|
Tra il 1799 e il 1804, insieme all'amico-segretario Aimé Bonpland, il naturalista tedesco Alexander von Humboldt percorse per cinque anni l'America spagnola in uno dei più memoriabili viaggi naturalistici di tutti i tempi; allo stesso tempo mineralogista, geologo, geografo, zoologo, botanico, economista, etnografo, antropologo, fece scoperte geografiche come il canale naturale che unisce i bacini nell'Orinoco e del Rio delle Amazzoni e la corrente di Humboldt, esplorò la foresta tropicale e i paesaggi andini, scalò vulcani, registrò e mise in connessione masse di dati con rigoroso metodo scientifico, raccolse migliaia di esemplari di minerali, animali, piante. Con il suo viaggio e i suoi libri, che si estendono per più di trenta volumi, fondò la biogeografia, la scienza del clima e gettò le basi dell'ecologia. Tra tanti lasciti straordinari, il più importante è una nuova concezione della natura, vista come un sistema vivo in cui ogni elemento è interconnesso. Incalcolabile anche la sua influenza sugli scienziati che vennero dopo di lui, primo tra tutti Charles Darwin. Lo ricordano i nomi di centinaia di specie e il genere Humboldtia. Anni di apprendistato Il 22 giugno 1802 tre giovani amici, un tedesco, un francese e un equadoregno, raggiungono il villaggio di Calpi, ai piedi del Chimborazo, all'epoca creduto la montagna più alta del mondo. Il giorno dopo ne intraprenderanno la scalata. Sono Alexander von Humboldt (1769-1859), Aimé Bonpland e Carlos Montúfar. Quell'ascensione segnerà il momento culminante del viaggio di Humboldt in America, ne farà lo scienziato più famoso del suo tempo e da diversi punti di vista cambierà per sempre la sua (e la nostra) concezione della natura. Humboldt nacque in una ricca famiglia della nobiltà prussiana, e insieme al fratello Wilhelm cui era legatissimo - aveva appena due anni più di lui - fu educato da precettori privati nella tenuta di famiglia a Tegel, alla periferia di Berlino. La vocazione naturalistica nacque prestissimo: bambino, raccoglieva e collezionava piante, insetti, conchiglie, guadagnandosi il soprannome di "piccolo farmacista". Quando Wilhelm aveva dodici anni e Alexander dieci, il padre Alexander Georg von Humboldt morì; dell'educazione dei figli da quel momento si occupò la madre, Marie Elisabeth von Colomb; spesso giudicata emotivamente fredda e distaccata, garantì però ai figli ottimi insegnanti che aprirono loro le porte del mondo intellettuale berlinese. Tra di essi Carl Ludwig Willdenow, futuro primo direttore dell'orto botanico di Berlino, che incoraggiò Alexander ad approfondire lo studio della botanica, e il medico e filosofo Markus Herz, che insieme alla moglie Henriette de Lemos fece della propria casa un luogo d'incontro dell'élite intellettuale. Nel 1787 i fratelli Humboldt si iscrissero all'università di Francoforte sull'Oder, scelta dalla madre per la relativa vicinanza a Berlino, per seguire i corsi Wilhelm di legge, Alexander di economia politica e finanza: la madre infatti progettava per loro una carriera come funzionari pubblici. Dopo un semestre, entrambi si spostarono alla più prestigiosa università di Gottinga, dove Alexander seguì i corsi di Georg Friedrich Lichtenberg, che lo introdusse al metodo sperimentale, e dello zoologo e antropologo Johann Friedrich Blumenbach. A Gottinga strinse amicizia con lo studente di medicina olandese Steven Jan van Geuns, con il quale nell'autunno 1789 - l'anno della rivoluzione francese che lo entusiasmò - visitò la Germania meridionale; a Magonza essi furono ospitati da Georg Forster, amico e corrispondente di Lichtenberg. L'incontro influenzò profondamente Alexander per il quale Forster, che giovanissimo aveva partecipato al secondo viaggio di Cook e ora era un intellettuale politicamente impegnato e versato in molti campi, dalla botanica all'etnologia alla geografia regionale, rappresentava un modello. Risultato di questo primo viaggio fu la prima pubblicazione di Humboldt, Mineralogische Beobachtungen über einige Basalte am Rhein (Osservazioni mineralogiche su alcuni basalti del fiume Reno, 1790). L'anno successivo insieme a Forster si recò per la prima volta all'estero, visitando l'Olanda, il Belgio, Parigi e Londra dove fece visita a Banks che gli mostrò il proprio erbario, rafforzando il suo desiderio di esplorare paesi lontani. Ne nacque un'amicizia scientifica destinata a durare fino alla morte di Banks. Era ora di pensare a una collocazione professioniale. Per sei mesi Humboldt frequentò l'accademia commerciale di Amburgo, quindi nel 1791 si iscrisse alla scuola mineraria di Freiberg dove fu allievo di Abraham Gottlob Werner, geologo seguace della teoria nettunista. Contemporaneamente a Jena studiò astronomia e anatomia e perfezionò la capacità di usare strumenti scientifici. Nel 1792 si diplomò alla scuola mineraria e fu assunto dal Dipartimento prussiano delle miniere come ispettore di Bayreuth e delle Fichtelgebirge; il lavoro, in cui si domostò eccellente incrementando la produzione, lo rese cosciente delle difficili condizioni dei lavoratori; a sue spese, fondò per essi una scuola di formazione e cercò di istituire un fondo di emergenza per le vittime di incidenti. Nel 1793 pubblicò uno studio sulla vegetazione delle miniere di Freiberg che attirò l'attenzione di Goethe; lo aveva già conosciuto da bambino, ma ora lo scrittore desiderava incontrarlo per discutere con lui la sua teoria della metamorfosi delle piante. Wilhelm von Humboldt, che all'epoca viveva a Jena, non troppo distante da Weimar, organizzò un incontro, da cui nacque una nuova amicizia. Goethe fu profondamente impressionato dalla personalità del giovane amico: non aveva mai conosciuto nessun tanto versatile. Grazie a lui, Humboldt fu ammesso al circolo letterario di Weimar, entrando in contatto anche con Schiller, sulla cui rivista pubblicò un'allegoria scientifico-filosofica. Fino al 1797, quando si dimise da ispettore minerario, ci furono altri viaggi, sia professionali, sia di studio. Visitò tra l'altro Vienna, dove fu impressionato dalle collezioni botaniche di Schönbrunn, la Slesia, il Tirolo, la Svizzera, dove fece le sue prime scalate e perfezionò la sua capacità di raccogliere vaste serie di dati. Nel 1796 la madre morì. Alexander non aveva mai provato alcun affetto per lei e non partecipò al funerale. Un'eredità di 100.000 talleri (equivalenti a 100 volte lo stipendio annuo di un pubblico funzionario) metteva il suo destino nelle sue mani; l'avrebbe investita nel viaggio che sognava da sempre, diventando naturalista ed esploratore. Il viaggio, prima parte: preparativi, Venzuela e Cuba In quel periodo il fratello Wilhelm viveva con la moglie a Parigi, dove frequentava i circoli intellettuali. Alexander lo raggiunse e incontrò tra gli altri l'ammiraglio Bougainville, che contava di essere nominato comandante di una spedizione intorno al mondo e lo invitò ad accompagnarlo. Il Direttorio invece scelse Baudin; anche questi però ribadì l'invito e Humboldt cominciò a preparare gli strumenti e i materiali necessari. Ma a causa della situazione di guerra, la partenza fu continumente rinviata e egli non poteva più aspettare. Nel frattempo aveva incontrato il giovane medico e botanico Aimé Bonpland e i due decisero di viaggiare insieme. Si recarono a Marsiglia con il progetto di raggiungiere Napoleone in Egitto; tuttavia la situazione militare era difficile e le autorità negarono loro il permesso di imbarcarsi. Forse con l'intento iniziale di recarsi in Marocco, decisero allora di passare in Spagna, e qui fecero centro. La monarchia iberica, nell'intento di rivitalizzare la propria economia e di modernizzare le proprie strutture, stava vivendo una stagione di riformismo illuminato e negli ultimi decenni aveva già varato diverse spedizioni scientifiche nei propri domini coloniali. Con la sua formazione polivalente e l'esperienza come ispettore minerario, Humboldt aveva le carte giuste da giocare, tanto più che avrebbe finanziato da sè il proprio viaggio. Con l'aiuto determinante del barone Farell, l'ambasciatore della Sassonia assai interessato alla mineralogia, egli poté così presentare al ministro degli esteri un progetto formale di spedizione scientifica nell'America spagnola e ottenere un'udienza del re Carlo IV, al quale presentò le sue credenziali e spiegò le proprie intenzioni. Furono soprattutto le sue competenze in mineralogia a interessare il re e i suoi ministri; nel maggio 1799, Humboldt ottenne così per sè e Bonpland il sospirato passaporto reale che, oltre ad aprirgli le parte dell'America spagnola, gli assicurava il sostegno delle autorità locali e il diritto di viaggiare e soggiornare a spese della Corona. Entrati in Spagna nei primissimi giorni del 1799, Humboldt e Bompland vi trascorsero cinque mesi estremamente produttivi: oltre a ottenere il consenso reale e completare la preparazione (diversi esperimenti e misurazioni consentirono di testare il vasto assortimemento di strumenti scientifici acquistati a Parigi), visitarono l'orto botanico e il Museo di scienze naturali, dove poterono esaminare le raccolte delle spedizioni di Sessé e Mociño in Messico e di Ruiz e Pavòn in Perù e in Cile. Humboldt, che tra i suoi tanti talenti aveva anche quello delle relazioni umane, strinse utili contatti con i colleghi spagnoli. Finalmente il 5 giugno 1799 Humboldt e Bompland si imbarcarono sul Pizarro al porto di La Coruña. Nei loro bagagli 42 strumenti d'avanguardia della massima precisione: barometri, telescopi, termometri, cronometri. La nave fece scalo per sei giorni a Tenerife; non mancò la rituale scalata del Teide; Humboldt documentò meticolosamente la vegetazione e la sua distribuzione e misurò l'altezza del vulcano. Le Canarie lo affascinarono profondamente e l'ascensione fu un'esperienza determinante, dalla quale cominciò a maturare l'idea della distribuzione della vegetazione in fasce altitudinali. La nave era originariamente diretta a Cuba, ma lo scoppio a bordo di un'epidemia di tifo costrinse il comandante a prendere terra al porto di Cumaná in Venezuela, dove arrivarono il 6 luglio. Humboldt non aveva predisposto un itinerario preciso, e il cambio di destinazione gli giunse gradito, perché gli avrebbe permesso di esplorare aree poco note. Iniziò la sua esplorazione dalla valle di Aragua, occupata da vaste piantagioni di zucchero, caffè, cotone e soprattutto cacao; studiando le cause del rapido abbassamento delle acque del lago Valencia, le attribuì alla deforestazione che non permetteva più al terreno di trattenere l'acqua. Visitò poi la missione di Caripe ed esplorò la caverna del Guácharo e il lago d'asfalto del Guanoco; tornato a Cumaná, nella notte tra l'11 e il 12 novembre osservò una straordinaria pioggia di meteoriti. Si diresse poi con Bonpland a Caracas, dove scalò il monte Avila con il poeta Andrés Bello, che era stato maestro di Simón Bolívar (avrebbe incontrato il libertador qualche anno dopo a Parigi). Nel febbraio del 1800, Humboldt e Bonpland lasciarono la costa per esplorare il bacino dell'Orinoco; in quattro mesi, avrebbero percorso per lo più in canoa 2776 km in un territorio selvaggio e spesso disabitato, tracciando una mappa dettagliata del corso del Casiquiare che unisce i bacini dell'Orinoco e del Rio delle Amazzoni. Humboldt documentò inoltre la vita e il linguaggio di alcune tribù native. L'incontro con alcune pericolose anguille elettriche lo spinse a riflettere sull'elettricità animale e sul magnetismo. Nei Llanos venezuelani, incontrò una ricchissima biodiversità, Tornati infine sulla costa, i due esploratori alla fine di novembre si imbarcarono per Cuba, dove arrivarono il 19 dicembre e incontrarono il cacciatore di piante John Fraser e suo figlio, sopravvissuti a stento a un naufragio. Erano privi di tutto e non avevano neppure il permesso di fermarsi nell'isola. Humboldt li aiutò fornendo vestiti e denari e convinse i funzionari della corona a rilasciare un permesso per Fraser padre, che si trattenne a fare raccolte, mentre il figlio partiva per l'Europa con due casse di piante raccolte da Humboldt e Bompland e destinate a Willdenow per l'orto botanico di Berlino. Humboldt e Bompland rimasero a Cuba per tre mesi, visitando soprattutto le principali zone zuccheriere; Humboldt raccolse principalmente informazioni statistiche sulla popolazione, la tecnologia e l'economia. Si imbarcarono poi per Cartagena de las Indias in Colombia, dando inizio alla parte centrale e più eccitante del loro viaggio. Dalle Ande al Messico Da Cartagena, risalendo il fiume Magdalena fino a Honda, raggiunsero Bogotá, dove arrivarono il 6 luglio 1801. Qui incontrarono José Celestino Mutis, che condivise con loro generosamente i risultati della spedizione botanica da lui diretta. Humboldt fu profondamente impressionato dalla sapienza del vecchio botanico, dalla ricchezza delle raccolte e dalla biblioteca, seconda solo a quella di Banks. Mentre Bonpland cercava di superare un attacco di malaria, Humboldt esplorava i dintorni, misurava l'altezza delle montagne e raccoglieva ossa fossili. Andò anche a Popayán per incontrare Francisco José de Caldas che però era assente; il padre gli mostrò i suoi quaderni e i suoi strumenti. A settembre Humboldt e Bonpland lasciarono Bogotá alla volta di Quito; avevano saputo che la spedizione Baudin era finalmente salpata e in Ecuador contavano di imbarcarsi per il Messico e poi per il Pacifico nella speranza di intercettarla. L'ultimo giorno dell'anno, già in Ecuador incontrarono Caldas e viaggiarono con lui fino a Quito. Lungo la strada, fecero misurazioni e raccolte comuni, tanto che Caldas già si illudeva di essere accettato da Humboldt come compagno di viaggio. Quando però arrivarono a Quito, fu amaramente deluso. Humboldt fu amichevolmente accolto dal governatore provinciale Juan Pío de Montúfar y Larrea e strinse amicizia con il figlio ventunenne Carlos de Montúfar. Benché non avesse alcuna precedente preparazione scientifica, fu lui a diventare il terzo membro della spedizione, non Caldas, che la prese malissimo. Anziché proseguire per Callao per cercare un imbarco, affascinato da quello che egli stesso battezzò il "viale dei vulcani", Humboldt cambiò ancora una volta programma e trascorse in Ecuador, ospite della tenuta di Montúfar nei dintorni di Quito, otto mesi, durante i quali con i suoi compagni scalò diversi di di quei vulcani: l'Antisana, il Cotopaxi, il Pichincha (conquistato al terzo tentativo), per concludere con il più memorabile di tutti, il Chimborazo. La scalata iniziò all'alba del 23 giugno, dopo aver trascorso la notte nel villaggio di Calpi. Humboldt, Bonpland e Montúfar erano accompagnati da José de la Cruz, un servitore indio che il barone aveva assunto a Cumaná e al quale aveva affidato il preziosissimo barometro, e da un gruppo di guide locali e mule che trasportavano gli strumenti. Quando fu raggiunto il limite delle nevi, attorno a 4000 metri di altitudine, le mule dovettero fermarsi e si proseguì a piedi. La scalata incominciò a farsi impegnativa, su rocce scivolose in mezzo ad alte pareti di basalto; quando si alzò la nebbia, intorno a 4700 metri, le guide si rifiutarono di proseguire. Ora erano rimasti in quattro: Humboldt, Bonpland, Montúfar e José. Procedevano su una cengia larga non più di 25 cm, con la neve da una parte e l'abisso dall'altra; ogni cento piedi di dislivello, misuravano la temperatura dell'aria e del suolo, la pressione atmosferica, l'umidità. Le mani, non protette da guanti, erano ferite dalle rocce e dentro gli stivali si facevano sentire i morsi delle pulci. In queste condizioni, salirono per circa un'ora. Poi arrivò, violentissimo, il mal di montagna: vertigini, vomito, difficoltà respiratorie, epistassi. In questa situazione drammatica, la nebbia si levò: davanti a loro, apparentemente vicinissima, si mostrò la cima della montagna ammantata di neve. Secondo i calcoli di Humboldt, mancavano circa 500 metri alla vetta. Ma conquistarla fu impossibile: a bloccare loro la strada, un crepaccio invalcabile. Il barometro misurò un'altitudine di 5917 metri (5878 secondo le misurazioni attuali): nessuno, neppure in mongolfiera, era salito così in altro, Per poco contemplarono il paesaggio desolato d'alta montagna, poi la nebbia li avvolse di nuovo. Non restava che tornare indietro. Mentre scendevano in tutta fretta, fermandosi solo di tanto in tanto a riempirsi le tasche di campioni geologici, prima incapparono in una grandinata, poi in una nevicata. Nel primo pomeriggio, esausti, ritrovarono le guide e le mule che li attendevano a limite delle nevi e li riportarono a valle. Probabilmente, furono fortunati. Se quel crepaccio non avesse sbarrato loro la strada, Humboldt si sarebbe ostinato a proseguire e forse lui e i suoi amici avrebbero perso la vita. Anche se non avevano conquistato la vetta (ci sarebbe riuscito, con ben altri mezzi, quasi ottant'anni dopo, l'alpinista britannico Edward Whymper nel 1880), l'ascensione al Chimborazo assunse i colori del mito e più di ogni altra avventura nell'America spagnola contribuì a rivestire Humboldt dell'aura eroica di impavido pioniere della scienza. Per il naturalista tedesco, quella scalata fu come un viaggio dai tropici al polo. Durante il viaggio di avvicinamento da Quito a Campas e poi su per la montagna, insieme ai suoi compagni raccolse campioni di vegetali e documentò i piani della vita vegetale alle diverse altitudini, dalle piante tropicali del piano basale ai licheni al limite delle nevi. Per lui, quel viaggio fu un'epifania che gli rivelò che la natura è Cosmos, un sistema in cui tutto - il clima, l'altitudine, le forme di vita - è interconnesso. Dopo il suo ritorno in Europa, avrebbe dato a questa intuizione una forma visibile nel suo celebre Tableau Physique, un diagramma che rappresenta una sezione del Chimborazo con una dettagliata annotazione della vegetazione alle diverse altitudini. Ma torniamo al viaggio. Lasciata Quinto, sulla via di Lima si immersero nell'alta Amazzonia, alla ricerca della sorgente del grande fiume. A Lima trascorsero due mesi, poi a Callao il 9 novembre 1802 osservarono il transito di Venere; cercarono inutilmente un imbarco per il Pacifico, infine si rassegnarono a imbarcarsi a Guayaquil alla volta del Messico. Durante il viaggio Humboldt misurò la velocità e la temperatura della corrente oceanica che ora porta il suo nome. Inoltre rettificò le carte e determinò la corretta longitudine della baia di Acapulco, dove sbarcarono il 15 febbraio 1803. Quindi visitarono Taxco, una città mineraria, Cuernavaca e Morelos, per raggiungere Città del Messico dove ottennero dal viceré un passaporto speciale che consentiva l'accesso ai registri della corona, alle miniere, alle proprietà terriere e alle antichità preispaniche. Per un anno, visitarono molte città dell'altopiano centrale, il distretto minerario settentrionale e la miniera d'argento di Guanajuato, all'epoca la più importante dei domini spagnoli. Ovunque Humboldt misurò le altitudini, rettificò le carte, raccolse esemplari e dati di ogni genere. Si interessava di tutto - economia, politica, società - e nutrì un profondo interesse per le civiltà preispaniche, raccogliendo anche immagini di manoscritti. Né poteva trascurare i vulcani, un'altra delle sue passioni; fece osservazioni sul Popovatépetl e l'Iztaccìhuatl e nel settembre 1803, insieme a Bonpland, al piantatore di origine basca Ramón Epelde e a due servitori locali, scalò il Jorullo, misurando l'altezza della montagna, la temperatura e la composizione dei gas emessi dal cratere. Lasciato il Messico alla fine del 1803, nei primi giorni del 1804 i viaggiatori (Montúfar era con loro) tornarono a Cuba dove si trattennero quasi cinque mesi, raccogliendo campioni di minerali, piante e animali. Invece di imbarcarsi subito per l'Europa, Humboldt optò per una breve puntata negli Stati Uniti; a tal fine scrisse al presidente Jefferson, che lo invitò senza esitazioni a fargli visita alla Casa Bianca. A Filadelfia incontrò molti degli studiosi americani di punta, tra cui il medico Caspar Wistar e il botanico per-una-botanica-americana-benjamin-smith-barton.htmlBenjamin Smith Barton. A Washington ebbe invece numerose vivaci discussioni con Jefferson, a cui lo univano gli interessi scientifici, ma da cui lo dividevano le idee sulla schiavitù (avversata da Humboldt e accetta da Jefferson, lui stesso proprietario di piantagioni lavorate da schiavi neri). Infine dopo sei settimane, Humboldt e si amici i suoi imbarcarono per l'Europa, sbarcando a Bordeaux il 3 agosto 1804. Dopo i viaggi, il tempo della scrittura Humboldt scoprì che la fama dei suoi viaggi l'aveva preceduto e che ora era uno degli uomini più celebri d'Europa, secondo solo allo stesso Napoleone. Che nel frattempo aveva fatto carriera. Il 2 dicembre 1804, insieme a Bonpland e Montúfar, assistette alla sua incoronazione. Quindi si stabilì a Parigi, dove visse fino al 1827, divenendo una delle figure più riconosciute del mondo scientifico. Dedicava le giornate allo studio e alla scrittura, le serate ai salotti, dove era sempre al centro dell'attenzione con i suoi discorsi allo stesso tempo inarrestabili e affascinanti. Napoleone lo guardava con sospetto e lo faceva sorvegliare dalla polizia. Parigi era la capitale europea della scienza e qui Humboldt trovava i giusti stimoli intellettuali, musei e collezioni, scienziati con cui confrontarsi, incisori, tipografi ed editori per pubblicare un enorme mole di libri. Rimase a Parigi anche dopo la caduta di Napoleone, ma queste pubblicazioni esaurirono quanto restava del suo patrimonio; anche se il re di Prussia lo nominò ciambellano (un incarico puramente onorifico) e gli concesse una pensione, alla fine fu giocoforza tornare a Berlino. Qui si dedicò soprattutto a studi sul magnetismo e tenne pubbliche letture, che furono il punto di partenza per la sua ultima grande opera, Kosmos (1845-62). Furono ancora le ristrettezze finanziarie a spingerlo ad accettare l'invito del governo russo, per incarico del quale tra il maggio e il novembre 1829 studiò la geologia e le risorse minerairie degli Urali, della Siberia occidentale e della regione attorno al mar Caspio, Muovendosi sempre in carrozza, in sei mesi percorse 19.000 km, senza poter approfondire nulla e senza muovere un passo senza imbattersi in uno dei soldati (o poliziotti) che lo proteggevano o lo sorvegliavano, Così quando lo zar rinnovò l'invito, rifiutò. Tra il 1830 e il 1848 gli furono affidate missioni diplomatiche, come quella che lo riportò a Parigi dopo l'ascesa di Luigi Filippo; vi sarebbe rimasto tre anni, Poi sarebbe ritornato a Berlino, dove sarebbe morto a 89 anni nel 1859. La sua opera è immensa e occupa una trentina di volumi. Impossibile darne conto qui, neppure per sommi capi. Scienziato di profonda cultura letteraria e umanistica, grande affabulatore, Humboldt seppe coniugare nei suoi libri il rigore dell’osservazione scientifica con il fascino del racconto, rendendo la conoscenza della natura accessibile e appassionante anche per i non specialisti. Le sue opere, dal Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent al monumentale Kosmos, descrivevano la natura come un organismo vivente, dove ogni elemento è connesso agli altri. Per Humboldt, per conoscere una pianta bisogna capire tutto ciò che la circonda. Onori e omaggi Reso popolare dai suoi libri e dalle sue avventure, Humboldt era uno degli uomini più celebri del suo tempo. Le accademie e le società scientifiche - dalla Royal Society all'Institut de France - facevano a gara per averlo tra i loro membri. Come abbiamo visto, il re di Prussia lo nominò ciambellano e, dopo l'indipendenza, il presidente del Messico gli conferì la cittadinanza e il titolo onorario di benemérito de la nación. Oltre che dal re di Prussia, ricevette onorificenze dagli Stati Uniti, dalla Baviera, dal Messico e persino l'ordine di san Maurizio e Lazzaro dal re di Sardegna. Non si contano i luoghi, le vie, le piazze che portano il suo nome, nonché le statue e i monumenti che lo ritraggono. L'università di Berlino, fondata nel 1809 tra gli altri da suo fratello Wilhelm - eminente filosofo, linguista, pedagogista - è dedicata ad entrambi i fratelli, unendò così nel suo nome le scienze umane e naturali, ma porta il nome di Alexander anche un'università in Venezuela e una in Colombia, L'influenza di Humboldt sugli intellettuali delle generazioni successive alla sua fu enorme. Quando viveva a Parigi, ispirò e incoraggiò gli studi del brillante giovane scienziato peruviano Mariano Eduardo de Rivero y Ustariz, e aiutò anche finanziariamente il biologo e geologo Louis Agassiz, al quale le unì una lunga amicizia. Trassero ispirazione dal suo pensiero Henry David Thoreau per Walden e William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge per i loro poemi; i fratelli Schomburgk decisero di diventare esploratori e geografi per ripercorrere le sue tracce; anche per il giovane Darwin era un eroe e un modello scientifico di imitare: durante il viaggio del Beagle leggeva e rileggeva i suoi resoconti di viaggio, tanto da riprodurne anche lo stile. L'idee humboldtiane di una natura interconnessa e dello stretto legame tra ambiente e distribuzione delle specie fornirono le basi della sua teoria evolutiva. Per quanto riguarda la botanica, prima di lui i botanici erano soprattutto concentrati sulla identificazione, la descrizione e la classificazione delle specie; Humboldt legò la botanica alla geografia, studiando come le piante si distribuiscono sul territorio in base all'altitudine, alla temperatura e al clima. Il suo Tableau Physique fu il primo modello delle future mappe vegetazionali. Per il suo Essai sur la géographie des plantes è considerato il fondatore della fitogeografia, influenzando direttamente de Candolle, che lo frequentò negli anni parigini e la scuola biogeografica tedesca, che culminò con Adolf Engler e Die Vegetation der Erde. Humboldt affidò la catalogazione e la pubblicazione delle immense raccolte botaniche a Karl Sigismund Kunth, un altro dei giovani studiosi che incoraggiò ed aiutò. In dieci anni di lavoro, tra il 1815 e il 1827 questi pubblicò Nova genera et species plantarum quas in peregrinatione ad plagam aequinoctialem orbis novi collegerunt Bonpland et Humboldt, una pietra miliare dello studio della flora del continente americano. Humboldt inoltre inviò molti esemplari a Willdenow e all'orto botanico di Berlino e diversi furono pubblicati da lui o da botanici berlinesi come von Chamisso, con il quale condivideva lo spirito romantico, i viaggi avventuorosi e il talento letterario. Sono decine e decine le specie con eponimo humboldtii e humboldianus, dalla quercia delle Ande Quercus humboldtii al tropicale Caladium humboldtii, dal colombiano Solanum humboldtianum alla messicana Karwinskia humboldtiana. Stranamente il genere che celebra il grande scienziato berlinese arrivò molto prima che intraprendesse il suo viaggio, quando aveva all'attivo solo lo studio sulla flora mineraria di Freiberg. Nel 1794, quasi contemporanemente, Ruiz e Pavon pubblicarono Humboldtia (Orchidaceae) e Martin Vahl Humboldtia (Fabceae). Ad essere considerato valido (nomen conservandum) è quest'ultimo. Comprende otto specie di arbusti e alberi diffusi nell'India meridionale, diverse delle quali endemiche dei Ghati occidentali, dove vivono nelle foreste sia di pianura sia montane; una specie, H. laurifolia, raggiunge anche Sri Lanka. Sono caratterizzate da foglie composte con coppie di foglioline e fiori da bianchi a rosa raccolti in brevi racemi; in H. bourdillonii e H. ponmudiana crescono direttamente sul tronco. Alcune specie, in particolare H. brunonis, presentano fusti con cavità agli internodi, che ospitano colonie di formiche in una relazione mutualistica: la pianta offre rifugio e cibo, con il proprio nettare, mentre le formiche forniscono nitrogeni e forse anche protezione dagli erbivori. La corteccia di diverse specie ha usi medicinali.
0 Comments
Leave a Reply. |
Se cerchi una persona o una pianta, digita il nome nella casella di ricerca. E se ancora non ci sono, richiedili in Contatti.
CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
November 2025
Categorie
All
|



RSS Feed