato dell'Università di Uppsala e poté lasciare l'insegnamento ginnasiale; poco dopo, in seguito alla malattia di Andersson, l'Accademia delle scienze gli chiese di occuparsi temporanemente delle collezioni di botanica del Museo nazionale; egli accettò e si trasferì a Stoccolma; l'anno successivo, come ho anticipato, succedette ad Andersson anche come Professor Bergianus. Anche se non abbandonò mai lo studio delle alghe (nel 1877 aveva cominciato a collaborare con Otto Nordstedt alla pubblicazione di una grande opera sulle alghe della Scandinavia, Algæ aquæ dulcis exsiccatæ, e avrebbe continuato a presiederla fino al 1903), il nuovo incarico impresse una svolta nei suoi interessi scientifici, che ora allargarono alle gimnosperme, con la monografia Skandinaviens gymnospermer (1887), e alle angiosperme; la sua opera più significativa di questi anni è probabilmente uno studio sulla flora dei ghiacci (1882). Nel 1885, nell'ambito del nuovo piano regolatore della città di Stoccolma, fu deciso di trasferire l'orto botanico dalla sede storica di Bergielund a Frescati, nella periferia nord della capitale. Wittrock condusse con abilità la vendita della vecchia sede e dei terreni annessi e con il capitale ricavato fu possibile creare un nuovo giardino di concezione più moderna, dotato di un dipartimento scientifico e di strutture all'avanguardia: l'Oragerie per le piante tropicali e un edificio per l'erbario, la biblioteca e gli uffici del personale. Nel 1899-1900 venne aggiunta una serra a cupola in vetro e acciaio per le ninfee, la Victoria regia e altre piante acquatiche e nel 1908, su espressa richiesta di Wittrock, una torre che avrebbe ospitato il suo studio e la sua collezione di semi e pigne. Nota come "torre di Wittrock" ancora oggi è una delle attrazioni del giardino. Anche se per qualche anno fu impegnato anche in politica (dal 1888 al 1890 fu deputato per il collegio di Stoccolma), a partire dal 1885 il giardino divenne il centro della vita professionale e privata di Wittrock, che di fatto mise fine ai viaggi e ne diresse da vicino la realizzazione, condotta in gran parte secondo i suoi progetti e vi contribuì generosamente anche con propri fondi privati. Un'altra importante innovazione fu nel 1890 la fondazione della rivista "Acta Horti Bergiani", sulla quale pubblicò una serie di studi descrittivi sulle piante coltivate nel giardino. Il più significativo è probabilmente quello dedicato alle viole del pensiero (1895-97), di cui stabilì la natura ibrida e la complessa genealogia. In riconoscimento del valore fondativo di questo contributo, nel 1925 Helmut Gams avrebbe denominato questa pianta Viola x wittrockiana. Wittrock si interessò anche di storia della botanica: ordinò una serie di ritratti di botanici e dal 1903 ne pubblicò il catalogo (Catalogus illustratus iconothecae botanicae horti Bergiani Stockholmiensis), arricchito da note biografiche e disegni dal vero; scrisse anche una biografia di Linneo, pubblicata nel 1907 in "Acta Horti Bergiani". Era membro di numerose società scientifiche: dal 1877 della Società delle Scienze di Uppsala, dal 1878 dell'Accademia delle Scienze, dal 1884 dell'Accademia di Agricoltura, dal 1901 della Società Fisiografica di Lund, dal 1908 della Società di Scienza e Letteratura di Göteborg. Nel 1909, seguendo l'esempio statunitense dei "fiori di stato", fu deciso di designare una pianta rappresentativa di ciascuna provincia svedese; una lista preliminare venne stilata da una commissione di insegnanti di botanica, ma quando non riuscirono a mettersi d'accordo sulla versione definitiva, l'incarico passò a Wittrock. Anche la sua lista non fu esente da critiche: in particolare a protestare violentemente furono la Scania e l' Hälsingland, che ottenero che le piante-simbolo fossero cambiate. In seguito ci furono ancora altri cambiamenti, ma la maggior parte delle piante delle province svedesi è ancora quella indicata da Wittrock. Attivo fino a tarda età, questi morì nel 1914, a settantacinque anni. ![]() Bromeliaceae dal Brasile Da entrambi i campi di studi nei quali si divise la sua attività di botanico è giunta a Wittrock la dedica di un genere valido. Come studioso di alghe è ricordato da Wittrockiella, un genere di alghe verdi della famiglia Pithophoraceae, di cui fu uno dei primi studiosi; come studioso di angiosperme, lo celebra Wittrockia, creato Carl Axel Magnus Lindman, che fu suo amico e collaboratore sia al Museo di scienze naturali sia all'Hortus Bergianus. Appartenente alla famiglia Bromeliaceae, questo genere comprende cinque specie endemiche del Brasile, in particolare della foresta costiera nota come Mata Atlantica, dove possono essere sia terrestri sia epifite. E proprio in Brasile Lindman raccolse la specie tipo, Wittrockia superba. Piuttosto grandi per gli standard di questa famiglia, hanno lunghe foglie raccolte in rosette anche di un metro di diametro. Spesso hanno i margini muniti di spine e macchiettature di colori contrastanti. L'infiorescenza, a forma di coppa e circondata da brattee, spesso vistosamente colorate, spunta per lo più direttamente al centro della rosetta, dove si raccoglie l'acqua piovana, formando una specie di vaso o nido. I singoli fiori, numerosissimi, e strettamente addensati, sono piuttosto piccoli e possono essere blu, viola o di altri colori, a seconda della specie. Dopo la fioritura, la pianta muore, ma prima, come altre Bromeliaceae, produce alla base ricacci più o meno numerosi. Probabilmente, l'unica specie usualmente coltivata è W. gigantea, introdotta con altri nomi dai vivai belgi fin dalla seconda metà dell'Ottocento; di dimensioni imponenti, ha foglie munite di spine marginali e infiorscenze circondate da brattee da rosa carico a viola, a seconda della varietà; tra queste ultime, si segnala 'Leopardinum' (introdotta come Canistrum leopardinum) con strette foglie lucide lunghe sino a 60 cm con macchiettature irregolari brune o verde scuro. Più recente l'introduzione di W. cyathiformis, caratterizzata da infiorescenze a coppa sorette da un lungo peduncolo e circondate da brattee rosa, Wittrockia è affine a Neoregelia, con la quale forma ibridi detti x Neorockia, caratterizzati da foglie dai colori brillanti come 'Golden Leopard’, verde lime con macchie più scure, o ‘Roasted Pheasant’, rosso magenta. Alcune specie, in precedenza assegnate a Wittrockia, sono state trasferite in altri generi: W. smithii è ora Nidularium amazonicum, W. paulistana è ora Canistrum paulistanum, W. spiralipetala è Neoregelia spiralipetala. Il botanico svedese Johan Emanuel Wikström fu benemerito soprattutto come redattore di una rassegna annuale delle pubblicazioni botaniche, un'impresa titanica che lo impegnò per un trentennio. Ma è a un'opera giovanile, una monografia sulla famiglia Thymelaeaceae, che deve la dedica del genere Wikstroemia, da alcune specie del quale si ricava la più pregiata delle carte giapponesi. Una dedica dunque azzeccata per un botanico "da scrivania" che più che la ricerca sul campo, frequentò erbari e biblioteche. ![]() Un botanico tra erbari e biblioteche Utilizzate nel restauro dei libri e di altri materiali cartacei, nell'arte e nell'artigianato, le carte giapponesi sono celebri per la loro altissima qualità. In Giappone sono dette washi, che significa appunto “carta giapponese”, in contrapposizione a youshi “carta occidentale”; fabbricate a mano secondo tecniche tradizionali, sono caratterizzate da estrema leggerezza e trasparenza, ma allo stesso tempo da notevole resistenza meccanica, grazie alle lunghe fibre; sono infatti costituite non dalla cellulosa ricavata da stracci, come nell'uso occidentale, ma dalle fibre ricavate dalla corteccia di diversi arbusti. La più raffinata, tanto da essere chiamata anche hishi “carta bella”, è la carta gampi, ottenuta dalle piante omonime, ovvero da diverse specie del genere Wikstroemia, la più importante delle quali è W. sikokiana, endemica delle foreste montane del Giappone centrale e meridionale. Il botanico che ha donato il suo nome a questo genere non visitò mai il Giappone, anzi uscì dai confini del suo paese natale solo due volte, per incontrare colleghi ad Amburgo e Copenhagen. Si tratta dello svedese Johan Emanuel Wikström (1789-1856), successore di Olof Swartz come secondo Professor Bergianus. I due, che come vedremo tra poco furono amici e collaboratori, condividevano l'ambiente sociale: entrambi nati nella Svezia meridionale, apparentenevano a famiglie benestanti ed erano figli di imprenditori. Obbedendo alla volontà paterna, nel 1806 il diciassettenne Wikström si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Uppsala, conseguì la laurea e per qualche anno lavorò presso il tribunale distrettuale di Vänersborg. Non era però la sua vocazione: così tornò ad Uppsala per studiare medicina, conseguendo la laurea di primo livello nel 1815 e il dottorato nel 1817. Il più prestigioso dei suoi professori era Carl Peter Thunberg, che lo contagiò con la sua passione per la botanica e lo coinvolse nella sistemazione del suo erbario. Proprio con Thunberg discusse la tesi di dottorato, dedicata al genere Daphne (Dissertatio de Daphne). Nella prefazione, egli ringrazia tra gli altri Olof Swartz per avergli messo a disposizione le sue collezioni e la biblioteca di Bergielund; aveva infatti preso l'abitudine di trascorrervi le vacanze. Da Swartz forse ancor più che da Thunberg apprese il metodo di lavoro, interessandosi come lui a campi all'epoca poco battuti, come i licheni, cui dedicò Museum naturalium academiæ upsaliensis (1813), una storia della letteratura lichenologica svedese. Dopo la laurea, iniziò a lavorare come medico in un ospedale di Stoccolma; continuava però a frequentare assiduamente Bergielund, divenendo una sorta di assistente volontario di Swartz. Nel 1818 la morte improvvisa di questi cambiò per sempre la sua vita: l'Accademia delle scienze gli propose di assumere la direzione dell'orto botanico Bergius e di succedere al defunto anche come curatore della sezione botanica del Museo svedese di storia naturale. Wikström accettò e per la seconda volta cambiò mestiere, divenendo botanico a tempo pieno. Trasferitosi a Bergielund, gestì con successo il giardino e insegnò nella annessa scuola di orticoltura, tenendo anche dimostrazioni pratiche; dal 1821, a titolo gratuito ("per amore della scienza e della gioventù") divenne anche insegnante di storia naturale al Ginnasio di Stoccolma. Sono di questi anni un'ampia monografica sulla famiglia Thymelaeaceae (1818) e uno studio sul genere Rosa (1821). Nel 1821 fu ammesso all'Accademia svedese delle Scienze, che proprio quell'anno decise di pubblicare resoconti annuali delle ricerche e dei progressi scientifici, affidandoli a diversi accademici. A Wikström fu affidata la rassegna e la recensione delle pubblicazioni botaniche svedesi e straniere. Fu l'inizio di un lavoro gigantesco che lo avrebbe impegnato per più di trent'anni: i 32 volumi di Översikt av botaniska arbete och adverbör för aråden 1820-51, usciti tra il 1822 e il 1855, coprono il periodo che va dal 1820 al 1854, per un totale di 1200 pagine; di grandissimo valore, ottennero risonanza europea e furono in parte pubblicati anche in tedesco. Wikström vi lavorò da solo fino al 1842, poi fu affiancato da J. Müller e in parte da C. T. Beilschmied. Anche se era curatore del giardino da ben cinque anni, fu nominato Professor Bergianus solo nel 1823. Come prima, continuò a vivere in modo modesto a Bergielund, dividendo il suo tempo tra la gestione del'orto botanico, l'insegnamento e la ricerca. Dai contemporanei è stato descritto come un nerd, che trovava piacere solo nel lavoro. Oltre alla rassegna bibliografica, già di per sè estremamente impegnativa, scrisse quella che è considerata la prima storia della botanica svedese, Conspectus litteraturae botanicae in Suecia, che, partendo dagli inizi, copre il periodo fino al 1831. Inoltre, come curatore della sezione botanica del Museo di scienze naturali, riorganizzò l'erbario, che comprendeva le importantissime raccolte degli allievi di Linneo Thunberg, Sparrman e Osbeck, corredandole di note di notevole valore. A parte la partecipazione i due brevi viaggi a quali ho già accennato (nel 1820 e nel 1847) non si allontanò mai da Stoccolma e dai suoi dintorni, esplorandone a fondo la flora. Frutto di queste ricerche fu Stockholms flora (1840) che copre le prime 13 classi di Linneo. Alla flora esotica dedicò però due articoli pubblicati sui resoconti dell'Accademia delle scienze, uno sulla flora di Saint-Barthélemy (1825), l'altro su quella della Guadalupa (1827), basati rispettivamente sui materiali raccolti dai viaggiatori svedesi B. A. Euphrasen (1756-1796) e J. E. Forsstrom (1775-1824). Scrisse anche articoli su nuove specie di equiseti e felci. Nel 1832 fu tra i fondatori della Società svedese di orticoltura; era inoltre membro di diverse società scientifiche straniere, tra cui l'Accademia leopoldina. La sua salute, malferma fin dall'infanzia, negli ultimi anni andò deteriorandosi al punto da costringerlo quasi sempre a letto. Morì nel 1856. A succederli come Professor Bergianus fu Nils Johan Andersson (1821-1880), che fu anche il suo primo biografo. ![]() Wikstroemia ovvero gampi, pianta della carta A Wikström sono stati dedicati successivamente tre generi Wikstroemia: nel 1821 da Sprengel (non accettato, è sinonimo di Critonia, Asteraceae); lo stesso anno da Schrader (da respingere, è sinonimo di Gordonia, Theaceae); infine nel 1833 da Endlicher (Thymelaeaceae). Benché sia l'ultimo venuto, è questo il genere accettato (nomen conservandum). Nel creare il genere ("intermedio tra Daphne e Lagetta") Endlicher ricorda il nostro come autore della citata monografia sulla famiglia Thymelaeaceae. Egli si basò su una specie raccolta nell'isola di Norfolk da Ferdinand Bauer, W. australis. Altre specie erano già note, ma erano state assegnate ad altri generi, a cominciare da W. indica, pubblicata da Linneo come Daphne indica. Oggi al genere sono assegnate una novantina di specie, con due centri di diversità: da una parte l'Asia orientale con un'ottantina di specie, distribuite dal subcontinente indiano alle isole del Pacifico, con centro di diversità in Cina, con quasi 50 specie, di cui una quarantina endemiche; dall'altra un centro di diversità secondario alle Hawaii, con una dozzina di specie, note con il nome akia o akea. Un'unica specie, W. subspicata, è presente nella provincia del Capo orientale in Sudafrica. Le Wikstroemia sono prevalentemente arbusti o suffrutici, talvolta piccoli alberi e raramente erbacee perenni (W. linoides), in genere molto ramificati, con foglie sempreverdi o decidue opposte o alternate. I fiori sono raccolti in infiorescenze terminali o subterminali (spicate, racemose, umbelliformi o capitate, più raramente in pannocchie composte); hanno calice tubolare o cilindrico, giallo o verde, più raramente viola, rosso o bianco, con 4-5 lobi. Le specie hawaiane sono dioiche. Il frutto è una bacca succulenta, più raramente secca. Le specie di questo genere contengono una grande varietà di composti chimici e alcune sono fortemente tossiche; d'altra parte, hanno anche usi medicinali. W. indica, una specie di ampia diffusione (India, Cina meridionale, Sud est asiatico, Filippine, Australia), è una delle 50 erbe fondamentali della medicina tradizionale cinese; le ricerche hanno confermato proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie e potenzialmente antitumorali. Diverse specie trovano impiego nella fabbricazione della carta anche al di fuori del Giappone; oltre alla già citata W. sikokiana, ricordiamo W. trichotoma, utilizzata in Cina, Corea e Giappone, dove è chiamata ki gampi; W. canescens, utilizzata in Cina, Nepal e Pakistan; W. chamaedaphne, impiegata in Cina. La carta migliore rimane quella ottenuta da W. sikokiana; ma è anche la più costosa. Infatti questa specie si adatta difficilmente alla coltivazione e deve essere raccolta in natura; cresce molto lentamente e sono necessari da 5 a 7 anni perché raggiunga dimensioni sufficienti per la raccolta dei rami, dalla cui corteccia vengono ricavate le fibre; inoltre ha una resa molto bassa: occorre un quintale di corteccia di gampi per produrre da 3 a 5 kg di carta. Essendo insufficiente la produzione nazionale, si ricorre all'importazione della corteccia di altre specie, soprattutto W. retusa dalle Filippine, di qualità buona ma discontinua. Le caratteristiche che rendono unica la vera carta gampi sono la morbidezza setosa, la lucentezza e il naturale colore avorio; inoltre è naturalmente resistente all’acqua anche senza collaggio. È dunque soprattutto la carta degli artisti e dei calligrafi; fu anche la prima carta giapponese conosciuta in Europa, importata fin dal Seicento dalla Compagnia olandese delle Indie Orientali, l’unica autorizzata a commerciare con il Giappone; tra i suoi estimatori lo stesso Rembrandt che ne apprezzava la capacità di mantenere la linea inchiostrata con sorprendente chiarezza e profondità e la usò per le proprie acqueforti. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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