Anche nel Seicento un giardiniere di successo poteva venire in contatto con molti potenti; se era disposto a viaggiare e a ricercare con energia novità per arricchire i giardini, poteva mettere da parte qualche soldo e pensare addirittura di rivaleggiare con i gentiluomini come collezionista. Così John Tradescant il vecchio fonda l'Arca, il primo museo pubblico a noi noto. Introduce talmente tante piante che dopo di lui i giardini e i frutteti inglesi non saranno più gli stessi. Suo figlio John Tradescant continua l'opera paterna, anche se alla sua morte c'è un piccolo giallo. L'attiva e esuberante Tradescantia è la pianta giusta per ricordare i due intraprendenti giardinieri. ![]() L'Arca del Tradescant Se oggi nei tour di Londra tra le attrazioni più popolari non manca mai il museo delle cere (divertente e alquanto kitsch), nel Seicento veniva raccomandato ad ogni viaggiatore di non farsi sfuggire il Tradescant Museum, comunemente soprannominato "l'Arca dei Tradescant". Pagando un biglietto di soli sei scellini, il visitatore poteva ammirare "ogni cosa strana e rara". Tra gli oggetti esposti, monete e medaglie, quadri e stampe, libri, suppellettili preziose, ma anche oggetti rari e curiosi provenienti dal mondo naturale (naturalia) o costruiti dall'uomo (artificialia). Tra i primi animali impagliati, uova e penne d'uccello, conchiglie, insetti, pesci, serpenti, fossili, minerali, cristalli, frutti esotici, semi e foglie essiccate; c'erano un dodo, cavallucci marini, uova di coccodrillo, colibrì, ma anche esemplari improbabili come la mano di una sirena, un artiglio dell'uccello Rock, il sangue piovuto nell'isola di Whigt, il vello di un agnello vegetale o Barometz, le penne della fenice, un drago lungo due pollici. Tra i secondi collezioni di abiti e scarpe di ogni foggia, armi tra cui diversi tomahawk, strumenti medici, parti di cannoni, noccioli di ciliegia o susina finemente intagliati, la culla del re Enrico VI, i guanti di Enrico VIII e Anna Bolena, il mantello di Powhattan (il padre di Pocahontas), un frammento della vera croce. La visita continuava nel giardino adiacente dove i Tradescant avevano raccolto più 700 piante, molte delle quali fino ad allora non coltivate in Inghilterra. I gabinetti delle curiosità, noti anche con l'espressione tedesca Wunderkammer, erano nati nel Cinquecento come forma di collezionismo riservato a sovrani o in ogni caso a uomini ricchi e potenti; la particolarità dell'Arca è di essere stato creata come impresa privata da due persone comuni, che alla loro attività di giardinieri al servizio di grandi nobili e del re Carlo I avevano unito quella di procacciatori di piante e curiosità; essi avevano accesso a una vasta rete di conoscenze cui facevano ricorso per procurare rarità ai loro committenti e al loro stesso museo, il primo in Europa ad essere aperto a chiunque potesse pagare il biglietto d'ingresso. Che si trattasse di un'impresa commerciale è dimostrato dal fatto che, come in un moderno museo, c'era anche un piccolo negozio dove si poteva acquistare il catalogo; inoltre è probabile che il giardino avesse anche la funzione di vivaio, con piante coltivate per la vendita. ![]() Giocarsi la vita per le piante I creatori dell'Arca, John Tradescant il vecchio (ca 1570-1638) e John Tradescant il giovane (1608-1662) sembrano personaggi da romanzo (e infatti Philippa Gregory, nota scrittrice inglese, ha dedicato loro due romanzi storici, al padre Earthly Joys e al figlio Virgin Earth). Il primo Tradescant come giardiniere servì il fior fiore della nobiltà inglese e il suo re Carlo I. Prese parte a un'ambasciata in Russia; visitò i frutteti olandesi; partecipò a una spedizione contro i pirati; accompagnò il suo signore lord Buckingham - quello dei Tre moschettieri - all'assedio della Rochelle. In tutti questi viaggi raccolse piante, semi e bulbi e curiosità per i suoi clienti ma anche per costruire la collezione che sarà raccolta nell'Arca, situata a Londra nel quartiere meridionale di Vauxall. Il figlio John Tradescant il giovane (1608-1668) collaborò con il padre come giardiniere e raccoglitore di piante e curiosità; tra il 1628 e il 1637 fece un viaggio in Virginia in cui raccolse piante e molte curiosità americane per il museo. Dopo la morte del padre divenne giardiniere capo del re Carlo I; continuò ad arricchire il museo di cui scrisse anche il primo catalogo. Alla morte del suo unico figlio, promise di legare la collezione a Elias Asmole; tuttavia alla sua morte si aprì un contenzioso con la vedova di John, Ester. Qualche tempo dopo Ester fu trovata annegata in uno stagno del giardino: incidente, suicidio, assassinio? In ogni caso, gli oggetti raccolti nell'Arca finirono a Asmole, che alla sua morte li donò all'Università di Oxford, dove andarono a costituire il primo nucleo del celebre Asmolean Museum. Altre informazione sui due Tradescant nella sezione biografie. Entrambi i Tradescant furono sepolti nel cimitero della chiesa di St. Mary a Lambeth; salvata dalla demolizione, la chiesa a partire dal 1977 ospita il Garden Museum, che recentemente ha riaperto dopo un'importante ristrutturazione che ha permesso di aggiungere due nuovi padiglioni con una parziale ricostruzione dell'Arca. I Tradescant riposano ancora nelle loro tombe circondate da un bel giardino a nodi. ![]() Hortus tradescantianus I Tradescant sono considerati in Inghilterra i padri fondatori del giardinaggio inglese. Lo sanno bene i soci della Royal Horticultural Society, che per anni hanno letto nella rivista dell'associazione una rubrica firmata Trad's Diary (pseudonimo assunto dal pubblicista Hugh Johnson proprio in loro onore). Grazie ai viaggi e all'incessante attività di raccolta e coltivazione dei Tradescant fecero il loro ingresso nei giardini, negli orti e nei frutteti inglesi decine di piante provenienti dall'Impero ottomano, dal Nord Africa, da molti paesi europei, dal Nord America e dalle Indie. L'elenco delle nuove introduzioni è infinito: nuove varietà di peri, meli, pesche, nettarine, viti, ciliegie, noci; melograni, albicocchi, lime, pompelmi, ananas; nuove varietà di rose, gigli, anemoni, iris, clematidi e fragole; tulipani, frittillarie, gelsomini, vite vergine, Agapanthus, Anemone nemorosa, glicine, alcune varietà di rododendri; alberi come il larice, Liriodendrum tulipifera, Taxodium distichum, l'ippocastano, la robinia, il gelso... E l'elenco potrebbe continuare. Tra le piante americane introdotte dai Tradescant c'è anche quella che ne tramanda il nome: Tradescantia virginiana. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non fu introdotta dal figlio, ma dal padre che la ebbe da un amico, secondo la testimonianza del grande botanico John Parkinson, grazie alla quale risulta che la pianta era già coltivata nel 1629. Il legame con i Tradescant è presente fin dall'inizio, sia nel nome latino Phalangium virginianum Tradescanti sia in quello inglese Tradescant's Virginian spiderwort. Linneo ufficializzerà il nome Tradescantia virginiana nella prima edizione di Species plantarum del 1753. Tradescantia è un vasto genere di Commelinacaee, familiare a tutti, talmente facile da coltivare e comune nelle nostre case da essersi guadagnato il nome volgare "erba miseria". Racchiude piante talmente attraenti, varie e generose che vale la pena di rivalutarlo. Nella scheda se ne parla più diffusamente.
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La città francese di Rochefort, sulla costa Atlantica, offre al turista due attrazioni da non perdere: il grande edificio della Corderie Royale, al centro dell'Arsenale militare voluto da Luigi XIV, e il Conservatoire du Begonia, che vanta la più importante collezione di begonie d'Europa. Tra di esse c'è un legame: Michel Bégon, ri-fondatore della città e patrono del genere Begonia. ![]() Un porto e un arsenale per il Re Sole La Francia del Re Sole non possedeva una flotta all'altezza delle altre potenze europee, dalla Spagna all'Inghilterra ai Paesi Bassi. Il re chiese dunque al superministro Colbert di costruire un grande porto militare dotato del "più grande e più bell'arsenale d'Occidente". La scelta cadde su un'area paludosa in un'ansa della foce del fiume Charente, che garantiva l'accesso al mare ma anche una posizione facilmente difendibile. Nel 1666 nasce così Rochefort. Quando Michel Bégon (1638-1710) vi approda, nel 1688, l'arsenale è operativo da pochi anni, ma resta ancora molto da fare. In particolare, su sua iniziativa vengono riedificati in pietra i quartieri abitativi, fino ad allora occupati da baracche di legno; inoltre opere di canalizzazione rendono più salubre l'abitato, infestato dalla malaria. Come ricorda il suo epitaffio, "Trovò questa città nascente in legno, la lasciò di pietra". Bégon, appassionato collezionista e cultore di botanica, ha fitti rapporti epistolari con scienziati, come Plumier o Tournefort che aveva conosciuto quando era intendente delle galere di Marsiglia. Anche grazie al suo impulso, Rochefort diventa la base di partenza delle spedizioni naturalistiche, che incominciano a infittirsi alla fine del XVII secolo. La città è il porto d'arrivo delle piante esotiche che arrivano dalle America, dall'Asia e dall'Africa, come ci ricorda il suggestivo nome di "Jardin des Retours" (Giardino dei ritorni) con il quale è stato battezzato il parco che circonda la Corderie royale (inaugurato nel 1991). Altre notizie su Bégon, sicuramente un personaggio interessante al di là dei suoi meriti botanici, nella sezione biografie. ![]() Rochefort, capitale mondiale della Begonia Ma veniamo alla Begonia, di cui Rochefort si proclama la "capitale mondiale". Intorno al 1690, rientrato a Rochefort dal suo primo viaggio nelle Antille Charles Plumier dedica all'intendente della città la Begonia flore roseo folio orbiculare (oggi Begonia rotundifolia). In tal modo il frate paga un debito di riconoscenza: era stato proprio Bégon, in quel momento Intendente delle galere di Marsiglia, a fare il suo nome come botanico e disegnatore della spedizione nelle Antille. Inoltre l'uomo politico ben conosceva le isole, di cui era stato Intendente negli anni 1682-83. Botanofilo, si era interessato della flora locale e ne aveva redatto un catalogo. Passano i secoli e Rochefort sembra dimenticarsi della Begonia; in Francia il fiore non è molto di moda. Fa eccezione una straordinario figura di coltivatore. Negli anni '60 del Novecento, il giardiniere Vincent Millerioux, specializzato in piante tropicali, incomincia a coltivare e collezionare begonie, mettendo a punto un substrato specifico. Quando nel 1985 cessa l'attività, la sua collezione, che comprende 400 tra specie e ibridi, rischia di essere dispersa; la città di Rochefort decide di acquisirla. Le circa 200 talee che arrivano nel 1986 saranno il primo nucleo del Conservatoire du Begonia che vanta oggi circa 1500 esemplari, 500 specie e 1000 ibridi. A partire dal 1988, le begonie trovano casa in una magnifica serra alla periferia della città, indovinate a quale indirizzo? in rue Charles Plumier n. 1! Nella gallery potete vedere alcune fotografie scattate in un afoso e indimenticabile pomeriggio del luglio 2011. Non mancate almeno una visita virtuale al sito del Conservatoire. Nella sezione schede notizie e curiosità sul genere Begonia. |
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CimbalariaAppassionata da sempre di piante e giardini, mi incuriosiscono gli strani nomi delle piante. Un numero non piccolo di nomi generici sono stati creati in onore dei personaggi più diversi. Vorrei condividere qui le loro storie e quelle delle piante cui sono legati. Archivi
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